100% Retorica, 0% Robusta

Pur avendo fatto il banconista per un paio d’estati, in me il concetto di bar non evoca alcuna positività, ma un posto dove cafoni urlano, sorpassano o tentano di farlo, spintonano, pretendono varianti idiote in tazza grande fredda panciuta, non cedono il posto nemmeno dopo aver consumato al bancone malgrado il locale sia per il resto deserto.
Un posto dove l’estrazione sociale non conta, il titolo di studio non aiuta se non la protervia, il sapere diventa saccenza.
Chiacchere (“da bar”, appunto), che si fondano sul nulla e terminano a meno infinito, asserzioni che nemmeno le sciampiste, commissari tecnici o mister, che non hanno agilità nemmeno nel grattarsi le palle, ma simulano tuffi e parate che avrebbero evitato l’unoazero fuoricasa.
Fuoricasa che simulano l’essersi allontanati di loro sponte, perché “le mogli devono pulire” o cacciati perché invero non se ne sopporta più la fiatella; gente che vive nel bar e che quando muore muore sempre di cuore e nel giorno di chiusura settimanale.
Gente ambosessi che al di qua ed al di là della stigliatura ha litigato col sapone e coi detersivi decenni fa.
Caffè che se fosse fatto con la cicoria almeno varrebbe metà del suo prezzo.

E mi telefonano, malgrado non abbia mai acconsentito al trattamento, per offrirmi, con la seguente argomentazione preparata da gente che di retorica ne deve sapere molto, una macchina per caffè che tutto il piacere del bar a casa sua.

Mavaffanculo, va’.

Autore: eDue

Bieco illuminista

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