Motorola AAPL (Say hello to StarTAC)

Apple dice che la nuova serie di telefoni Motorola della serie MCTDRC (Ma Che Te Dice’R Cranio), quelli coi nomi tutti di 4 lettere che alcuni pronunciano alla milanese (io assistetti ad una telefonata di uno che, dovendo prenotare un’analisi, disse: “Parlo con la Iu Es El di Corsico?!”), altri leggono letteralmente e sembra che stiano male.

Comunque Apple dice che questi TLFN sono supportati.

Infatti se sincronizzi un RAZR con la tua Rubrica indirizzi, sul telefono trovi i nominativi ordinati per nome di battesimo, e quindi dovendo telefonare a Alfio ZANCA, devi cercarlo sotto la A.

Per evitare che ciò accada, sembra che basti andare in Rubrica Indirizzi ed invertire i nomi ed i cognomi con l’apposita voce di menu:

Sincronizzare facendogli cancellare tutte le voci di rubrica, e poi ri-invertire nomi e cognomi prima di chiudere il programma, perché altrimenti ci si troverebbe a sputtanare le rubriche di tutti gli altri dispositivi sincronizzati con iSync.

Tutto questo, ogni volta che si volesse sincronizzare (a senso unico) il gioiello con il Mac.

A senso unico, del resto, perché la sincronizzazione nei due sensi (e quindi sarebbe meglio parlare di trasferimento verso – e non di sincronizzazione con -) avviene a pena di impastare tutto quello che c’è in Rubrica Indirizzi.

Mi sembra di essere tornati ai tempi dello StarTAC; sia per l’aspetto del telefono, che per la sua interfaccia, che per il concetto di supportato

Aggiornamento

NON è vero.

Non c’è (più?!) modo di trasferire i contatti come COGNOME Nome sul telefono, quella funzione di Rubrica Indirizzi non fa altro che invertire la visualizzazione delle schede (anche di una sola), ovvero è un sinonimo di “Ordine di Visualizzazione”

anche per una sola scheda.
Quindi oltre che essere inutile è anche incomprensibile.

MVFC…

R 20110128 1300

Il senso del pisello (Fronte muro)

Non sono riuscito, malgrado l’età, a stabilire se uso il bidet secondo il senso comune.

Finora siamo in bilico, c’è una (buona) forchetta di uno/due punti.

La cosa sul principio mi sorprese, dico il fatto che ci potessero essere diversi usi di un oggetto che secondo me non poteva essere usato altrimenti.

Quindi non sto cercando di capire se lo uso bene, perché lo uso con efficienza, efficacia e soddisfazione quindi secondo norma ISO.
Sto cercando di capire se noi due siamo diversi e basta, ma il mondo è con uno ed uno solo di noi, o se davvero rappresentiamo un campione rappresentativo, ognuno di un 50% del pianeta, almeno di quella parte civilizzata che può/vuole lavarsi lì.

Beh, insomma, io lo uso pisello fronte muro.

Perché così controllo i rubinetti o forse perché a casa dei miei tazza e bidet erano uno di fronte all’altro, il che rendeva naturale trasferirvisi senza rotazioni.

O forse perché…
No, niente.

R 20110524 1900

Dove lo metto? (Traslate)

Se non conoscete la lingua, spostatevi.

Cerchiamo di riassumere.
Dato un sistema di assi ortogonali, che si incontrano in un punto, questi dividono il piano in quattro regioni.
Posto che noi si sappia disegnare un sito avente il vertice nel punto O(0,0) e di equazione generica http://www.example.com/, è possibile disegnare altri siti partendo dall’equazione del sito suddetto ed operando alcune trasformazioni:

1.1 traslazioni
1.2 dilatazioni
1.3 affinità (ovvero delle dilatazioni indipendentemente dal segno).

Come dire che chi volesse traslate un sito, comincia male; qualunque n in N.

R 20110627 1658

Fripp, Double Fripp, Bob and Drop

Robert FRIPP, è un personaggio noto quanto ad anticonformismo.

È un leader che vive nella penombra, chi lo ha visto(!) almeno una volta in concerto, si sarà accorto.

FRIPP è stato un precursore dell’autogestione dei diritti d’autore, ed ha fondato una casa discografica (DGM) del cui nome non è dato sapere le origini e men che mai il significato, potendo solo congetturare sul termine “Discipline” da molti considerato (ed io tra questi mi annovero) il suo capolavoro insieme ai King Crimson.

Fripp ha un diario (un BLOG ante litteram, se volete) da anni, con la particolarità di essere in rete; in questo suo blog talvolta esprime alcuni filosofemi, altre volte le sue ontologie, altre volte parla di Mac e del suo rapporto con la tecnologia.

Questo pacato (con la “c”) personaggio dall’esistenza defilata ma granitica, dai principi sani e saldi sta registrando i “plin plon” di Microsoft™ Windows™ Vista™, seguendo Brian ENO che ha composto il famoso tono di boostrap di Windows™ 95.

Per uno che si vede e non si vede, che c’è ma non si vede, l’esserci dietro Vista™ senza esser visto dev’essere stato un calembour irresistibile persino per lui.
Questo dicono i suoi ammiratori.

Per essere un anticonvenzionale alternativo defilato uomo di granitici principi, quando si tratta di fare marchette e mettersi i tasca i soldini, è fin troppo allineato e convenzionale.

