Il record. Il dato, emerso stamane a un evento ad hoc tenuto a Roma dall’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, è contenuto in un dossier a cura di Riccardo Sabbatino, presentato – tra gli altri- da Dario Focarelli, direttore generale dell’Ania, e da Vittorio Verdone, direttore centrale auto. I numeri del documento parlano di oltre due milioni di scatole nere installate sui veicoli italiani a fine 2013, pari a circa il 6% del parco assicurato totale: quasi il doppio rispetto agli 1,2 milioni del 2012. A livello assoluto, la cifra rimane contenuta, ma è il confronto con l’estero a far emergere le sorprese: “Ci sono più black box nel nostro Paese che in Gran Bretagna o in Usa”, rivela Ania, secondo cui, già nel 2012, la penetrazione delle scatole nere sul totale delle auto italiane circolanti era del 3,5%, mentre la Gran Bretagna si fermava all’1% e gli States non arrivavano all’1,51
Ecco, un paese che si butta con doppio volteggio in una cosa come questa, spiega con chiarezza come le crisi si risolvano sempre con una riduzione netta e definitiva dei diritti, riducendo i il numero di cittadini ed aumentando la quantità di gente.
E spiega anche come la gente si butta appresso al primo col piffero.
Più avanti nell’articolo si spiega infatti che, al netto dei costi di installazione, non si risparmia.
Quindi, il boom è dovuto al fatto che siamo il paese con i costi assicurativi più alti, e che il tutto si ridice in un risparmio per la compagnie di assicurazione e non per il cliente.
Paradigmatico.
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