Il pronunciamento della Corte si basa sul fatto che viene “ravvisata una situazione di ‘concorrenza di competenze'” tra Stato e Regioni, “comprovata dalla constatazione che le norme censurate si prestano ad incidere contestualmente su una pluralità di materie, ponendosi all’incrocio di diverse competenze (‘tutela dei beni culturalì, ‘valorizzazione dei beni culturali’, ‘commercio’, ‘artigianato’) attribuite dalla costituzione o alla potestà legislativa esclusiva dello Stato, o a quella concorrente dello Stato e delle Regioni, o a quella residuale delle Regioni, senza che (in termini “qualitativi” o “quantitativi”) sia individuabile un ambito materiale che possa considerarsi prevalente sugli altri”.