6 sempre magico?

You know, it’s true: when something exceeds your ability to understand how it works it becomes magical.

L’intento era quello di promuovere la tecnologia che c’è dietro, ma letteralmente molti l’hanno inteso come “è magico perché è oltre le vostra capacità di capire come funziona”.
Curioso, Apple si è sempre vantata di essere imbattibile quanto a comunicazione, eppure ha dato dei coglioni ai suoi clienti.
Poi se guardate il resto del video, noterete intanto che vengono fatte molte affermazioni controfattuali (“abbiamo imparato dall’iPhone”, quando in realtà iPad è nato prima ed è stato all’origine dell’iPhone), e poi che l’iPad negli ultimi sei anni non è praticamente cambiato.
Sì, certo, più fino, più fino, 2x, 4x, 8x, 16x, ma davanti ci siete sempre voi e lui fa sempre le stesse cose.

E così come non ci si produceva contenuto allora, non ci si produce contenuto adesso.
E non ci si programma.

Oggi l’iPad compie più di 11 anni, di cui esattamente 6 vissuti come prodotto.
Jobs lo presentò sul divano, e da lì alla fine non s’è mosso più di tanto.

Curiosamente l’unica vera novità che avrebbe potuto cambiarne il destino, Apple Pencil, e renderlo davvero uno strumento produttivo e rivoluzionario rispetto ai PC è arrivata per un solo modello ed ad un costo folle. E, sopratutto, contraddice l’assunto che per usarlo non servisse altro che le dita.

Non hanno imparato nemmeno quello dall’iPhone.

Palermo (RM)

Dicevo giorni fa che Twitter non cresce ma invecchia1

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Premesso che questa feature non è disattivabile, o non lo è con sufficiente semplicità che è la stessa cosa, e premesso che ovviamente ho già creato una regola che butta questa cazzata nel cestino, ma spendere soldi e tempo per sviluppare una funzione legata alla sicurezza che ha tutta l’aria di essere phishing… perché?!

E quando dico spendere soldi e tempo, intendo che hai pagato qualcuno per scrivere il codice che c’è dietro, e poi paghi la corrente necessaria ad alimentare i server su qui quel codice gira, e la corrente dei server di posta che te la mandano, per dirmi che ogni volta che faccio login da browser starei circa a Palermo, dovrebbe essere chiaro cosa intendessi dicendo che avere i conti in ordine non è sempre prioritario.

Salvo che tu non voglia fallire in piena salute.

* * *

  1. eDue – Cosa fare dell’uccello (Reprise)

Cosa fare dell’uccello (Reprise)

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In bed, going to park1.

Io non mi sognerei mai di usare un social network per raccontare i cazzi miei in tempo reale; intanto perché sono appunto cazzi miei, e poi perché l’unica risorsa scarsa e non rinnovabile che abbiamo è il tempo; pensare di impiegarne una parte per raccontare quello che resta è da mentecatti.

La notizia di oggi della vendita a pezzi degli asset di Twitter, quelli relativi allo sviluppo di app, che possiamo anche considerare non essenziali, ma certamente strutturali, pare confermare l’idea che nessuno in quel di San Francisco sappia cosa fare per tenere in piedi i tutto, a parte cercare di sistemare i conti.

Si dirà: ma avere i conti in ordine è importante.
Certo, però non è la cosa principale da fare; capisco che detta così pare strano.

La verità è che Twitter è partita da un’idea nel 2006 e non ha cambiato nulla da allora; può essere un fatto di coerenza, può essere che l’idea originale fosse MOLTO buona, ma può pure essere che non siano stati capaci di evolvere. E non riuscire ad evolvere per undici anni in un ambito come quello di Internet, significa essere rimasti indietro di due generazioni.

L’idea che si fanno quasi tutti quelli che lo usano e non siano dei troll, è che tutto pare fatto apposta per farti incazzare2; però quasi tutti ne riconoscono l’unicità e l’utilità, magari prescindendo dall’aspetto social (che, ribadisco, non necessariamente interessa tutti, perché non tutti siamo bimbiminkia) ma usandolo come aggregatore di informazioni.
Per il traffico, per il terremoto, per lo sport, ecc.

