L’insostenibile leggerezza dell’editor

In questi giorni da Massimo MANTELLINI si parla1 di un post di Michele SMARGIASSI2 in merito al diritto di prendere contenuti dalla rete per il solo fatto che questi contenuti sono in rete e farne un uso commerciale, perché le aziende come gli editori, questo fanno, ovvero business.

A parte il fatto che il tutto mi ricorda un’avventura di Sgainator sul Vernacoliere3, che stando in spiaggia al cospetto di una fanciulla sopita al sole, rispondeva alla sua sorpresa con “Dormiva ‘osì bene che mi son preso la libertà di tromballa”, comme d’habitude trasformo i miei commenti in un post.

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Se sia giusto attribuire gli originali agli autori

Il problema è molto più ampio.

Non solo è curioso che uno attinga dai contenuti “fluidi” e poi ci metta il proprio copyright, che è il problema minore e forse nemmeno un problema.

È molto più curioso che attinga da fonti che non capisce, traduca a senso brani eterogenei senza comprenderli nemmeno superficialmente, li collazioni in forme grottesche finendo per sentenziare su argomenti dei quali non si è nemmeno peritato di leggere l’introduzione di un bignamino.

Alla fine di questo processo, il copyright è anche corretto; in fondo è un’assunzione di responsabilità.

Se sia giusto linkare gli originali, citarli o meno

@Alessandro4.

Il record di visite sul mio blog l’ho avuto un giorno che hai linkato un mio pezzetto su Fini sul tuo blog @Repubblica.it.

Dunque io non mi sognerei mai di generalizzare; mi pari una persona corretta, almeno per quanto posso aver sperimentato personalmente.

Ed infatti sto circostanziando, sono anni che sto circostanziando.

Ammesso che la cosa mi appassioni, invero non poco essendo stato un utilizzatore della FDL da almeno 10 anni in qua, mi permetto di sottolineare come il problema in discussione abbia due facce.

1) Espresso non pubblica i suoi siti per beneficenza, li pubblica come tela sulla quale appende una considerevole quantità di pubblicità.

Come tutti quelli che veicolano pubblicità, ha una forte ritrosia a linkare le fonti da cui attinge, perché quei link, come tutti i link da Berners Lee in poi, portano fuori dal sito originario e quindi fuori dal contesto produttivo in termini di pubblicità e fatturato.

Non solo quanto sopra è ovvio, ma è persino giusto dal punto di vista dell’editore.
Dell’editore.

Ma se è il contenuto e non il contenitore a spingere il visitatore verso quei siti, se il contenuto è preso fluidamente da terzi e viene contornato da pubblicità, allora è ovvio e giusto che uno finisca col credere che l’editore s’ingrassi le chiappe indebitamente.

Sono d’accordo con te quando dici che bisogna andare oltre, quindi, perché questa situazione è un inevitabile muro contro muro.

2) Proposte?

Per poter girare attorno al muro, servono proposte; da ambo le parti.

Da parte vostra (non tua personale, da parte dell’editore) la proposta è articolata in due punti. Uno, pragmatico e ben sintetizzato da Smargiassi, che dice che l’editore prende quel che c’è, brandizza e rivende (e quelli che non vogliono possono non mettere in rete. Oh). Un secondo è quello dell’editore stesso che dice che siccome la gente usa le ADSL per fruire dei giornali online allora una quota del guadagno dei gestori di telefonia va girata agli editori.

Ora, da parte mia e senza delega né procura di terzi, devo osservare che al primo punto può essere ribattuto che l’editore utilizza la rete per procurarsi i contenuti, che attorno a questi mette pubblicità e ricava guadagni e quindi di fatto sfrutta infrastrutture e creatività altrui per fini commerciali. Al secondo punto, in base a quanto sopra, andrebbe risposto imponendo il TSO.

Quindi, sempre parlando per me, mi va benissimo un link e/o un credito, che potrei arrivare ad accettare anche come link testuale non attivo.
Mi va bene anche un modello a citazione e riferimento in calce, in modo che il link di cui sopra sia “scomodo” e quindi non sottragga troppa permanenza al sito pubblicitario.

E mi va bene anche nulla.
Perché come ho avuto modo di argomentare più volte, finire citato a sproposito da gente che non capisce quello che cita, e colleziona maldestramente copia e incolla, col rischio di passare come ignorante di ritorno (in termini informatici di backtrack), potrebbe essere una perdita grave.

Specie se uno produce contenuti per passione e non per soldi, spenderci va bene, perderci sarebbe davvero troppo.

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Faccio un esempio, in calce e senza scopo di lucro:

http://www.roam.it/arph/lang/clan/sema/sema.html
http://www.roam.it/arph/lang/clan/punt/punt.html

Sono due articoletti molto citati (almeno lo erano) ma quasi per nulla linkati.
Vedendo il modo in cui sono stati citati (basta cercare dei brani su un motore di ricerca), devo dire che il fatto che non siano riconosciuti i relativi crediti non mi spiace affatto. Ma un paragrafo intero è finito in una lezione universitaria; qui forse almeno un link al dominio, senza il percorso specifico male non ci stava, no?

Avrò fatto bene ad incazzarmi con l’esimio?!

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  1. MANTELLINI, Massimo – Se la foto è fluida
  2. SMARGIASSI, Michele – L’insostenibile leggerezza del pixel
  3. Vernacoliere (Il -) – Il sito
  4. GIGLIOLI, Alessandro – Piovono rane

Editor: da Wikipedia

Autore: eDue

Bieco illuminista

2 pensieri riguardo “L’insostenibile leggerezza dell’editor”

  1. Leggendo l’articolo di Smargiassi ho imprecato per un’ora. Comunque le tue osservazioni sono interessanti e originali. Mi hanno un po’ tranquillizzato. Grazie.

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