Giretti & Sbuffetti (Auditorium)

L’Auditorium parco della musica è stato progettato da un architetto.

In effetti, architettonicamente, è fico.

Funzionalmente, invece, è come quelle case che imitano una barca, quelle barche che s’ispirano ad un aereo o quei pezzi d’aereo nel deserto che diventano alberghi.

Già dai parcheggi, orientarsi richiede un indigeno ad ogni angolo.
Questa colossale struttura a bacherozzo multiplo, ha le indicazioni (mai due uguali, nessuna coordinazione di immagine) grandi come batteri, una ogni miglio.
Più che indicazioni sono contacalorie.
Poco male, perché quando finalmente guadagnate l’ingresso spariscono.

Compaiono invece una serie di ometti vestiti come commessi Versace (tipo giacca e pantalone classico e un pedalino al collo, oppure tutti vestiti caruccetti coi capelli rasta) o di ragazzette che pronunciano alla maniera televisiva (Succhero, Ziao Dolzissimo, ezzetera), che ti guardano come per dire io so’ pratico e tu ‘ndo cazzo vai. Dizione a parte, ti danno delle indicazioni di massima e poi ti prendono per il culo tra di loro mentre imbocchi il corridoio sbagliato.

Diqqua per i pari e dillà per i dispari.
Dispari, vai dillà.
E ti riguardano come il megadirettore con Fantozzi: Vadi… vadi…

Alla fine capisci almeno la sala.
Ci arrivi controcorrente, perché tutti sono andati dillà ma dovevano andare diqqua, per non chiedere alle pupe con la “c” liegina.
Che tanto t’aspettano al varco: Galleria 2?!
Non c’è scritto, mi pare ovvio.

Siamo a una chilometrata in linea d’aria, e davanti è tutto vuoto a chiazze, ci potrem….?!
Nein!
Sc’usi.

Alla fine dopo una buona mezz’ora di esercizio all’Auditorium parco del fitness e svariati giretti e relativi sbuffetti (ed anche qualche incazzatrunina con il pupazzetto di turno), sei finalmente seduto nel tuo cunicolo da divertimento intensivo.

Sì, perché gli architetti in cantiere non vanno mica più, restano nella loro residenza in Galles dove hanno una galleria del vento nel sottoscala.

O sono capitato nei posti riservati a minorato non deambulante ovvero ad invalidi di guerra o del lavoro, e il progetto di questa sezione doveva essere un tram anni ’50, oppure il maestro ha scordato che gli umani hanno le gambe, in genere.

Mentre la piccionaia (!) si popola di modelle, aspiranti modelle, sedicenti modelle e reletivi bodyguard, boyfriends, e Vorwerk vari, tutte profumate antistupro, ma da istigazione a delinquere se solo avessi una pistola, ti fai la domanda che ti storce la serata: ma le lampadine fulminate (parecchie) come si cambiano?

Apparentemente il maestro ha dimenticato l’apposito, e non si cambiano.

Finalmente tra pomici e risatine, entrano Fresu e Einaudi.

Io lo sapevo, ningivolevolevo venire ningi.

Due ore, cinque brani.
Brani… Giretti da tre note al piano e sbuffetti alla tromba.

Mettiamo che siate in mezzo ad un massaggio Shiatsu, in sottofondo andrebbe benissimo. Forse.

Autore: eDue

Bieco illuminista

2 pensieri riguardo “Giretti & Sbuffetti (Auditorium)”

  1. Non sono mai andato all'Auditorium e tutto sommato non è un caso, nauseato come sono da una città piena di cartelli per raggiungerlo e senza un'indicazione che permetta al malcapitato forestiero di capire come cazzo si fa ad uscirne (dalla città)!

  2. Aggiungo che il post, così come l'avevo pensato ieri sera in quelle circostanze, l'avevo pensato intotolato con una dedica ai Metallica del tempi che furono(1):Welcome Home (Auditorium)(1) Master of Puppets, traccia 4 di 8, 6'27", anno 1986: "Welcome Home (Sanitarium)"

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