Raschiare il fondo del vinile

Sembra che i discografici stiano mandando agli esercenti che tengono la radio accesa nel loro locali una richiesta di risarcimento che si somma a quella della SIAE. Il tutto in base ad una legge del 1941, finora inapplicata, o forse semplicemente mai scoperta.

Ma adesso i bilanci piangono, oltre ai discografici che lo fanno per abitudine dai tempi di Marconi.

Come un best-seller insegna, il controllo capillare del territorio è una delle regole fondamentali per ogni organizzazione che si rispetti. E come molti sanno uno dei motivi per cui il pizzo viene imposto (con successo) ai commercianti è che si ritiene che lo possano pagare col nero, ipotizzando che ne abbiano.

Questa nuova proiezione nel terzo millennio potrebbe portare un vantaggio per il consumatore: mangiare, provare un paio di pantaloni, misurare un cappottino al pupo, scegliere una carta regalo, provare un vibratore, saggiare la ruvidezza di una sovraccoperta, decidere un taglio, valutare un 3×2, bere una cioccolata calda, ordinare un Santonorè per domenica, salire di un piano, parlare d’amore il tutto pagando più del dovuto.

Ma finalmente senza dover urlare per coprire quella continua, inutile, proditoria colonna sonora di musica merdosa che ci impongono ovunque.

Chissà che un codice dello Statuto albertino non ci salvi dall’omonimo deejay.

Autore: eDue

Bieco illuminista

5 pensieri riguardo “Raschiare il fondo del vinile”

  1. Il mio venditore di fumetti ha (avuto?) da discuterci, con una associazione discografici di cui non ricordo il nome, che sostiene che da loro rilevazioni effettuate nel negozio (e il mio libraio non ricorda di alcuno che, fisicamente, si sia dichiarato a proposito) avrebbero mandato musica di autori che non si filerebbe manco di striscio XD

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