Trasformo un mio commento ad un post di Massimo MANTELLINI1:
Quello che sta avvenendo da qualche anno a questa parte con la pubblicazione sui giornali prima delle trascrizioni e poi dell’audio delle intercettazioni telefoniche è interessante.
C’è anche da considerare la completa irrilevanza di queste pubblicazioni ai fini pratici, che mi pare davvero il punto centrale di tutto.
Il metodo Boffo applicato a Fini non ne ha decretato la morte politica, ma il fatto che non sia stato ricandidato nel PDL; e questo, si badi bene, indipendentemente da quello che i cittadini avrebbero fatto nelle urne se solo avessero potuto scegliere. Qualcuno dirà che erano liberi di votarlo altrove, ma sappiamo tutti che la legge elettorale sta lì (con tanto di nome d’arte) proprio ad evitarlo.
Inoltre, citando Marco PAOLINI, in Italia l’indignazione dura come l’orgasmo2.
Finisco sottolineando che il metodo Boffo ha un antidoto efficace, a condizione che si abbia adeguata potenza di fuoco mediatico, ovvero lasciare che il casino scoppi per poi innescare la miccia del vittimismo. Ovvero trasformare un essere indegno in martire, per il quale il metodo suddetto altro non è che una pubblicità gratuita ed una miccia per il fuoco amico.
Quest’ultima considerazione, prima delle altre se permettete, dovrebbe far riflettere sul ruolo del giornalismo; un mestiere in cui l’etica non si sa cosa sia, che pubblica un’intercettazione con musichetta drammatica di sottofondo. E prima dell’etica un problema pratico: pagare per avere sterco in cambio convinti di aver comprato altro.
E non dico che se un giornalista riceve un’intercettazione come quella non debba pubblicarla, indipendentemente da come l’ha ottenuta, dico che se prima di pubblicarla concepisce l’idea di metterci una musica a tema il tutto diventa humus.
A quando un giornalismo che racconta fatti?
Scalfari dice che non esiste e che l’unico modo di fare bene il giornalista è dichiarare prima, forte e chiaro le proprie idee in modo che il lettore possa leggere quel che scrive filtrando.
Ecco, quella è l’idea che sta dietro il concime: fingere che chi legge abbia, mediamente, gli stessi strumenti di chi scrive per distinguere, come se chiunque potesse fare giornalismo, ovvero che il giornalismo in realtà non esiste.
Dopo quella c’è Grillo che dice che la forza di attrazione gravitazionale è un complotto pluto-giudaico-massonico-menoelle.
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- MANTELLINI, Massimo – Il prezzo della legalità – manteblog
- eDue – L’indignazione