Il fatto di non avere più una casa è terziario

Questa tendenza è iniziata dopo il terremoto del 2011. Poco dopo il disastro la carta igienica sparì dai negozi del paese, anche a Tokyo. Quell’episodio spinse il ministero dell’Economia dell’Industria e del Commercio e altre organizzazioni a raccomandare alle famiglie di tenere sempre in casa riserve di carta igienica per almeno un mese. Per una famiglia di quattro persone, questo significa tenere in casa 15 rotoli da 60 metri ognuno. Shoko Sato, una donna di 59 anni che vive a Tokyo con la sua famiglia, ha una scorta di 30 rotoli da 130 metri ognuno, di quelli senza il tubo di cartone nel mezzo: «Non vanno a male, e sapere che li abbiamo sempre a portata di mano è un sollievo». Con l’aumentare delle attività commerciali e degli uffici che hanno iniziato a fare scorta di carta igienica, ci si aspetta che le vendite continuino a crescere.

Ecco un tipico esempio di un paese in cui il terziario è a livelli primitivi.
In USA, ad esempio, saprebbero bene che in caso di terremoto la preziosa carta igienica andrebbe persa insieme alla casa.
Sorgerebbero società dotate di caveau antisismici che fanno housing dei rotoli in casse antiurto military grade.
Sarebbe possibile dotare il singolo spazio in affitto di videosorveglianza, in modo che con una specifica app ognuno possa assicurarsi in ogni momento di temperatura, umidità relativa, e stato dell’amato bene. I rotoli avrebbero un proprio profilo Twitter, privato, in grado di mandare DM a chi li segue con la segnalazione di eventuali anomalie.
Con un modico sovrapprezzo, sarebbe anche possibile avere account che parlano dei rotoli in prima persona, come le sonde NASA.
Instagram sarebbe pieno di gente che espone orgogliosamente le foto dei cilindri; molti sarebbero selfie con lo scaffale sullo sfondo.
Buona parte delle presidenziali si fonderebbe sul diritto di ogni americano di garantirsi una scorta di rotoli di carta igienica profumati al sassofrasso anche in caso di calamità; il candidato progressista proporrebbe un fondo assicurativo governativo in grado di estenderlo alle classi meno abbienti.
Nuove factories climatizzate nascerebbero nelle zone desertiche.
Michael Moore farebbe il suo prossimo film sullo sfruttamento degli ispanici in questi depositi, e come questo si relazioni all’aumento di alcune patologie in zone che prima ne erano esenti.
Stand-up Comedians dissacranti farebbero notare come, in caso di calamità tali da distruggere le abitazioni, con tutto questo ben di dio ti ci puliresti il culo.

Da: Il florido mercato della carta igienica in Giappone – Il Post

Autore: eDue

Bieco illuminista

4 pensieri riguardo “Il fatto di non avere più una casa è terziario”

  1. In Giappone l’hanno fatto prima costruendo case che non cascano nemmeno con i terremoti!

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