Il medium è il mezzo

Riporto qui un mio commento ad un post di Massimo MANTELLINI1.

Il fatto è che forse i tempi non stanno cambiando, che forse i giganti di carne e di acciaio sono ancora lì e non hanno alcuna intenzione di lasciarci soli, che forse il principio di sovranità sulla rete può essere oggi tranquillamente ed ancora affermato dai medesimi soggetti che la rete doveva abbattere.

Spoiler: È la fine dei miti d’infanzia, molti ci rimarranno così, come quando hanno scoperto o è stato rivelato loro che Babbo Natale non esiste.

La più grande democrazia del mondo non esiste; recentemente con scuse varie ed alcune accelerazioni (come in occasione del WTC) le possibilità investigative senza garanzia alcuna per chi le subisce sono state portate quasi al livello orwelliano; l’internet delle gratuità in questo ha molto aiutato il governo a raccogliere una quantità di dati incrociabili, forniti spontaneamente dagli utenti. L’unica tranquillità residua, ma anche il principale motivo di preoccupazione, è che questa enorme mole di dati vada a finire in mano ad idioti o distratti, che mentre stanno nei principali teatri (teatri, uhm…) di guerra toccano il culo alle giornaliste embedded o pensano ai party organizzati da gemelle autoproclamatesi ambasciatrici. Quello che realmente può un presidente degli USA è quello che gli lasciano fare; in politica estera e relativamente all’economia legata allo stato di guerra continua, l’unica differenza tra Obama e tutti quanti l’hanno preceduto è il colore2.

Che i governi spontaneamente decidano di cedere sovranità, specie quelli che la esercitano per sé e non per mandato, e chissà se ce ne sono del secondo tipo, solo perché un certo flusso di elettroni permette di criticarli è un sogno, non solo, ma alcuni censurano o interrompono quel flusso e lì finisce.

Che i cittadini della rete siano altro o migliori di quelli del mondo fisico è un mito spesso ripetuto senza convinzione o strumenti dagli stessi. Una forma di razzismo che diventa ghetto. Che abbiano maggiori possibilità è un mito, sopratutto perché molti di quelli che la partecipano non hanno altre attitudini che non siano il cliccare likes e dislikes. E magari fossero tutti capaci di trovare l’episodio televisivo mancante alla loro collezione.

Credere che la rete sia un luogo e che sia il migliore dei luoghi se non dei mondi e non un veicolo, con buona pace di McLuhan(*), ha fatto piacere a molti ed è convenuto ad alcuni; ma la storia, altra cosa di cui abbiamo creduto di poter fare a meno dovendo per forza guardare avanti, insegna che le nuove tecnologie creano nuove sintassi, accrescono il lessico, ma nulla possono sulla semantica.

Come dicevamo giorni addietro, pensare che cambiare il mondo sia possibile staccandosene sempre di più e che tutto quanto ci serve si possa avere senza muoversi da casa è una forma di alianazione, non di modernità.

* * *

Nota

(*) L’espressione “il medium è il passaggio/messaggio” ci dice perciò che ogni medium va studiato in base ai criteri strutturali in base ai quali organizza la comunicazione; è proprio la particolare struttura comunicativa di ogni medium che lo rende non neutrale, perché essa suscita negli utenti-spettatori determinati comportamenti e modi di pensare e porta alla formazione di una certa forma mentis. Ci sono, poi, alcuni media che secondo McLuhan assolvono soprattutto la funzione di rassicurare e uno di questi media è la televisione, che per lui era un mezzo di conferma: non era un medium che diede luogo a novità nell’ambito sociale o nell’ambito dei comportamenti personali.

La televisione non crea delle novità, non suscita delle novità, è quindi un mezzo che conforta, consola, conferma e “inchioda” gli spettatori in una stasi fisica (stare per del tempo seduti a guardarla) e mentale (poiché favorisce lo sviluppo di una forma mentis non interattiva, al contrario di internet e di altri ambienti comunicativi a due o più sensi).

Secondo quanto riportato sulle FAQ del sito della fondazione McLuhan, l’espressione “il medium è il massaggio” è in realtà l’esito di un errore di stampa del tipografo. Quando McLuhan lo vide esclamò “lascialo, è grandioso e mira al target! Ora ci sono quattro possibili interpretazioni per l’ultima parola del titolo del volume, tutte corrette: Messaggio e era del caos, Massaggio e era della massa (Message and Mess Age, Massage and Mass Age)”.Commonly Asked Questions (and Answers).3

  1. MANTELLINI, Massimo – Anteprima Punto Informatico – manteblog
  2. eDue – L’avvento del colore
  3. Wikipedia.it – Marshall McLuhan

Autore: eDue

Bieco illuminista

Un commento su “Il medium è il mezzo”

  1. Oggi il medium non è più il mezzo con buona pace al caro McLuhan. L’analisi fatta a sua tempo era lucida ma oggi purtroppo non è più così.

    Oggi non è più ” la notizia non è a notizia ma il mezzo che la trasporta” oggi è “la notizia non è la notizia ma quanta gente lo dice”

    Nell’epoca della rete sta vincendo, e vinceranno, il numero dei fan, i followers, i seguaci della notizia flash senza approfondimento.

    Perché dico purtroppo?

    Perché forse una volta le stroncature o le diffamazioni erano limitate ad una piccola fetta delle teste colpite dalla diffamazione/stroncatura stessa oggi invece la viralità del – tutto – crea un vortice nel qualche vengono inghiottiti milioni di teste. Di queste teste inghiottite dal vortice poche navigano controcorrente per uscire nel calmo mare del deep web a vedere o cercare informazioni e fare le giuste verifiche.

    Oggi nell’immenso mare di internet si vedono giganteschi vortici che attirano di qui e di là. Orami la guerra dell’informazione si combatte su chi riesce a creare vortici più velocemente in modo da catturare più velocemente possibile queste teste.

    Quindi oggi è: la notizia non è più la notizia ma il vortice che crea!
    La notizia non è più essenziale. La notizia, il fatto che sta alla base del vortice, potrebbe addirittura non esistere.

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