Di cui lei era considerato l’uomo forte.
«Io mi sono occupato di amministrazione solo con Rutelli. Poi sono andato all’Auditorium e alla Festa del cinema, continuando a occuparmi di politica. È stata una stagione straordinaria. Abbiamo fatto i grandi lavori del Giubileo senza un avviso di garanzia».
(…)
E lei cosa faceva? Allora era il coordinatore nazionale del Pd di Veltroni.
«Chiesi il congresso. Berlusconi aveva vinto le elezioni, ma Walter aveva costruito un partito del 34%: poteva guidare l’opposizione e preparare la rivincita. In direzione erano d’accordo con me Gentiloni e Tonini, lo stesso Bersani era disponibile; gli altri erano contro. Veltroni fu costretto a creare il “caminetto”, a far entrare le correnti, che lo indussero alle dimissioni. Tutto comincia da lì. E io me ne andai all’estero. È ignobile e fa comodo dipingermi come uno che decideva tutto: ho vissuto anni di solitudine totale. Mi occupavo di cinema a Bangkok, Manila, Rangoon e ho scritto libri».
(…)
Non vorrà dire che Marino è un buon sindaco?
«La stampa ne scriveva come di un deficiente, ora ne scrive come di un santo. In realtà, Marino è uomo di grandi capacità. Ma è un uomo solo. Abbiamo un rapporto di affetto e di rispetto, ma mi ha chiesto raramente consigli, tantomeno per la squadra. Che è debole. A Marino servirebbe quel che aveva Rutelli: 2 o 300 persone – imprenditori, intellettuali, sindacalisti, lavoratori – che portino ogni giorno avanti la sua idea di città».
Quindi Marino dovrebbe chiedere consigli sulla squadra di governo a uno che si occupa di cinema a Manila.
* * *
Da Goffredo Bettini: «Ora è peggio che nel ‘92. Marino? Lasci e si ricandidi» – Corriere.it.