Unchecked, that contradiction is only going to grow. Mozilla’s DRM code, imported from Adobe as a closed-source binary, will sit in a cordoned sandbox, simultaneously Mozilla’s responsibility but beyond its control. Mozilla will be responsible for updates to the DRM blackbox, which means users will have to navigate browser updates that will either fix security bugs or strip features from their video watching. Mozillians have already been warned of the danger of talking too much about how DRM works (and doesn’t work), lest they trigger the provisions in the Digital Millennium Copyright Act (DMCA) that forbid “trafficking” in circumvention knowledge.1
Quando Google fu fondata, il suo motto aziendale fu “Don’t Be Evil”. Poi ha avuto successo e il suo CEO quel motto l’ha deriso.
Funziona così: fai la faccetta buona, poi se hai successo cominci a sputare ai passanti.
Mozilla ha iniziato tanto tempo fa con la faccetta cattiva (avendo un dinosauro come mascotte), ma ha sempre detto di voler migliorare il web, farlo per i suoi utenti ed altre cose così. Adesso ha cambiato il motto con
Doing good is part of our code
Nel frattempo fa un prodotto, Firefox, che non cambia da anni se non in aspetti marginali d’interfaccia, ed un altro, Firefox OS, che equivale a presentare oggi lo Spectrum 48k per fare concorrenza all’iPad. E quindi butta tanti soldi.
Un parte per la nuova sede di San Francisco il cui logo a rilievo è quasi come il nostro monumento al camionista, una parte per pagare la catena di comando, una parte in Firefox OS che se dovesse fallire li manda per stracci.
E la community lavora gratis.
Siccome sanno che la situazione economica è cupa (ripeto, l’80% degli introiti viene da Google), si stanno buttando sul mercato, svendendosi, in modo da salvare almeno la catena di comando.
Nulla di male, non siamo obbligati ad usare Firefox, ma va tenuto presente che i convertiti sono sempre i fondamentalisti peggiori.
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