Dei bei vecchi tempi il filmato mantiene solo una certa oscurità ambientale, ma nulla dell’infastidito Robert che sembra ricevere una coltellata ad ogni scatto fotografico dal vivo, come se con la foto qualcuno gli rubasse l’anima.

Ed invece anche lì e’ un problema di royalties.

Di M$ Vista™ cosa dire?

Che quanto a soundscape®, si preannuncia palloso, e inutilmente costoso qualunque sia il suo prezzo, visto che in esso sono comprese performance inutili come quelle del Robert cremisi.

Di Fripp cosa dire?

Che per uno che considera fondamentali e parti di se cose come l’arte e diritti inalienabili quelli sulla propria creatività, per essere uno che si racconta sotto talmente tanto da tenere un diario pubblico da ben prima che il termine blog fosse coniato, stranamente non fa menzione della cosa nel suo diario; forse perché il filmato e la notizia dovevano andare in esclusiva su MSDN.com.

In tutta questa storia, la proverbiale personalità di Robert FRIPP non s’è proprio Vista™.

* * *

R 20110702 1423

I ciaffi

I ciaffi sono tutte quelle cose che usiamo inutilmente.

Non sono da confondere con le cose inutili che non usiamo, tipo i soprammobili, che servono a rompersi quando spolveri, a farti bestemmiare di conseguenza o a tagliarti con i cocci quando li raccogli.

I ciaffi sono quelle cose si frappongono tra gli utensili e lo scopo per cui sono stati inventati.

Esempio

Vanno molto quelle teiere elettriche, che consentono di scaldare l’acqua in assenza di fiamma, e di portare in tavola direttamente la parte superiore, amovibile del manufatto la cui parte bassa non è scaldata direttamente, ma serve solo da collegamento.

La vittoria della praticità del XXI secolo sui ciaffi.

Invece ti trovi frequentemente ad una tavola in cui la teiera elettrica viene usata per scaldare l’acqua, e fin quì; poi arrivano i ciaffi.
L’acqua scaldata viene riversata un una bella teiera in coccio fuori e smalto dentro per evitare, quest’ultimo, che il calcare sia impossibile da rimuovere dalle porosità del manufatto.
Poi per portare a tavola la teiera in coccio, serve un sottoteiera refrattario ad evitare che si squagli la fòrmica del tavolo.

Tutto questo per avere dell’acqua calda a tavola.
Ne segue che la teiera del terzo millennio resta nascosta agli occhi dei più e deve cedere il passo ai ciaffi, scomodi ed inutili.

Non diciamo poi a cosa serve l’acqua calda.
Serve a fare degli infusi.

L’infuso consta di acqua calda (ce l’ho) e da una polvere, in genere contenuta in una bustina di carta (detta filtro), attaccata ad una cordicella in cotone (detta cordicella) all’estremità della quale c’è un quadratino di carta (detto quadratino di carta o manico) che serve a pucciare il tutto nell’acqua calda, senza ustionarsi le dita.

Vi sembra che in tutto questo i ciaffi non abbiano spazio?
Beh, le bustine vengono vendute in scatole di cartone variopinto, no?

Portare in tavola le scatole di cartone, col cellophane mezzo tolto, con su scritto cosa contengono?
Ma per piacere!
Le bustine vengono prontamente trasferite in una scatola in cedro, dalla chiusurina in latta che più scomoda e controintuitiva è meglio è, con i suoi bei vani quadrati all’interno, in modo che le bustine provenienti da varie scatole diverse formino un continuum cromatico appagante, e soprattutto che non sia più possibile capire cosa contengano.

In questo modo l’attività principale dell’assuntore di tisane non è cercarne una che assecondi i suoi gusti, ma trovarla.
Intanto l’acqua si raffredda. Niente paura, le tazze per tisana (non oserete pensare che una tazza, chessò, per cioccolato vada ugualmente bene) sono refrattarie, smaltate all’interno ed hanno il coperchio. In coccetto, refrattario anche lui.

OK, il ciaffo è la scatola in cedro invece che quella in carta e plastica?
Macché, l’amante del ciaffo non compra solo le tisane in bustina; troppo facile e che! No, lui compra le scatole in latta con le essenze sfuse, che devono essere trasferite in degli infusori in inox o in porcellana (ah, questi oltre ad essere inutili, sono pure fragili: che libidine…), uno per ogni tazza.

Se c’è già una fabbrica di tazze, perché deve esserci pure un fabbrica di tazze da tisana, di infusori da tisana in inox o ceramica se ci sono le bustine, di cucchiaini da tisana, se abbiamo casa piena di cucchiaini per tutto anche per il miele?

Mica metterete lo zucchero nella tisana?!
Quelli da miele sono quelli che si mettono perpendicolarmente sul bordo della tazza ed hanno il manico conformato in modo da reggersi orizzontalmente in equilibrio.

Armati di tutti questi oggetti, inutili nella migliore delle ipotesi se non dannosi alla mente ed all’ambiente, parliamo dei princìpi primi, di filosofemi, di cosmologia e di gnoseologia, di fame nel mondo e di natura.

Andate affanculo e devolvete l’importo annuo dei ciaffi e dei relativi portaciaffi a chi ne ha bisogno, invece che riempirvene casa ed ingrassare le chiappe a chi sfrutta i bambini per fare 100 cucchiaini l’ora a un dollaro e venti al mese.

E non rompetemi i coglioni con l’indovina cos’è quando offrite una tazza di tè.

R 20111206 1446