Jobs ha introdotto nel marketing l’effetto annuncio.
Ma lui è uno e l’ha inventato. Ormai per lui è un marchio annunciare il nulla con un annetto d’anticipo e far crescere l’aspettativa fino all’orgasmo della presentazione; momento in cui, in genere, annuncia la disponibilità da lì a un mesetto ovvero orgasmi multipli.
Sarà che con me non funziona più, credo per motivi anagrafici, ma la cosa mi pare un po’ puerile.
Quelli de Il Fatto Quotidiano (un nome già sbagliato di suo visto che del “Quotidiano” non si ricordano nemmeno loro e che tutti lo chiamano Il Fatto – scelto, immaginiamo, per problemi legali) dopo aver fornito la peggiore esperienza giornalistica possibile sul web, annunciano con larghissimo anticipo e con parole molto ggiòvani e duepuntozzero (tipo “campagna virale”) che finalmente avranno un sito che dicono essere degno di questo nome:
Pensavate che ce ne fossimo dimenticati? Ormai credevate che l’annuncio della nascita de ilfattoquotidiano.it fosse una bufala? E invece, no. Eccoci qui. Tra sei giorni, saremo finalmente on-line con una versione Beta.
Vedete, questo è il concetto che si ha di Internet in Italia: un posto tenuto con lo scotch, in cui al professionismo espresso in altri campi si può affiancare una buona dose di improvvisazione, di raffazzonamento, dove la buona volontà la vince sul saper fare. Io non credo che qualcuno avrebbe comprato l’abbonamento a Il Fatto Quotidiano sapendo che “mancano ancora della pagine, altre saranno bianche e quelle inchiostrate probabilmente vi sporcheranno le dita; e comunque l’inchiostro puzza”. Ma su internet è diverso: se non funziona è più genuino?
La sfida, non lo nascondiamo, è molto difficile. In redazione siamo in pochi e questa volta per coprire le spese e avere i capitali necessari per i nuovi investimenti dovremo raccogliere pubblicità. Per questo Il Fatto Quotidiano on-line dovrà avere tantissimi visitatori.
Perché non si può aspettare di avere un prodotto finito e testato mi sfugge. Mi sfugge, soprattutto questa asimmetria verso altri mestieri: “Il lavandino è un po’ storto, e perde, ma intanto lo provi”. Consequenziale, dopo tutto quanto sopra, ritenere non solo accettabile una cosa del genere, ma magari una parte fondamentale per la comunità degli utenti futuri:
Le cose che non funzionano sono ancora tante. In queste settimane abbiamo spesso lavorato dalle otto del mattino alle due di notte per cercare di metterle a posto.
E questo mi manda ai pazzi: perché dappertutto ci sono clienti e su internet chi vende un prodotto pensa di fare comunità?
Risposta semplicissima: perchè per attirare l’attenzione su internet non bastano i contenuti.
Ora il sito funziona…
ooooh guardate quanti link duepuntozero….