Grandi firme (Confusioni Quotidiane)

Gli editori vorrebbero ufficializzare, perché ufficiosamente è già così da tempo, il fatto che tra una redazione ed un call-centre non c’è differenza. I giornalisti vorrebbero essere trattati altrimenti e paventano minacce per la democrazia se la situazione non si sblocca.

Finché non trovano l’accordo (che sta nel mezzo o giù di lì) tenderanno al muro contro muro.

Il problema vero per la democrazia c’è, ma prescinde dall’accordo eventuale.

E’ il modello giornalistico che non va. Finché i giornali (in qualunque stato di aggregazione della materia intesi) non saranno retti da fondazioni sostenute da azionariato atomico (“azionariato diffuso”, infatti e’ già quello attuale che non impedisce che ci sia una maggioranza di azioni in mano ad uno), potranno venire anche fuori contratti migliori, ma la qualità delle notizie sarà sempre pessima ed in alcuni casi prossima allo zero assoluto.

Hanno vicendevolmente ragione a protestare, ma sono fuori dal tempo entrambi i contendenti.

Dovrebbe protestare chi riceve l’informazione.
Anzitutto per la confusione che si fa tra spot e notizie; poi per la confusione ancora peggiore tra fatti e pareri.

La prima fa passare per informazione la pubblicità.
La seconda per fatti veri i grandi firme che quarcuno se fa’n testa…

Autore: eDue

Bieco illuminista

3 pensieri riguardo “Grandi firme (Confusioni Quotidiane)”

  1. Non è certamente questo il caso, ma a me la free press (free as in free beer) mi fa tanta paura.Libertà (free as in freedom) è potersi permettere le cose necessarie, non averle in regalo.OK, il limite all'infinito è averle e basta senza doversele permettere, ma oggi l'aspirazione pragmatica è quella.L'informazione è una cosa necessaria, ma se un'informazione è possibile grazie allo sponsor, prima o poi lo sponsor potrebbe piegare l'informazione e farla diventare pubblicità.Da questo punto di vista URGE l'abolizione (e pene severissime per chi trasgredisce) del concetto di "informazione pubblicitaria", in luogo di "pubblicità", che serve a far passare il messaggio pubblicitario come un servizio.La gente potrebbe pensare che la pubblicità è informazione, o che in via subordinata, pubblicità e informazione siano la stessa cosa. E' così spesso, ma NON DOVREBBE.Nel caso specifico invece io trovo alquanto fastidioso il termine cospirazione, che in italiano ha due significati:1) Congiura, complotto, cospirazione politica, reato commesso da più persone che si accordano per effettuare delitti (…)2) (fig.) concorso di più elementi nell'ostacolare qualcosa o qualcuno.Immagino che il caso sia il 2).Tuttavia non è l'uso underground di certe parole ad essere fastidioso, ma proprio il riferirsi a questo concetto come ostativo.Se l'informazione che si fa non informa, fare informazione davvero non è contro chi non la fa, ma a favore di chi la riceve.Sarà sottile non dico di no, ma se fai un opera di comunicazione è per comunicare. Verso il vertice potrai anche comunicare, ma sai cosa gliene frega? Meglio comunicare verso la base. Se fai una comunicazione "contro" la fai diretta al vertice.Meglio verso la base, a favore di.Se invece la parola è stata usata perché fa tanto [qualcosa] allora la scelta è almeno infelice.Sembra che tra i precari che hanno dato vita all'iniziativa, insomma, i precari dell'informazione siano in netta minoranza.Oppure fino ad oggi hanno fatto solo reprografia sul visual…

  2. Forse non ho capito bene quello che vuoi dire e faccio un po' di fatica a starti dietro.. A me pare che buona parte dei contenuti di questo giornalino siano incentrati sulle stesse cose che dici tu rispetto al discorso "pubblicità vs informazione" (i fake di pubblicità reali, lo stesso formato e modalità di distribuzione).Sulla tendenza ad essere contro piuttosto che pro (qualcuno o qualcosa) mi trovi in linea di massima d'accordo. In generale, sono più contento che certe cose si facciano piuttosto che saperle ad ammuffire nel cassetto per eccesso di peli nell'uovo!Insomma, cerco il pro! 😉

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