Lettera aperta a Lucia (e non solo)

In vista del Politicamp, ci scrive Lucia, 19 anni, neodiplomata (complimenti!). Ecco la sua lettera, un vero e proprio “manifesto” politico, con priorità e proposte che, in larga parte, trovano una più precisa declinazione nel “manifesto” che stiamo costruendo insieme.

Da Il Manifesto di Lucia – Possibile.

Lucia ha 19 anni, è un bene che si occupi di politica.
Però, senza che sembri un trombonismo, in politica contano le premesse.

Intanto, va premesso e chiarito a cosa serve uno Stato.
Vi rimando in calce per alcune idee sul concetto di Stato.
Brevemente, lo stato deve fornire ai cittadini formazione, legalità e servizi, e deve farlo in questo ordine perché se no non funziona.

La formazione serve a fare di animali sociali (forse sociali) delle persone e di queste dei cittadini.
La differenza tra animali, cosa che siamo tutti alla nascita, e persone sta proprio nella capacità di acquisire strumenti per capire il mondo e comunque di un metodo per capirlo in assenza di nozioni trasmissibili (ovvero ricercare, inventare), che è quello che ci ha reso tanto diversi da tutti gli altri animali.
La differenza tra persone e cittadini è la comprensione che un sistema complesso funziona se gli si danno delle regole, e che rispettarle è conveniente, prima che giusto.

Quello che ha fatto Lucia è finire la prima fase adulta di questo percorso; quando dico prima fase adulta intendo che Lucia ha terminato un ciclo scolastico (Lucia, non fermarti qui, vai avanti, studia tutta la vita, anche e sopratutto mentre lavori, sarai una persona migliore, con prospettive migliori) in cui si iniziano a usare gli strumenti per costruire sé stessi, quello che si vorrebbe essere.
Quindi la formazione deve durare tutta la vita, e va chiesto che duri tutta la vita, per non smettere mai di crescere, di migliorarsi e di completare la borsa degli attrezzi intellettuali.

La seconda cosa che si chiede ad uno Stato è la legalità.
La legalità, che manca in toto nelle riflessioni di Lucia, è il requisito necessario perché tutto quello che auspica o chiede si possa realizzare.
Legalità è necessaria perché l’aumento di gettito fiscale porti a benefici per la collettività: reintrodurre l’ICI aumenta la fiscalità e forse, forse, potrebbe portare a destinare quel gettito a ridurre le imposte per qualcuno. Ma non siamo in California, dove la destra si batte per abbattere l’intollerabile pressione fiscale al sette percento (è scritto così, 7% tanto per essere chiari). Siamo in paese in cui la pressione fiscale media è attorno al 46% e non viene quasi mai compensata da un adeguato livello di servizio (il terzo punto).
I due motivi principali per cui questa corrispondenza non c’è sono due aspetti che riguardano la legalità:
1) utilizzare il gettito fiscale per il bene pubblico e non per gli interessi privati
2) consegnare il gettito fiscale a persone che non sono talvolta né degne né qualificate ad usarlo per trasformarlo in servizi.
Parrebbe allora che la legalità debba venire come primo punto.
Ennò, perché in una democrazia con suffragio universale, se non si hanno strumenti per capire si rischia di affidare il mandato alle persone ed alle idee sbagliate.
Persone sbagliate perché perseguono interessi personali o privati a spese della collettività, o più semplicemente perché non hanno strumenti a loro volta per fare quel che sarebbe necessario.
Idee sbagliate perché alcune idee sono irrealizzabili (riconoscere la demagogia richiede strumenti), altre sono controproducenti per i fini che si prefiggono. Se non si hanno strumenti per giudicarle, si rischia di farle prevalere su quelle utili.

La terza, se le prime due non ci sono, non può funzionare.
Non solo perché potrebbe essere amministrata da gente corrotta, ma più semplicemente(!) perché amministrata da gente che non ha gli strumenti per giudicare, che forse è anche peggio.

Per quanto riguarda la Camera e il Senato ci sono sempre troppi privilegi (stipendi superiori a tutti gli altri paesi europei, auto blu etc…): la
mia proposta è che bisogna assolutamente dare un taglio netto a tali privilegi.

Premesso che non ho mai ricoperto cariche elettive di nessun tipo, e quindi non difendo nessuno e men che mai il sottoscritto, queste sono cose che si dicono e si scrivono a 19 anni. Non penso sia accaduto, ma potrei averlo detto anch’io a 19 anni.
La verità è che queste persone, nei confronti dei quali gran parte dei cosiddetti privilegi sono già stati aboliti a partire dal calcolo retributivo della pensione, non sono né troppi né troppo pagati.
La verità è che ricoprono un ruolo di fondamentale importanza visto che determinano la vita di un intero paese e di come esso si ponga nello scenario europeo prima e internazionale poi; sono quindi le persone più importanti che ci sono in Italia.

E non dico importanti nel senso deferente del termine, ma nel senso pratico, operativo.
Sono pagati molto meno di un analista senior venduto in body rental in ambito bancario, molto meno di un conduttore televisivo di quarto rango, e moltissimo meno di amministratori pubblici che hanno ridotto al fallimento o all’irrilevanza le società che erano state loro affidate.
Solo che un paese che non si sia posto come obbiettivi i tre suddetti, ed in quell’ordine, esprime parlamentari che tramandano immutate regole tese a ripetere meccanismi sbagliati o per la propria rielezione.
Naturalmente se i parlamentari, che dovrebbero certamente essere scelti nell’intera popolazione e non all’interno di un’oligarchia – sia chiaro, vengono scelti secondo regole e per motivi opachi, e vengono proposti a una nazione che non ha strumenti per giudicarli, o peggio ancora ha problemi quotidiani talmente grandi e talmente gravi da trascurare la politica o liquidarla come perdita di tempo, sembra che il loro apporto al bene comune e il loro stipendio non siano più proporzionati.

Ma lo stipendio del parlamentare, che può anche essere un politico puro e non necessariamente un tecnico, e che per questo dev’essere anche molto preparato, fu proprio introdotto come conquista democratica, in modo che chiunque potesse accedere al potere legislativo senza doversi preoccupare del proprio sostentamento. Ridurlo avrebbe due conseguenze che non vogliamo e non possiamo permetterci:
1) che solo chi se lo può permettere faccia politica
2) che a stipendi bassi corrisponda un abbassamento della qualità media dei politici, esattamente come i mestieri meno pagati e peggio pagati finiscono per essere occupati da persone a basso valore aggiunto e finiscono per produrre lavoro di bassa qualità.

Ripeto, è solo un bene che Lucia e tutti quelli come lei decidano di fare politica; ma è anche bene che comincino a fare politica pensando a cos’è la politica.
È un’attività complessa, ingrata e logorante che richiede un’analisi approfondita della realtà ed un’idea chiara e compiuta di come la si vorrebbe cambiare.
Per poter gestire la complessità bisogna studiare e non perché esista un corso di studi di Gestione della complessità della realtà ma per avere gli strumenti per poter capire.
E poi bisogna parlare con gli altri, ascoltarli, capirli quando li si ascolta, visto che la politica può essere una passione, ma è per loro, gli altri, che la si fa.
Anche per sé stessi, certo, ma in proporzione: tipo uno su sessanta milioni.

Io ad esempio non ne sono capace.

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Autore: eDue

Bieco illuminista

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