L’autore fa le pulci alle sonore scalpellate di coglioni cui i lettori della narrativa italiana di cassetta sono sottoposti e critica gli autori che indulgono su di sé ed ignorano lessico, sintassi e grammatica. E fa bene, e lo fa bene.
Ma come tutti quelli che fanno le pulci agli altri, a partire dagli editor che colpevolmente non rintuzzerebbero l’ignoranza enciclopedica dei loro autori, dovrebbe evitare di cadere nelle stesse trappole.
Ecco i pc della McIntosh (p. 55) che invece fabbrica amplificatori audio (http://www.mcintoshlabs.com/) al contrario di Apple Inc., ecco Sticazzi! usato del tutto impropriamente (p. 43) come sinonimo di perbacco (e non di chissenefrega, com’è in realtà – http://www.fozzdances.com/blog/2003_02_01_archivio.html#89720874) e le tante volte in cui i termini non concordano per genere e numero nella stessa frase.
Ma poi si seppellisce da solo con questa (p. 229):
E adesso indossate tuta d’amianto e scafandro ché c’è da maneggiare materiali pesanti e pericolosi.
E sfugge come una tuta ed uno scafandro possano essere d’aiuto nel maneggiare materiali pesanti, come se mettere le mutande riparasse dai proiettili, chessò; e come una tuta cancerogena, d’amianto appunto, possa costituire un qualche sollievo nel maneggiare materiali pericolosi.
Erano già alcune pagine che si vedeva l’autore arrancare. Poteva finire molto dignitosamente a pagina 220 e andare fiero di aver dimostrato una tesi, ovvero che non vale la pena leggere libri di gente che si ricorda giustamente per altro che non la scrittura. E invece dovrebbe scrivere un capitolo, o almeno un’appendice, su di sé.
Peccato.
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Mi permetto di segnalare il notevolissimo sito Raccapriccio.