Pare che un gruppo di appassionati (di cosa non è dato sapere) abbia scoperto in Circus di Charlie CHAPLIN una figura femminile che parla al cellulare.
Da lì all’identificarlo come un iPhone il passo è breve e proporzionale al livello di onanismo cui si è dediti. L’unica certezza è che essendo l’oggetto impugnato con la sinistra non si tratta di un iPhone 4.
tutto questo mi fa ha fatto venire in mente una cui battevo i pezzi in IV liceo.
Io ripetente; la pupa era una di 1,5 m ma con tutte le cosette a posto.
Testa compresa, visto che mi preferì uno che la portava regolarmente in sala giochi dove era specializzato nel record al flipper che fa i rutti.
Comunque costei diceva di amare la pittura di Kandinskij, che a me non faceva (e non fa) né caldo né freddo; ma sapete gli ormoni come sono. Metteteci un esponente positivo e maggiore di uno rapportato all’età.
Quindi colsi l’occasione di una mostra sul nostro, e offrii i biglietti (anche quelli dell’autobus).
Guardando le tele, ad un certo punto credette di vedere un paesaggio urbano; lo riconobbe, disse, dalle antenne della TV svettanti su dei cubi dagli spigoli neri e sfondo grigetto che non potevano che essere palazzi.
Il tutto virava al seppia. Smog.
Essendo il quadro del 1924 o giù di lì, pensai alla famosa battuta di Tomàs MILIAN rivolta tra sé e sé sulla commessa di un gioielliere che cercava di ingraziarsi:
Vabbeh, ho capito va: mejo che me faccio ‘na sega
Desistetti.
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Immagine da http://www.teknemedia.net/magazine_detail.html?mId=1162
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