Pinna pro nobis

Consegnate a Sua Santità, Papa Benedetto XVI, due Ducati Multistrada. (…) destinate alla scorta del Sommo Pontefice. (…)
“Siamo particolarmente onorati di aver avuto la possibilità di consegnare al Santo Padre (…). Questo incontro rappresenta per noi, per tutte le donne e gli uomini che lavorano in Ducati, motivo di particolare orgoglio e di conferma dell’impegno profuso quotidianamente da tutta l’azienda. Un gesto simbolico con il quale vogliamo testimoniare l’apprezzamento di tutta la Ducati verso il magistero del Sommo Pontefice, raccogliendone il messaggio di fiducia e speranza indirizzato al mondo del lavoro contenuto nell’enciclica “Caritas in Veritate”.

Verrebbe da chiedersi se tutte le donne e gli uomini Ducati si riconoscono nel magistero e nell’enciclica, e se il management pensa che l'”enciclica” sia…

Certo, ci fosse stato un giornalista, avrebbero potuto chiedere al management cosa siano il fattore di potenza e la colonia penale.

Da http://www.repubblica.it/motori/motori/2010/09/15/foto/due_ducati_per_il_papa-7102374/1/.

Perché non possiamo essere blogger

A me Odifreddi non piace assiomaticamente, per definizione.

Mi piace quando le ipotesi sono chiare, e la tesi che sostiene o è dimostrabile o è almeno logicamente coerente.
Ma non sono uno cui le persone piacciono a prescindere.

Odifreddi “ha accettato volentieri” di tenere un blog su Il Fatto Quotidiano.
Ma ci ha messo un solo pensiero, che era riassumibile in “Questo è il mio primo blog. Non ne ho mai avuto uno, ma accetto volentieri l’offerta de Il Fatto, di aprirlo”.
Questo accadeva il 20 giugno 2010.

Poi il 31 agosto 2010 Odifreddi apre un blog su Repubblica.it:

P. S. Per i lettori che, berlusconianamente, non vedono altro senso nella vita che i soldi, preciso che tengo questo blog gratuitamente. Lo stesso valeva per il blog su Il Fatto Quotidiano, che presentava un’imprevista incompatibilità editoriale con Repubblica. Mi spiace che non sia stato subito rimosso, come richiesto, e che i lettori non ne siano stati avvertiti.

Questo si legge il 2 settembre 2010.
Male, perché non si capisce se il problema sia che chi scrive su Il Fatto quotidiano non possa scrivere su Repubblica.it, o viceversa.
Male che ci possano essere delle incompatibilità editoriali che possano perfino risultare nel non poter tenere un blog dove si vuole.
Male che un aspirante blogger assecondi questi dettami.

Sarebbe bene chiarisse se Repubblica.it gli ha intimato di terminare la collaborazione con Il Fatto quotidiano.it, se lui a seguito di questo ha chiesto di rimuovere il blog che ci teneva (apparentemente volentieri), e se infine sia tornato all’ovile di Repubblica.it, magari scusandosi.

Fosse così, la figura di Odifreddi ne andrebbe molto a ridimensionarsi.
A me Odifreddi non piace assiomaticamente, per definizione.

Ma per lui ed il resto del mondo vale il viceversa, ovvero qualcuno può non piacermi per definizione da un certo indice in poi.
Quindi anche definitivamente.

Ma se il problema fosse girato, ovvero che il Fatto Quotidiano.it non ammette che chi vi scrive (o tiene un blog) scriva anche per Repubblica.it, allora buono a sapersi perché ho l’abbonamento al PDF in scadenza a metà ottobre.
Quindi anche definitivamente.

Repubblicate (Anno I, Vol. XXXI)

Che fortuna essere derubati da un narcolettico:

Un photobombing fatale per il ladro americano che ha rubato la borsa del signor Myers a Madison, Stati Uniti. Mentre la famiglia Myers, padre, madre e due bambini, posa davanti al comune della cittadina, un ladro alle loro spalle preleva la borsa, lasciata incustodita durante l’autoscatto, e rimane immortalato nella fotografia. L’immagine, mostrata alla polizia locale, ha permesso di diramare un identikit del ladro che è stato fermato a pochi metri dalla zona del furto

Allora:

Facciamo una foto.
Si vede il culo di un ladro. Fermo lì.
Il ladro si allontana, ma con molta calma.
La famiglia si accorge che le hanno rubato le borse, ma non del ladro che fugge a 38cm/ora (circa 20 pollici/ora). In pratica è ancora nell’inquadratura.
Per fortuna che la fotocamera dell’americano medio è collegata con tutte le polizie del mondo tra cui quella americana.
In quel momento quelli del Reparto Fotocamere stanno gurdando le riprese della famiglia in argomento e s’accorgono del ladro.
Il ladro nel frattempo ha già percorso indisturbato 8 centimetri dal luogo del misfatto e comincia ad accusare la fatica.
Dalla Centrale del Reparto Fotocamere viene zoomato sul malvivente immortalato, e viene usato un software miracoloso (prodotto in Italia) che dal culo di un individuo ricostruisce il volto.
Il ladro intanto dorme della grossa a 9,7 cm dal luogo del delitto.
La famiglia americana media si guarda attorno e non vede nulla.
Il volto ricostruito del ladro viene inviato, attraverso l’uso di GPS agli agenti Steimberg e Mason di pattuglia a pochi isolati dal luogo del furto sotto forma di identikit (di 3/4, però).
Perry (uno dei due agenti, indovinate quale dei due), riconosce il ladro dall’identikit e dice all’altro di invertire la Chevy sgommando.
La sgommata ridesta il ladro, che resosi conto della malparata inizia a correre, dopo essersi stiracchiato, lavato i denti e dato una stirata alla T-shirt; non senza aver prima dato del lucido ai mocassini.
Steimberg e Mason arrivano sgommando sul posto del crimine e cominciano a guardarsi attorno.
La famiglia americana media e fortunata, corre loro incontro, dicendo che qualcuno ha mangiato nei loro piattini, ha dormito nel loro lettini…
Nel frattempo Jack The Pillow, ormai a circa 14,5 centimetri sta quasi per uscire dall’inquadratura originaria.
Colpo di scena!
Nel fuggire sbatte contro uno dei due poliziotti, che lo riconosce.

* * *

OK, Jack The Pillow è un nome di fantasia.