I bambini s’ingegnano (o si frustrano) per i limiti che hanno.
Ad esempio non arrivano alla maniglia delle porte, mentre i grandi sì.
Dalle prime frustrazioni (e dalle prime aspirazioni, dunque) si va formando il carattere.
Lì c’è una la prima diga della vita: quelli che prendono la sedia o semplicemente s’avvicinano col triciclo, ci montano sopra in maniera “non convenzionale” e aprono; altri fantasticano sulla capacità di librarsi in aria volando per raggiungerla. Ma a parte fantasticare la guardano.
I primi sono le persone che vivranno peggio, i razionali, i logici, gli intelligenti in genere. I secondi saranno i beneficiari del detto romanesco “Beato te…”1.
Questi ultimi avranno l’amico invisibile, magari il dono dell’invisibilità essi stessi, respingeranno le pallottole col petto e così via. Probabilmente saranno anche molto religiosi, di una religione qualunque s’intende, sempre in virtù del credere ai supereroi, ai miti, all’intervento esterno, al delegare. Come che sia, vivranno felici e contenti, almeno fino al giorno in cui l’amico invisibile è a casa febbricitante, Superman ha litigato ed ha spento il cellulare ed un TIR li prende pieni pieni.
E finiscono lì, ma felici.
Come gli animali che non hanno paura della morte, perché semplicemente ne ignorano l’esistenza.
E gli altri?
Agli altri non resta che aspettare pazientemente il sopraggiungere del rincoglionimento.
I rincoglioniti sono molto più forti ed invincibili dei supereroi.
Vivono sul loro pianeta, e gli altri si fottessero. Sono inamovibili nelle loro decisioni, almeno finché non le dimenticano.
Poi rideliberano sullo stesso argomento, magari con stessa direzione ma verso opposto alla volta precedente.
Da quel momento partono (con calma) come missili nella difesa a spada tratta della novella convinzione, fino all’amnesia successiva; e così via.
Rifanno le stesse cose milioni di volte, per evitare di dimenticarsene e dare quindi l’impressione di essere rincoglioniti.
Se nel rifare una cosa c’è coinvolto qualcuno, gli scassano il cazzo ogni volta che riparte il ciclo; se costui da segni d’insofferenza litigano per la vita (evvai!); ma poco dopo lo dimenticano e tutto da capo.
Sono molto più forti di Superman perché dimenticano.
Dimenticano i principi fondamentali della convivenza civile e della fisica.
Dimenticano, e quindi ignorano, di averti fatto prendere un colpo chiamandoti nella notte col dolore al petto e al braccio, e quindi quando accorri li trovi appesi ad una fune che dondolano fuori dalle finestre per pulire i vetri.
Quindi nulla li ferma, nulla li preoccupa, nulla li fa desistere.
Fino al restringimento arterioso successivo almeno.
E siccome l’età media s’allunga, tutti, normodotati e non, logici e passionali avremo prima o poi il diritto di vivere una decina d’anni di completo rincoglionimento da supereroi.
In questo modo la vita ci renderà obbligato quel torpore dell’intelligenza da cui siamo sempre fuggiti e potremo finalmente fingere (nei pochi momenti di lucidità, che comunque saremo convinti essere permanenti) di non capire e ridere o sorridere delle cose che nel resto della vita abbiamo capito e sofferto.
E questo è un augurio, laico, come un paradiso terrestre prima di diventare concime.
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- Per i lettori con prefisso diverso da 06, la frase in argomento è: “Beato te che nun capisci’n cazzo”