Si dirà: ma di aggregatori ne esistono quanti ne vuoi.
Certo, però nessuno ha questa sinteticità e nessuno o quasi consente di andare alla fonte, ovvero di aggregare senza intermediazione i produttori di notizie e comunque nessun altro ha la stessa malleabilità.

Casa accadrà di Twitter pare abbastanza scritto; ci volano attorno in molti aspettando di pagarlo quello che ritengono essere il giusto, oppure beccano strappando pezzi, come sta facendo Google, di nuovo, in questi giorni. Il giorno che finisse inglobato in un pulsante di una di queste piattaforme del cazzo che girano per il pianeta non mi ci troverete, e mi mancherà3, 4, sopratutto perché non necessariamente seguire qualcuno significa essere amicetto, piacersi, darsi di gomito o farsi l’occhietto.

Cioè non necessariamente essere animali sociali significa essere microcefali, un aspetto su cui i social network vincenti pare contino parecchio.

* * *

  1. eDue – Se bloggare vi pare poco (Twittare)
  2. eDue – Cosa fare dell’uccello
  3. eDue – Don’t get used to, don’t rely on anything
  4. eDue – So’ du’ minuti

Immagine da Jack Dorsey – twttr sketch, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5150577

Sublimare

Ho la netta impressione che Apple sia completamente allo sbando.

Fanno cazzate su tutti i prodotti, e mandano Schiller in TV a spiegare che è bene così.
Meno RAM della concorrenza? Per la batteria.
Cazzo per la BATTERIA?! Ma dì una cazzata qualunque, (D’Alema, dì qualcosa! Dì qualcosa di sinistra!©), ma la batteria?!
E poi comunque la batteria dura meno di quella delle vecchia macchine corrispondenti (sarà colpa della RAM? GOTO 10).

Vendono a prezzo d’oro (rosa) prodotti fatti male, e poi dopo due anni cominciano a sostituirli, dopo aver parlato di pochi casi isolati (iPhone 6s, per dire, sono TUTTI saldati male, sono milioni – nemmeno gli Exogini erano tanti).

Spostano gente tra i progetti: e questa è la cosa peggiore; significa che non riesci più a stare dietro alle cose, se devi spostare persone, quando ne hai decine di migliaia, intendo.
Però hanno un Campus 2 di cui stigrancazzi, come se mi fregasse qualcosa della sede centrale della fabbrica di elettrodomestici che ho in casa.

Troppa roba, un casino ovunque, lineup chilometrici, a partire da iPhone di cui ci sono in giro 5 modelli (SE, 6s, 6s Plus, 7, 7 Plus), MacBook senza senso (Celeron a 1500 euro, per dire), iMac di anni fa, Mac mini che furono regrediti (ovvero aggiornati con specifiche peggiorate), linea Pro meglio tacere.

Apple Watch Edition da 10.000 USD che non ha comprato davvero nessuno, cinturini Hermès mai visti in giro che costano più dell’orologio; adesso fanno pure la versione Apple Watch Cesso in ceramica, con bracciale one shot: se ti si rovina non lo vendono separatamente.
E poi, comunque, due Serie.

Apple TV che continua ad essere la cosa più inutile della storia recente a parte qualche ciaffo di Google e Amazon.
Hanno annunciato anche lì la rivoluzione con l’app TV da mettere nell’Apple TV, per fare la TV, perché con le app di terze parti non capisce più un cazzo.
Senza tradire il minimo cenno di vergogna, senza rendersi conto che una cosa che si chiama TV, l’UQM la approccia come una TV. Maddài?!

Chiudono la divisione wireless e fanno causa ad un sito che riporta migliaia di Time (Super)Capsule morte Prematura(ta)mente.

Tastiere di merda con feedback da Sinclair QL, mouse del cazzo con bordi taglienti che si ricaricano cappottandoli, trackpad che loro stessi, durante gli annunci ed i keynote, usano come un anziano che cerca di programmare lo ShowView sul televisore, per quanto sono comode e intuitive; e NON ci fanno mai nulla di più che punta e clic, visto che sono multitouch, prima che magiche.

