Ieri a Piazza del Popolo non c’era quasi nessuno.
Antefatto.
I partiti della sinistra radicale, cercano da tempo di mettere l’adesivo sui “movimenti”, tanto che gente agée come il Berty ha dovuto imparare a pronunciare parole come transgender con la r sdrucciola, in modo da dimostrare attenzione verso un mutato quadro sociale.
Quindi.
Ieri, nel quadro della dimostrazioni indette a vario titolo a Roma in occasione della presenza di George Clouseau Bush, i partiti della sinistra radicale, una delle tante sigle che etichettano aggregazioni di cui tutti ignorano il senso e l’esistenza, hanno organizzato nulla. Nel senso che hanno detto a quelli che avevano organizzato le manifestazioni di portare la gente a Piazza del Popolo, in modo da farli sembrare tutti aderenti (e quindi etichettati) alle loro rispettive formazionuncole. Come dire: sapendo che c’è una festa al civico accanto, metti dei cartelli davanti a casa tua scrivendo “è qui la festa!”.
Increbile, almeno da loro punto di vista, non ci è andato nessuno.
Ora due cose si possono dire in merito.
1) Non è la vittoria dell’antipolitica, perché in Italia non si fa più politica, ed i primi che hanno smesso sono quelli che pretendono di avere tutti “comunista” e “socialista” nel logo ma tutti a modo loro. La gente non solo non capisce (ovviamente e giustamente) i distinguo, ma nemmeno gliene frega un cazzo a colori delle etichette.
2) Non è la vittoria della destra, del centro moderato o dei democratici futuri venturi, è la vittoria della gente, del popolo che non vuole la rivoluzione, ma il ristabilimento di alcune condizioni essenziali, come la rappresentatività, un cosa che l’attuale classe politica (in tutti gli angoli dell’emiciclo) non realizza più da tempo.
Ieri in quella piazza il popolo era solo sulla lapide.
Pietra tombale di idee che ammesso che abbiano mai significato qualcosa, l’hanno fatto ai primi del secolo scorso.
Di quà e di là, sia chiaro.