Non vorrei dire, ma l’analisi della sconfitta mi sembra un déjà vu. Ora il problema non è che non sia possibile perdere in una qualunque competizione, è che se continui a perdere ad ogni competizione, e ad ogni sconfitta fai seguire un’analisi della sconfitta come unica attività, il senso della tua esistenza comincia a sfuggire ai più.
Da elettore posso dire due cose:
- il brand “sinistra” ormai è lebbra, un orbitale di partitini sub-atomici pronti a collidere e scindersi (senza produrre energia, anzi) in virtù di una presunta purezza ideologica, tradita da tutti gli altri. Ormai è percepito come “voto inutile”, salvo l’1% di residuo fisso
- nessuno, ripeto nessuno, può elencare DUE cose caratteristiche o distintive del PD rispetto alla radiazione cosmica di fondo. Mai una posizione su nulla che non sia invalidata dalla sua opposta o reciproca.
Tanto per chiarire:
- opposta: se qualcuno nel PD, meglio se il segretario, dice che A sarebbe bene, ci sarà inevitabilmente qualcun altro che va in TV a dire che è preferibile –A, e che volendo insistere su A si rischia una scissione
- reciproca: se qualcuno nel PD dice che A è bene, meglio se il segretario, ci sarà inevitabilmente qualcuno che va in TV a dire che è escluso che il PD annacqui la sua posizione su A, che è quella e quella resta, salvo poi rassegnarsi all’irrilevanza sostenendo 1/A, che scontenta tutti, meglio accantonarla.
Poi c’è la questione alleanze; c’è sempre la questione alleanze. Il fatto che prendi le stesse percentuali sia in coalizione che fuori da ogni coalizione, non deve mai farti fermare un momento a riflettere sul dato che il problema potresti essere tu.
Infine, ovviamente, c’è la questione astensionismo, sulla quale curiosamente hai un’idea forte e chiara: quelli che si sono astenuti, tutti, erano voti tuoi.
Parafrasando Murphy, se una cosa non può che andar male lo farà.