E taccio degli iPad, degli aloni gialli tutt’attorno allo schermo, che sembrano roba del secolo scorso, con processori a 64 bit, che perdono segnale che è una bellezza, e disconoscono accessori originali Apple (con i relativi prezzi di listino) come fossero robaccia cinese.
Ah, ehm…. già.

Lasciamo poi perdere le innumerevoli cacate come iCloud, AppleMusic e le cuffie da rapper coi denti d’oro (© Massimo MANTELLINI), come modello dell’azienda sobria dal design Bauhaus.
Lasciamo anche perdere il fatto che le poche cose buone e realmente virali, come iMessage, sono state confinate agli utenti Apple.
Facebook ringrazia.

Porte e connettori che cambiano ad ogni pie’ sospinto tanto per rompere il coglioni a chi le usa, a partire dal MagSafe.
Cambiano tutto solo per far vedere che innovano, ma non innovano più da anni.
Cambiano solo, e cambiano le cose fatte bene con cose fatte male.
Unable to innovate my ass™, disse quello delle batterie tre anni e mezzo fa…

Software ridotto a merda che nessuno usa più (FinalCut, Logic) e la concorrenza ringrazia incredula, o che nessuno ha mai usato (Foto anyone?!), o che nessuno è mai riuscito ad usare come iTunes e risorse sprecate nel vano tentativo di costruire automobili; salvo richiamare dalla pensione il peluche (Bob Mansfield) per farsi dire che non ce la faranno mai, e che pensassero a fare quel poco che forse sanno ancora fare.
Hanno dovuto richiamare un pensionato (che voleva andarsene, ma hanno tentato in tutti i modi di tenere, ed adesso sappiamo anche perché), con le decine di migliaia di ingegneri in servizio, Senior Vice President ad ogni angolo e su tutte le discipline che si trovano all’incrocio tra tecnologia ed arti umanistiche.

Cuffie che per cambiare il volume devi usare il telefono, che si ricaricano mettendole nella trousse, che va ricaricata e che ha una custodia in pelle con le borchie di pitone, che puoi mettere nella borsa Prada, che metti nel cofano del SUV, ma senza fili, che quelli impicciano. A parte quello per caricarle, che devi portare comunque appresso, assieme alla custodia.
come i primi cellulari, grandi come un citofono e con batteria automobilistica al traino.

Negozi in cui c’è gente che si caca sotto a farti vedere i prodotti, che non ti sta a sentire e se ti sente non ti capisce (“cinturino Sport Nero 42 mm”, “OK, di che colore?!”).
“Posso aiutarla?”
“Sì, mi servirebbe…”
“Scusi un attimo”.
Ma se c’hai da fa’, ma nun me rompe’r cazzo no?!

E ‘sti cazzo de cassetti ad apertura comandata da sandwich con in mezzo una fetta di iPhone che non si aprono mai?

E trimestrali in discesa, sempre miracolosamente poco rispetto alle minchiate che fanno.

In pratica è come se dopo Jobs (che forse è morto al momento giusto, da bravo visionario) si fossero finalmente scrollati di dosso la pressione per l’eccellenza ripiegando su una comoda mediocrità gassosa, in modo da riempire tutto il volume.

Aggiornamento

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Dicevamo?

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Immagine da Tops of 2016: Digital.

Iniziativa meritevole, perché buttarla?

Uno scrive di un argomento cui sono interessato.
Me lo presenta uno che ha scritto di un argomento cui non pensavo di essere interessato, ma che alla fine mi ha interessato molto.
Ottima referenza.
Solo che il primo scrive di questa cosa su Facebook.
Gli chiedo perché costringere chi non ha un account Facebook (io) a questo rally tra avvisi e richieste di iscrizione a tutta pagina che vengono riproposti con regolarità svizzera dai californiani impiccioni.
Un sito, no?!
Un bel blog gratuito?
Lui dice che così arriva a più persone.
Salutamele.

