Cacarel (Pour l’homme)

Stamattina cacarella, vulgata romano per diarrea.

Vado in ufficio con un tappo al culo virtuale (ovvero contenendo l’impossibile) e colà vado al bar.
Vado al bancone e chiedo una spremuta di limone.

Devi (il tu è d’ordinanza) fare prima lo scontrino.
OK, cosa dico?
Che prendi?
Una spremuta di limone.
E tu gli dici una spremuta di limone.

Cassa.
Una spremuta di limone.
Limonata?
No, una spremuta di limone.
E quanto vie’?!
E moo vienghi a chiede a mme?!
‘Spe’… Attilio, quanto vie’ ‘na spremuta.
– Uneccinquanta.
Uneccinquanta.

Bancone.
Una spremuta di limone.
Spremute, solo arancio.
Atti’, bello de casa (il tu è di stizza), so’ cinque minuti che sto a girà qua dentro pe’ ‘na cazzo de spremuta de limone; finite le manfrine, me li spremi ‘sti limoni?!
Nun posso me se sporca la machina.

Cassa.
Uneccinquanta.
Prego?!
Rivoglio uneccinquanta.
Pe’?!
Pe’ lla spremuta che non m’ate fatto.
Ma io mo t’ho fatto lo scontrino…
E sticazzi, io non ho potuto consumare e ho pure perso dieci minuti.

Ma si lo voi sape’, la spremuta de limone m’ha fatto comunque effetto: mo’ a caca’ c’annate voi.

R 20101223 1817

Autore: eDue

Bieco illuminista

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