Mentre il candidato alla regione Campania minaccia Marco Travaglio durante un comizio, il buongoverno del centro sinistra attuale aumenta gli stipendi dei manager delle aziende sanitarie calabresi.
Bene: come va la sanità calabrese?
Nell’agosto del 2009, con la legge n 102 (articolo 22, comma 4), il governo, di fronte ai reiterati disavanzi sanitari accumulati dalla Regione Calabria “diffida la Regione a predisporre entro settanta giorni un piano di rientro (…)”. Avverte anche che “(…) decorso inutilmente tale termine, ovvero ove il piano presentato sia valutato non congruo (…)” la Regione verrà commissariata. A seguito della minaccia, la Calabria presenta un piano di rientro, che dopo sostanziali revisioni e contrattazioni, viene finalmente sottoscritto con il governo nel dicembre 2009. Con la firma del documento, vengono anche sbloccati fondi per 700 milioni di euro a vantaggio della sanità calabrese. Il 30 dicembre 2009, il governo rafforza anche i poteri di Agazio Loiero, presidente della Regione dal 2005 e con delega alla sanità dal 2008, nominandolo commissario delegato per l’emergenza economico-sanitaria. Il 28 gennaio 2010, cioè con uno dei primissimi atti del nuovo sistema di governance della sanità calabrese, la giunta Loiero decide di riconoscere un incremento fino al 20 per cento dello stipendio dei direttori generali delle sue aziende sanitarie e ospedaliere; si tratta di una “retribuzione di risultato”, dunque (almeno sulla carta) legata al raggiungimento di obiettivi. Ma, a differenza di quel che succede in altre Regioni, questi non sono specificati nella delibera e sta ai direttori stessi predisporre una relazione che ne documenti l’avvenuto raggiungimento.
Mica come nelle regioni governate dal centro destra…