Mi sono sempre domandato cosa ci facesse una cosa del genere su Internazionale.
Quando l’autore ha smesso di riempire i fumetti delle strisce (di disegnarle ha smesso quasi subito, la parte grafica avrà si e no cinque varianti), ho pensato che almeno si rassegnassero al fatto che il concorso riempi i fumetti fosse finito.
Invece hanno cominciato a ripubblicare il pregresso da capo.
Il problema con questa striscia non è il fatto di essere politically uncorrect, cosa di cui il mondo dei cartoonist americani (America come continente, non solo statunitensi) è pieno.
Non è nemmeno il fatto che i temi trattati siano gli stessi su migliaia di strisce fotocopia (sesso, sadismo, sfigato), perché se almeno provocassero chessò un movimento di sopracciglio avrebbero una ragione di esistere in termini di entropia dell’universo.
No è proprio che il livello è quello degli scarabocchi nei cessi delle medie inferiori.
Noi in seconda avevamo un diario di Zagor (Paolo dovrebbe ricordarselo bene) che usavamo come laboratorio di mutilazioni dei personaggi ed ai quali spesso sbianchettavamo i fumetti per cambiarli con cose tipo:
Z: Allora, vogliamo stare attenti con questi zaini?
A: E dove lo metto, scusi, sa?
Z: che poi vorrei sapere cosa ci mettete dentro, che a i tempi miei
A: sì, lo so, avevate solo il quaderno nero col bordo rosso
Z: esatto figliolo e…
A: … lasciavate calamaio e pennini a scuola, lo so, lo so.
Ecco, forse avessimo continuato a quel livello intellettivo, avessimo avuto un blocco della crescita, forse oggi saremmo famosi.
* * *
P.S.: ovviamente abbiamo continuato.
In prima liceo io e Luca andavamo a scuola a piedi passando per una palude (detta marana in romano), che d’inverno gelava (oggi è tutta edificata, mbeh…).
Freddo umido che vincevamo dicendo cazzate.
Una volta, avvistata da lontano una pozzangheretta ghiacciata, il dialogo fu:
– E questa se la portamo a scòla
– Eccerto! sennò che ce l’hanno messe a fa’ le manije…
* * *
Poi promettetemi che mi aiutate a smettere.
Con Bau, ovviamente, ho la collezione più nutrita.
Quella che, credo sia d’accordo, passerà alla storia anche per i rischi di ventilazione polmonare cui ci ha esposti entrambi è la seguente.
Eravamo sulle scale della casa di ringhiera in cui vivevo a Milano e stavamo portando giù dall’ottavo piano un mobile in occasione del trasloco che mi avrebbe riportato a Roma dopo due anni e mezzo, quando incontriamo un paio di testimoni di Geova che salivano con i soliti libriccini in mano. Uno fa per aprire bocca ed io con un tempismo raro (e dalla parte posteriore del mobile):
– sì lo so, adesso ci dici che hai una messaggio per noi, che ovviamente non riguarda un’offerta d’aiuto per il mobile, vero?
– beh, no…
– sì, lo so, sei venuto a dirci che questo nostro Mondo sta per finire.
– beh…
– vabbeh, dài, ‘o ricompramo.
Io mi sentii di nuovo romano quel giorno.
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Immagine da Internazionale » Strisce » Mr. Wiggles su Internazionale, numero 707.