Autisto

La questione di genere in Italia muove da posizioni ideologiche che si condensano in questioni lessicali.

La recente questione posta nuovamente e con la consueta periodicità sul “se sia giusto ministra, chirurga, assessora e sindaca” e, aggiungo, direttora e ingegnera, è sì importante, ma parte dal presupposto che

a) le donne vogliano essere chiamate in questo modo
b) gli uomini stiano facendo muro contro questo svilimento delle loro prerogative storiche.

La realtà, mi pare, è più complessa.

Conosco donne che sono perfettamente a loro agio ad essere chiamate ingegnere, e conosco uomini che se ne fottono dei titoli, ed altrettanti ne conosco (a proposito: se in una frase ci sono termini di genere diverso il plurale è maschile, come nell’altrettanti che precede) che agognano ingegnera e puntualizzano “Avvocato Dottor -“.
Pare che anche -essa non sia un suffisso accettabile, come in avvocatessa, soldatessa, dottoressa.

Però le femmine nei posti apicali sono poche, e questo è il problema principale.
E non lo si risolve con la poliziotta, o con l’ispettora capa (giuro).

Ci sono casi, come quello del duca (maschile, sebbene termini per a) che genera la duca e non la duchessa; poco male, i titoli nobiliari sono stati aboliti.
Ma l’autista, con l’apostrofo per giunta, va bene così, o dovremo riservare ai maschi autisto?

Tutto quanto precede, per dire che, dovendo forzare alcuni passaggi storici per via linguistica (anche perché è l’unica forzabile), potremmo imparare dai tedeschi che hanno per queste cose il genere neutro. E non perché sia spersonalizzante, ma perché se è un mestiere che non richiede né testicoli né ovaie, non ha senso che abbia un genere.

Qualcuno dice che sarebbe una specie di follia introdurre il neutro nella nostra lingua, ma non è che direttora sia meglio (qui basterebbe direttore, il o la che sia), e non mi pare che la PA, ovvero la fabbrica italiana che non conosce crisi quanto a lessico, sintassi e formalismi, sia già oggi immune da terminologie assurde, orrende e del tutto fuori dall’uso comune.
Se dunque possiamo conferire la monnezza, e produrre nei termini, a pena di decadenza, atto avverso alla memoria in lettera, non vedo perché non dedicare un genere NULL a tutte quelle cose che non l’hanno.

Forse perché è logico; ed in effetti questo potrebbe essere il suo epitaffio.
Comunque, mi pare che i termini in -e, si prestino benissimo.

Poi se proprio volete chiamare una testa di cazzo direttora, ne sarà felice (certamente) ma non la migliorerà; sapesse che la si considera una testa di cazzo, forse non si preoccuperebbe troppo di come la si chiama. Di converso, chiamare direttore una donna con la quale è un piacere lavorare, non credo configuri sessismo.
La mia speranza è che un ricambio ed un riequilibrio di genere, facciano sparire il genere, non che ne aggiungano.
Ci servono persone migliori, non semplicemente diverse, ad occuparsi di cose importanti.

* * *

Autore: eDue

Bieco illuminista

3 pensieri riguardo “Autisto”

  1. Veramente dottoressa l’ho sentito più volte e nessuno s’è mai scandalizzato. C’è anche sulla treccani.

    Poi alcune ti guardano male se le chiami architetta, altre se NON lo fai. Allora le chiami architettETCIU’, mi scusi ho il raffreddore.

    Comunque, più si è impotenti sulle cose che contano, più ci si accanisce sulle questioni linguistiche. Le uniche dove si può torronare stando comodamente in poltrona. (esclusi i linguisti, ovviamente)

  2. Certo che dottoressa esiste ed è in uso, ma pare che il suffisso -essa sia sessista.
    Quindi dottora,
    Ora, non dico che dottora sia brutto, è che dovendo inventare altro, meglio inventare un genere neutro in cui confluiscano tutti questi termini.
    Io comunque ho sviluppato una rara forma di amnesia per la quale cancello istantaneamente chiunque si sia, o sia stato, presentato con un titolo.

  3. Pingback: Infermiere! | eDue

Lascia un commento