Francesco Costa fa un’analisi condivisibile di quanto dev’essere accaduto nella testa di Renzi
Immagino che Renzi si renda conto che questo passaggio è stato molto rozzo, per usare un eufemismo. Una manovra di palazzo, come dicono quelli: non ci piove. Ma Renzi sa anche che le questioni di metodo e il logoramento sentimentale sono cose che avvertono soprattutto i militanti, quelli che seguono la politica, quelli che seguono i giornali, insomma pochi. Sa che in ultima istanza l’unica cosa che conterà per le sue sorti politiche sarà quello che farà quando sarà capo del governo: se farà cose buone e popolari tra sei mesi nessuno nemmeno si ricorderà come arrivò al governo. E forse pensa anche che il cosiddetto (scusate) “paese reale” (scusate), gli elettori poco politicizzati che solo lui nel centrosinistra riesce a intercettare, quelli che stavano già dicendo “‘sto Renzi ha vinto le primarie ma non è cambiato niente”, saranno soddisfatti di vedere di nuovo Renzi correre, dettare il passo
Quello che Costa sembra ignorare è che alle elezioni un partito vince sempre.
Ogni volta uno diverso, magari, e a volte di poco, di troppo poco per governare; ma comunque vada, nell’ottica della sopravvivenza della specie “partito”, va sempre bene.
Il ragionamento che spiega compiutamente e correttamente Costa è quello di uno che sblocca una situazione che vedrebbe il PD perdere, per passare ad una situazione che potrebbe vedere il PD vincere, da parte dell’unico che al momento sembra poter far vincere il PD.
Il problema, temo trascurato dai più, non è quale partito vince alla prossime elezioni, qualunque esse siano e indipendentemente da quanto vicine o lontane, ma cosa fanno quelli che vincono dopo aver vinto.
Se entrano dimessamente e cupamente in sala stampa, o se entrano euforicamente e spigliatamente, se entrano con arroganza o con un aplomb da uomo delle istituzioni, se entrano nudi o carrozzati Caraceni, se con i nodi scorsoi o con un puntinato Marinella al collo, se con spacchi vertiginosi o rosacea e cipolla da convento, se inneggiando agli dei dei fiumi prealpini o ad oltre Tevere, se tutto questo accade solo per dire “abbiamo vinto”, a noi non serve ad un cazzo.
Se non altro perché lo sappiamo già da altre fonti e non è per te che sei lì.