Devo dire che Luca DE MEO (che non ha mai ispirato una benché minima simpatia, nel libro poi dice pure Web 2.0!), scrive molto bene.
Lo si potrebbe dedurre analizzandone lo stile, ma io ho un metro molto più pratico e preciso (naturalmente facendo piede perno su di me, ci mancherebbe): il numero di pagine che leggo di fila prima di chiedermi a che numero di pagina sono. Nel suo caso 86. E, forse, ho interrotto perché è finita la Parte Prima; magari sarebbero state anche di più.
Oppure
Oppure, meglio, leggevo e leggevo in attesa che si arrivasse all’Alfa.
Su Da 0 a 5001, 2, invece di Alfa Romeo non c’è traccia.
Nulla.
Quello che c’è è né più né meno quello che c’è nel libro di Antonio GHINI – Dal detersivo alla Ferrari – anche perché in epoche diverse i due hanno frequentato le stesse case, segnatamente Renault.
C’è persino la Volkswagen (di sfuggita), ovvero il dopo Fiat, ma l’Alfa Romeo non c’è.
Quindi questa rimozione non può essere legata a questioni meramente editoriali, visto che c’è il prima (Lancia e poi Fiat) e il dopo fino ad oggi.
Allora perché?!
Mi piacerebbe chiederglielo (DE MEO, se leggi qui puoi commentare qui sotto), ma in mancanza della versione ufficiale facciamo delle ipotesi.
Luca DE MEO (ah, l’introduzione di Massimo GRAMELLINI oltre che inutile è squallida) era uno di quelli definiti Marchionne Boys3.
Di tutti in FGA ci si poteva aspettare che andassero via meno che di lui. Eppure lui è andato via.
Del suo allontanamento Sergio MARCHIONNE non ha mai detto nulla, eppure è uno che finge di schivare le risposte (che ore sono? Se per lei è importante saperlo sappia che ai mercati non interessa affatto – ma poi aggiungerebbe – e comunque uno che sta a guardare l’orologio mentre lavora non può che essere della FIOM) ma finisce sempre per polemizzare su tutto. Se il DE MEO fosse stato un sassolino nella scarpa prima o poi (più prima…) sarebbe venuto fuori qualcosa.
Invece mai una parola. E questo è un fatto.
Poi va detto che DE MEO parla di MARCHIONNE sempre e solo in termini elogiativi. E non è solo il riconoscergli un ruolo in termini aziendali (cosa che per uno che ci lavora non mi pare così strana) ma anche riconoscergli un qualcosa di più che pare abbia molto valore in termini di riconoscenza.
Ma oggi è in VW, potrebbe dire ciò che ne pensa, se questo differisce da quanto detto in passato.
Avrà da contratto un embargo, forse esteso ben oltre l’esperienza col precedente datore di lavoro, ma non è che non ne parli.
Invece mai una parola fuori posto. E questo è un fatto.
Leggendo il libro invece viene fuori una Fiat che ha una forte voglia di rinnovamento e mai un contrasto sociale, mai un’idea della fabbrica espressa in termini economici, tutto in termini umani.
Sindacato è una parola che non c’è; crisi è una parola che aleggia, ma aleggia solo per esaltare la creatività italiana, che viene fuori sempre nei momenti peggiori e diventa quel plus che agli altri manca.
Italia è un qualcosa di positivo senza se e senza ma, MARCHIONNE una specie di Steve JOBS italiano, uno che vorrebbe una Silicon Valley peninsulare.
La nuova Fiat appartiene a tutti noi, Here’s To The Crazy Ones.
Uno potrebbe pensare che il ruolo di DE MEO fosse quello di vendere non quello di fare politica industriale.
Certo, in Lancia era così; si trattava di far piacere la nuova Ypsilon alla gente che piace.
Poi la Punto la cui musica è cambiata, sì forse pure quello era Marketing e basta.
Ma.
Ad un certo punto, Luca DE MEO diventa il direttore Marketing di tutta FGA, ed AD di Alfa Romeo.
Se ne sarà scordato?
Oppure è forse quello il motivo dell’allontanamento?
Sembra infatti che coloro che toccano l’Alfa Romeo poi finiscono in Volkswagen. DE MEO è solo l’ultimo, ma non dimentichiamoci di Walter DE SILVA, Wolfgang EGGER. L’Alfa recentemente ha solo fatto da tunnel spazio temporale, è stata il trampolino attraverso quale giudicare se uno verso cui si ha un interesse vago possa diventare uno di Wolfsburg; il pianeta ideale su cui posarsi un attimo e poi pronunciare il fatidico Beam Me Up Ferdi4.
Ricordo che quando DE SILVA discusse con VW il suo passaggio, il presidente di allora gli chiese:
– Le piace molto l’Alfa Romeo?
– Sì
– Anche a me. Io quello voglio da lei, che lei venga a continuare a disegnare Alfa Romeo qui da noi.
E le ipotesi?
Eccole:
1. Gli hanno detto: le piace l’Alfa Romeo? Si?! A noi non frega un cazzo5, ci faccia vendere Punto e Bravo col marchio Alfa.
2. Gli hanno detto che l’Alfa Romeo sarebbe stata rilanciata, e poi gli avranno fatto vedere una slide come questa6
Però sempre restando nell’ambito dei fatti, la MiTo vende MENO della Giulietta che pure costa di più…
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- DE MEO, Luca – Da 0 a 500 (Marsilio) – su Bookrepublic.it
- DE MEO, Luca – Da 0 a 500.it
- Luca De Meo, un italiano "2.0" a Wolfsburg
- eDue – Mira fiori il canadesino
- eDue – De Meo (Patacca)
- eDue – FIAT – Fabbrica Italiana Automobili Toronto
- eDue – Ritratto con s’ignora
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In merito al Web 2.0™, si noti che il blog Da 0 a 500.it ha raccolto, dal novembre 2010 ad oggi ben 24 (ventiquattro) commenti. Per uno che ha usato massicciamente il web per lanciare la 500, sarebbe il caso di definire prima il concetto di “massicciamente”.
Spero di non essere offensivo, ma nel video da te proposto questo Luca mi ricorda, non so perché, un altro Luca. Luca Luciani di Telecom.
Ho poi letto la presentazione del libro sul sito da0a500 e ho avuto fin da subito una grande voglia di NON leggere il libro. Poiché a leggere la tua presentazione invece la voglia di leggerlo un poco mi era venuta, mi spiego la cosa con il fatto che la presentazione l’ha scritta uno stagista malpagato.
No no, macché offensivo.
Io continuo a dire che quest’uomo non m’ispira nulla di nulla.
L’ho premesso.
A sentirlo parlare (e le interviste sono anche peggiori – http://www.youtube.com/watch?v=jtfu58wmtvs) è da sonno. Non capisco come faccia a vendersi così bene, visto che ti fa passare la voglia di comprare la qualsivoglia.
Il motivo principale per cui ho comprato il libro era capire alcune cose, invece è la fotocopia sbiadita di quello di Ghini; ed ho avuto chiaro solo che se il marketing funziona non è certo per merito di chi lo fa, ma per demerito di chi lo subisce.
D’altro canto, ripeto, l’Italia dipinta e la fabbrica raccontata non hanno nessun contatto con le realtà attuali.
O è scappato in tempo o ha fatto lo Schettino automobilistico. Ma questa seconda Maglionne non gliela avrebbe fatta passare.
http://www.youtube.com/watch?v=_GuIJKuWrNc
http://www.youtube.com/watch?v=KOmImOH3_2Y
http://www.youtube.com/watch?v=tKuHA-ifNJo