A Magnifier for the rest of Us

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Make sure you’re using the correct USB-C charge cable

You can verify that you’re using the correct version of the Apple USB-C Charge Cable with your Mac notebook and its USB-C AC Adapter.

The cable’s serial number is printed on its external housing, next to the words “Designed by Apple in California. Assembled in China.”

If the first three characters of the serial number are C4M or FL4, the cable is for use with the Apple 29W USB-C Power Adapter.
If the first three characters of the serial number are DLC or CTC, the cable is for use with the Apple 61W or 87W USB-C Power Adapter.
If the cable says “Designed by Apple in California. Assembled in China” but has no serial number, you might be eligible for a replacement USB-C charge cable.

Non è uno scherzo, eh, per sapere che cazzo di cavo state usando per caricare i nuovi MacBook Boh, dovete leggere le prime lettere del numero di serie del cavo.
Perché il Mac è facile da usare e adesso Apple fa il Campus 2, fa i telefoni oro rosa, i computer dorati, e tutto a prezzi abbordabili.
Per far sì che i prezzi siano abbordabili bisogna risparmiare su tutto; così il cavo USB-C che vi danno sul MacBook Pro 13″ senza TouchBar è diverso da quello che vi danno col MacBook Pro 13″ con TouchBar e naturalmente diverso da quello che vi danno col MacBook Pro 15″ con TouchBar.

Ecco il segreto della profittabilità di AAPL spiegato: risparmiare 10–3 centesimi di dollaro sul cavo di alimentazione dei modelli da soli 1.749,00 € e ricaricarli a quelli che partono da 3.299,00 €, perché con 1.749,00 € un cazzo di cavo da 87 W proprio non ci sta.

A breve ci sarà un app per iOS che in realtà aumentata vi consentirà di inquadrare il numero seriale di un cavo, e geolocalizzare il buco del culo più vicino cui si adatta per capacità e verso.
Ma intanto stampatevi questa nota tecnica Find the right power adapter and cord for your Mac notebook e tenetela nel portafoglio, assieme al santino di Leonardo di Noblac con dietro le devozioni che vi proteggano la fedina penale.

Lente d’ingrandimento non fornita.

https://www.youtube.com/watch?v=C8jSzLAJn6k

Il buco dell’ozolfo

Il nodo del biossido di zolfo. L’iniziativa dell’UE va anche nella direzione di spingere verso una riduzione progressiva ma drastica di emissioni. Il boom delle elettriche, però, potrebbe avere come conseguenza proprio quella di aumentare le emissoni, in particolare quelle di biossido di zolfo. L’Agenzia europea per l’ambiente, infatti, in un recente report ha illustrato come l’aumento di biossido di zolfo conseguente ai processi di produzione dell’energia, in presenza di centrali elettriche a carbone, da qui al 2050 potrebbe essere cinque volte superiore rispetto a quello di uno scenario privo di auto elettriche. Il report ipotizza anche che l’incremento delle auto a batteria potrebbe gravare l’attuale capacità elettrica complessiva e per questo potrebbe essere necessaria la costruzione di 50 nuove centrali in tutta Europa. “Il numero crescente di veicoli a batteria avrà bisogno di sempre maggiore energia e diventerà quindi cruciale la fonte di approvvigionamento”, ha dichiarato il membro dell’Agenzia europea Martin Adams, spiegando che è sì auspicabile che venga fatto uso di fonti rinnovabili, ma è anche importante avere coscienza dei limiti strutturali di alcuni Paesi UE. Per questo, ha detto, “è necessario sviluppare un sistema di energia più sostenibile”.

Eggià, la corrente non la fa lo spirito santo, e produrla inquina.
E l’infrastruttura in un paese fatto di paesini sui cucuzzoli come il nostro sarà un bagno di sangue e provocherà necessariamente un cambiamento nella demografia.
Oltre al fatto che senza metodi di produzione alternativa, ed adeguamenti legislativi che li legalizzino, sarà sempre più difficile produrla.

Da Veicoli elettrici – L’UE vuole punti di ricarica in ogni nuovo edificio dal 2019 – Quattroruote