Zucche vuote

Il giorno 31 ottobre si festeggia, come di consueto, la ricorrenza di Halloween.
Si tratta di una delle feste più attese dai cinesi.

Infatti per festeggiare Halloween non basta essere felici e mangiarci su, brindare con gli amici convenuti o scambiarsi i biglietti di auguri per posta, poiché nessuno di noi saprebbe cosa cazzo scriverci sui biglietti visto che, giustamente, ignoriamo persino cosa sia Halloween.

Né avremmo qualcosa cui brindare, visto che mancano frasi di circostanza per questa ricorrenza, frasi di cui è ben nutrita ogni altra ricorrenza fasulla di cui sia almeno un po’ (anche poco poco) permeata la nostra cultura in dismissione.

Quanto al mangiare tutti assieme, il dubbio: si può mangiare ad Halloween?
E chi cazzo lo sa?!
Non sarà che bisogna solo vomitare tutti assieme alla mezzanotte?
Oppure infettarsi con bacilli che provocano la cacarella e raggiungere all’unisono il colorito bianco standard (RAL 1070) di Halloween?

Eh, chissà…

Siccome per l’appunto ignoriamo tutto questo, ma è una festa e non festeggiare è da sfigati, a qualche certezza dobbiamo aggrapparci.
Non avendo tradizioni e costumi in merito, compriamo.

Ecco i ciaffi da Halloween, le maschere da morto, le candele da zucca, le zucche da candela, le mani da strega, i capelli da mummia ed altri accessori da stronzo vero come il vomito finto, la merda di plastica col fischietto (un grande ritorno!), gli insetti finti da attaccare addosso, i cappelli da fattucchiera e da mago (e chi l’ha mai vista una fattuchiera in vita sua? chi me lo dice che il cappello lo porta così? Macchettefrega è Halloween!).

E per le atmosfere cupe le candele all’essenza cimiteriale, i rossetti neri, le finte occhiaie (andassero a lavorare in fonderia, vedi che occhiaie permanenti), le lampadine a luce viola e le befane riciclate con l’altoparlante che le fa sghignazzare, il giochetto dello scheletro a molla che prende la monetina che gli poggi sulla cassa-salvadanaio.

Tutta roba di produzione cinese, appunto.

Auguli.

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Immagine da http://www.supereggplant.com/archives/halloween%20candy.JPG

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I ciaffi

I ciaffi sono tutte quelle cose che usiamo inutilmente.

Non sono da confondere con le cose inutili che non usiamo, tipo i soprammobili, che servono a rompersi quando spolveri, a farti bestemmiare di conseguenza o a tagliarti con i cocci quando li raccogli.

I ciaffi sono quelle cose si frappongono tra gli utensili e lo scopo per cui sono stati inventati.

Esempio

Vanno molto quelle teiere elettriche, che consentono di scaldare l’acqua in assenza di fiamma, e di portare in tavola direttamente la parte superiore, amovibile del manufatto la cui parte bassa non è scaldata direttamente, ma serve solo da collegamento.

La vittoria della praticità del XXI secolo sui ciaffi.

Invece ti trovi frequentemente ad una tavola in cui la teiera elettrica viene usata per scaldare l’acqua, e fin quì; poi arrivano i ciaffi.
L’acqua scaldata viene riversata un una bella teiera in coccio fuori e smalto dentro per evitare, quest’ultimo, che il calcare sia impossibile da rimuovere dalle porosità del manufatto.
Poi per portare a tavola la teiera in coccio, serve un sottoteiera refrattario ad evitare che si squagli la fòrmica del tavolo.

Tutto questo per avere dell’acqua calda a tavola.
Ne segue che la teiera del terzo millennio resta nascosta agli occhi dei più e deve cedere il passo ai ciaffi, scomodi ed inutili.

Non diciamo poi a cosa serve l’acqua calda.
Serve a fare degli infusi.

L’infuso consta di acqua calda (ce l’ho) e da una polvere, in genere contenuta in una bustina di carta (detta filtro), attaccata ad una cordicella in cotone (detta cordicella) all’estremità della quale c’è un quadratino di carta (detto quadratino di carta o manico) che serve a pucciare il tutto nell’acqua calda, senza ustionarsi le dita.

Vi sembra che in tutto questo i ciaffi non abbiano spazio?
Beh, le bustine vengono vendute in scatole di cartone variopinto, no?

Portare in tavola le scatole di cartone, col cellophane mezzo tolto, con su scritto cosa contengono?
Ma per piacere!
Le bustine vengono prontamente trasferite in una scatola in cedro, dalla chiusurina in latta che più scomoda e controintuitiva è meglio è, con i suoi bei vani quadrati all’interno, in modo che le bustine provenienti da varie scatole diverse formino un continuum cromatico appagante, e soprattutto che non sia più possibile capire cosa contengano.

In questo modo l’attività principale dell’assuntore di tisane non è cercarne una che assecondi i suoi gusti, ma trovarla.
Intanto l’acqua si raffredda. Niente paura, le tazze per tisana (non oserete pensare che una tazza, chessò, per cioccolato vada ugualmente bene) sono refrattarie, smaltate all’interno ed hanno il coperchio. In coccetto, refrattario anche lui.

OK, il ciaffo è la scatola in cedro invece che quella in carta e plastica?
Macché, l’amante del ciaffo non compra solo le tisane in bustina; troppo facile e che! No, lui compra le scatole in latta con le essenze sfuse, che devono essere trasferite in degli infusori in inox o in porcellana (ah, questi oltre ad essere inutili, sono pure fragili: che libidine…), uno per ogni tazza.

Se c’è già una fabbrica di tazze, perché deve esserci pure un fabbrica di tazze da tisana, di infusori da tisana in inox o ceramica se ci sono le bustine, di cucchiaini da tisana, se abbiamo casa piena di cucchiaini per tutto anche per il miele?

Mica metterete lo zucchero nella tisana?!
Quelli da miele sono quelli che si mettono perpendicolarmente sul bordo della tazza ed hanno il manico conformato in modo da reggersi orizzontalmente in equilibrio.

Armati di tutti questi oggetti, inutili nella migliore delle ipotesi se non dannosi alla mente ed all’ambiente, parliamo dei princìpi primi, di filosofemi, di cosmologia e di gnoseologia, di fame nel mondo e di natura.

Andate affanculo e devolvete l’importo annuo dei ciaffi e dei relativi portaciaffi a chi ne ha bisogno, invece che riempirvene casa ed ingrassare le chiappe a chi sfrutta i bambini per fare 100 cucchiaini l’ora a un dollaro e venti al mese.

E non rompetemi i coglioni con l’indovina cos’è quando offrite una tazza di tè.

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