I questi giorni si fa un gran parlare di un fantomatico decalogo su come uscire dalla crisi della politica.
Nessuno sinora ha detto che la crisi della politica deriva dal fatto che la politica (a proposito della quale Totò diceva “…non si potrebbe mangiare qualcoserellina?!”) pende capo all’ingiù scrivendo sotto dettatura, essendo tenuta per una palla dell’economia reale, che non è regolata dalle leggi del mercato ma da loro stirture e per l’altra dalla chiesa; ove le due siano distinguibili, s’intende.
Se si cerca una soluzione fingendo di non sapere quanto precede, si finisce per credere che per risolvere il problema delle morti per tumore basti vietare il tumore per decreto.
Eppure, a mo’ di gioco di società, facciamo finta per un momento che questo non sia e che la crisi della politica vada ricercata altrove (tanto è un gioco, no?!).
Un Decalogo
Semplificazione ed efficienza
- Abolire le Province, attribuendone i compiti ai Comuni.
- Togliere le competenze alle Regioni in materia di salute pubblica, istruzione e sicurezza, lasciandogli ad esempio quelle sulla manutenzione stradale. Fine delle regioni a statuto speciale.
- Abolire i concorsi per i posti pubblici.
I concorsi danno una finta idea di imparzialità, ma quando per un posto concorrono in trentamila, capite bene che giudicare è impossibile. Si finisce così con lo sfrondare senza entrare nel merito oppure pescando nel mazzo. Oppure è sempre possibile scrivere i requisiti del concorso in modo che risultino in un nome ed un cognome.
Basta invece che chi assume una persona lo faccia sotto la propria responsabilità e ne risponda e che poi l’assunto sia valutabile ed entrambi licenziabili.
Eleggibilità ed incarichi
- I condannati per reati civili e penali non possono concorrere a cariche pubbliche.
Impossibilità di candidarsi per più di tre volte alle cariche elettive. Impossibilità di accesso ad ogni incarico elettivo pubblico dopo tre candidature con esito positivo.
Leggi
- Legiferare in italiano semplice solo con testi unici; vietare la modifica degli articoli esistenti. Gli articoli da cambiare si abrogano ed i nuovi si accodano modificati. Le leggi devono essere prodotte solo in versione digitale e la sola copia valida legalmente quella del sito del Parlamento.
Amministrazione della cosa publica
- Divieto per la PA di ricorrere a personale esterno per tutte le cariche dirigenziali.
- Divieto per la PA di partecipare a società di capitali a scopo di lucro.
Lavoro, impegno sociale e previdenza
- Divieto di svolgere attività sindacale in orario di lavoro. Potrebbe funzionare così: 8 ore lavori, 8 ore sindacato, 8 ore dormi. Puoi certamente dormire meno o fare meno sindacato e fare altro in quelle 16 ore.
- Dimezzamento dei parlamentari e raddoppio dei loro stipendi. Elezione diretta e non per liste chiuse. I partito se vogliono propongano i loro candidati. Scoprissero che non servono, chiudano pure, ma prima paghino i debiti e non li girino su di noi. Fine dell’obbligo di raccogliere le firme per potersi candidare (esistiamo, tanto basta) che è un modo per fare selezione tra i candidabili a favore di chi ha una struttura territoriale. Fine del rimborso post elettorale. Chi vuole partecipare alla vita di un partito lo faccia versando soldi sul suo contro corrente. Scoprissero che costoro sono pochi e non sufficienti, chiudessero. Non è un obbligo mantenerli.
- Pensione contributiva per tutti ma senza obbligo di versare contributi per pagare la pensione di nonno e poi una integrativa per vivere domani, perché, vi do una notizia, io non voglio vivere per pensionarmi, ma vorrei anche divertirmi un po’. E senza trattenuta alla fonte, quindi. Se si vuole si fa una buona assicurazione, versamenti INPS, sotto al mattone, nel mattone, sulla Salaria dopo le 21:00, quello che si preferisce. Oppure previdenziale per tutti e le assicurazioni, per fare business, assicurassero la virilità di Siffredi. Perché se non altro le assicurazioni seguono le leggi del mercato, nel senso che passando dalla volontarietà all’obbligo aumenteranno le tariffe e diminuiranno i rendimenti.
Napolitano ha detto recentemente che dobbiamo abituarci all’idea che vivremo sempre più in assenza di certezze.
Ottima cosa se cominciamo dal fatto che quello del parlamentare possa essere un passatempo per la vita a spese mie.