Senza mezzi, Fini

Con un atto largamente sorprendente, inattesa giunge la decisione di Fini di rimandare all’aula la decisione se il premier debba essere giudicato dal tribunale dei ministri o meno.
Come dire che rimanda alla maggioranza la decisione su chi debba processare il premier scegliendo tra un tribunale ordinario e la maggioranza stessa.

Due tesi opposte sul comportamento di Fini.

La prima vede, al solito, Fini investito dello status di grande statista. In merito all’investitura da grande statista, mi pare tanto lo stesso processo di beatificazione cui fu sottoposto Padre Maronno. Comunque, il nostro con questa sottile posizione costringerebbe Berlusconi al ricatto delle frange responsabiliste ed quindi lo renderebbe ancora una volta ricattabile e quindi.
Sull’ultimo “e quindi”, tuttavia, costoro non si pronunciano mai, finendo per dare l’ennesima versione dei sillogismi di Amurri & Verde ai tempi di Chiamate Roma Noi due Noi Due.

La seconda vede, al solito, Fini come coerente, visto che in molte occasioni aveva detto che “il parlamento potrebbe lecitamente avocare a sé il processo al premier, qualora si fosse convinti che ne sussistano i presupposti; non vorrei mai che questo si tramutasse in un modo per evitare il processo”.
Questa, invece, è la versione finiana dell’Uccello Padulo.
La variante moderna è che uno dice che sta a scopa’, e il paese lo prende ar culo.

Autore: eDue

Bieco illuminista

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