Dura anche la risposta dei sindacati, che parlano dell’aumento come di una “provocatoria iniziativa di Apple Italia. Un’operazione di pura mistificazione della realtà mirata a confondere i consumatori e a mantenere inalterati i propri ingenti profitti, spesso realizzati attraverso l’utilizzo di manodopera a basso costo”, affermano da Slc Cgil, FisTel Cisl, Uilpauil, Ugl Comunicazioni, ConfSAL Cida e Cisal .
I sindacati, tutti questi qui sopra, non si sono mica incazzati con Franceschini, ma con Apple che provoca e mistifica, perché pubblica dati veri, nel ribaltare le tasse sui clienti.
E poi nessuno s’incazza con Seagate o Kingston?
Nessun “sindacalista” incazzato con HGST o Lenovo?!
Da Apple provoca Franceschini, l’equo compenso a carico dei consumatori.
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Immagine: Apple – Press Info – Product Images & Info.
Davvero geniali… la cosa preoccupante è che sembranno davvero convinti, non gli viene da ridere mentre lo dicono…quando ci dimostreranno che le seguenti accise sui carburanti (per quanto minime) sono a carico delle compagnie e che non ricadono sugli automobilisti…
0,001 euro per la guerra di Abissinia del 1935;
0,007 euro per la crisi di Suez del 1956;
0,005 euro per il disastro del Vajont del 1963;
0,005 euro per l’alluvione di Firenze del 1966;
0,005 euro per il terremoto del Belice del 1968;
0,051 euro per il terremoto del Friuli del 1976;
0,039 euro per il terremoto dell’Irpinia del 1980;
0,106 euro per la missione in Libano del 1983;
0,011 euro per la missione in Bosnia del 1996;
0,020 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
0,040 euro per far fronte all’emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011.
Fra l’altro a me sembrava di aver letto che questa tassa a carico delle aziende fosse falsa, non solo come logica – che non bisogna essere Einstein per arrivarci – , ma anche come forma. Cioè nelle legge non c’è mica scritto che la tassa _non_ deve essere ribaltata sui consumatori.
A parte queste spigolature, i sindacati fanno veramente una pessima figura. L’unica speranza è che i negozianti e/o i produttori indichino esattamente l’ammontare della tassa nel prezzo finale. Che il consumatore sappia a chi vanno i suoi soldi.