C’è stato un gran parlare del V-Day, e lo si è fatto nel solito modo ovvero cercando tra le pliche del fenomeno, corpuscoli non visibili ad occhio nudo.
I benpensanti, ad esempio, si sono fermati al nome, e lo hanno apostrofato variamente, ma non hanno avuto mai il coraggio di citarlo (sono anche benparlanti) e quindi abbiamo assistito ad una rassegna di puntini puntini che ha avuto lo stesso valore dei medesimi.
Alcuni hanno ribaltato il problema, ovvero hanno cercato nelle parole del promotore piccoli appigli che entrassero in contraddizione, e trovatili (piccoli appigli? su tutto il fenomeno c’era scritto “sorreggersi agli appositi sostegni”…) hanno dimostrato che il tutto era spesso contraddittorio. Wow.
Altri hanno detto che le tre proposte di legge sono due incostituzionali ed una imbecille.
Qualcuno (pochi) ha avuto l’ardire di dire (donde…) che chiunque si permetta di criticare Grillo dovrà offrirgli l’altra chiappa, cosa che ne fa di fatto un intoccabile ed uno con la ragione dalla sua parte, ontologicamente.
Qualcuno ha osservato che la decisione di “certificare” le liste civiche col logo BeppeGrillo.it (la Klein s’impiccasse) aveva un retrogusto di banana e dimostrasse di per sé la dappochezza della politica tutta, visto che basta un comico a discriminare i suoi aventi diritto.
Quello che mi pare che pochi abbiano colto (oppure saranno molti e non l’ho sentiti io cogliere) è che Grillo è, essendo pure vere tutte le critiche qui sopra sintetizzate ed anche tante altre, uno strumento tipico nel catalogo umano di sempre.
Si è eretto a valvola di sfogo, un oggetto che come tutti sanno agisce (fino al sacrificio estremo nel caso di valvole a rottura) per salvare il sistema.
Tutto quanto sopra per dire che l’unica salvezza (e non dico sia possibile, ma è certamente l’unica) è tornare a fare politica. Se il passato insegna, le rivoluzioni sono solo una deviazione momentanea sulla curva della storia.