Oggetto di proclami e interminabili discussioni, si è risolta in una bolla di sapone la riduzione delle province. Molto meglio sarebbe stato abolirle tout court. Le scelte ibride sono le peggiori possibili. Il ministero della Funzione pubblica ha dato prova di approssimazione e incompetenza.
Sono scadute sei concessioni autostradali, ma non si è sfruttata l’occasione per superare l’eccessiva frammentazione del settore. Del resto dell’Autorità dei trasporti non si hanno notizie: chi l’ha vista?
Nuovi dati allarmanti sull’ingresso nel mercato del lavoro. Le trasformazioni di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato si sono ridotte di un quinto negli ultimi anni. E su 100 giovani, 13 sono dipendenti a termine o falsi autonomi (parasubordinati), 10 cercano un’occupazione e 43 sono inattivi.
Se posso, aggiungerei che nemmeno questo ministro, dopo Brunetta che l’ha tenuto sulla scrivania due anni, ha firmato il decreto di revisione dell’allegato A del DM 8 luglio 2005 (diconsi duemilacinque) in merito ai requisiti tecnici dei siti web delle PP.AA., sicché oggi (leggasi duemilatredici) chi volesse rinnovare un sito di una PA per venire incontro ai cittadini, deve attenersi ai requisiti (i famosi 22 punti che poi sono 21 dal dicembre 2006) vergati a mano su pergamena otto anni fa. In pratica la PA è obbligata all’hosting su Geocities, oppure in alternativa a far rischiare il culo ad un dirigente illuminato che si assumesse la responsabilità di fare un sito secondo gli standard (compresi quelli della WCAG 2.0) contemporanei.
Però nel decreto sviluppo hanno reso fuorilegge le catene a favore delle termiche1.
E adesso l’Europa ci chiede (pare) a gran voce di continuare così e non tornare indietro.
Ma nemmeno Marty Feldman…
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