Alcuni di voi sanno che in queste ore il M5S sta facendo ostruzionismo alla Camera nel tentativo di evitare la conversione del decreto 30 novembre “Disposizioni urgenti concernenti l’IMU, l’alienazione di immobili pubblici e la Banca d’Italia”, perché non condivide la parte relativa alla Banca d’Italia.
Ora la realtà è che la vicenda IMU è talmente desolante da qualunque punto di vista la si guardi (compreso quello di chiamarla TASI e ricominciare daccapo), che non è pensabile ci sia dietro nessuna altra cosa che non sia il navigare a vista, e che si sia arrivati alle ultime ore utili per la conversione se non per pura sciatteria o mancanza di qualunque abilità o capacità.
Però i soldi dell’IMU servono, e questo lo sanno tutti.
Ecco, se alla fine, gigliottina1 o meno si arrivasse a non convertire il decreto, sarebbero tutti contenti.
Sarebbero contenti quelli del M5S, perché potrebbero dire ci aver ottenuto la mancata conversione relativamente alla parte Banca d’Italia; sarebbe contento l’asse PD – FI che potrebbe impugnare questa cosa contro il M5S citando solo la parte relativa all’IMU ed usandola come strumento di propaganda; sarebbero contenti i comuni d’Italia che alla fine vedrebbero arrivare una parte dei proventi IMU (che a questo punto si dovrebbe pagare, almeno relativamente alla seconda rata) e sopratutto quelli che sono in mobilità, CIG e simili per i quali l’IMU costituirebbe una copertura bastevole per almeno sei mesi.
Tanto più che avendo posto la fiducia sul testo dei tre decreti assieme (IMU, immobili e BdI), non pare vero che il governo possa poi ridecretare sugli stessi argomenti a pena di vizio di costituzionalità.
In altri termini, se non fossimo in presenza del parlamento più sgangherato dopo le Wacky Races2 di Dastardly e Muttley, gli amanti del complottismo (che si smentisce da sé necessitando di menti finissime) potrebbero dire che il tutto ha come unico scopo quello di mettere le mani in tasca a noi dando la colpa ognuno agli altri a turno.
Una specie di roulette russa fatta coi cetrioli.
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