Corcazzomer Care

Premessa

Lo scorso 2 marzo l’Alfa Romeo, anzi FCA, ha presentato la Nuova Giulietta in molti posti contemporaneamente in tutta Europa e ne ha fatto una diretta web.

Questi eventi, cui mi pregio di essere stato spesso invitato, sono tutti uguali: sono circostanze in cui con i potenziali clienti si usano argomenti e retoriche tipici dei corsi per venditori, il tutto immerso in musica di merda a volume altissimo e condito da luci strobo.
A volte, tanto per buttare un altro po’ di soldi, ci sono cantanti famosi di cui tutti ignorano l’identità, e giocolieri.

Poi il 3 marzo si è aperto il Salone di Ginevra, e sono state (ri)presentate Giulietta e MiTo, oltre alle Giulia in versione civile (piuttosto bella, quest’ultima, tolti push-up e spacchi della Quadrifoglio).

Bene lo stesso giorno sul sito Alfa Romeo, compare la Nuova Giulietta
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in cui c’è questo

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Riassumendo, accade che sul sito di Alfa Romeo, compare la Nuova Giulietta, e volendo saperne di più si viene portati su una pagina a essa dedicata, nella quale c’è la promozione riservata alla Nuova Giulietta 1.6 120 CV TCT, nei soli allestimenti Giulietta e Super.

In quella pagina è possibile prenotare un Test Drive; giudicate voi:

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Non sembra che il sito vi offra un Test Drive per la GIULIETTA 1.6 120 CV Tua a 185 € al mese con cambio automatico TCT incluso nel prezzo?

Bene, prenoto il Test Drive e mi arriva un’e-Mail di conferma in cui mi si ringrazia per aver scelto Alfa Mito e che sarò contattato al più presto.

In effetti, mercoledì scorso alle 18:21 mi arriva una telefonata da Milano durante la quale un signore mi comunica che:

  1. Grazie per aver contattato Alfa Romeo
  2. Lei è il signor eDue? Bene, signor eDue, la chiamo per la sua richiesta di Test Drive
  3. (faccio presente che nella ricevuta avuta per e-Mail era scritto MiTo) Mi comunica che non c’è problema, e che il Test Drive sarà certamente per Giulietta
  4. (faccio presente che sono già un possessore di Giulietta, mi interessa provare proprio la 1.6 120 CV TCT) Accettassi il consiglio di andare, non il successivo fine settimana, ma durante la settimana, perché in questo modo avrò il tutto personale a mia disposizione e tutto il tempo che voglio per fare il Test Drive
  5. (e, già che è in vena di Consigli&Dritte) Quando arriva in Viale Manzoni 67, dica che è il Signor eDue e troverà un addetto ad aspettarla (e per questo lo ringrazio sentitamente; dire chi sono, visto che ho prenotato, l’avrei mai pensato).

Intanto un fatto: giovedì (il giorno dopo) alle 17:00, dallo stesso numero, ricevo una telefonata di una signorina che vorrebbe ricominciare tutto da capo e che resta molto sorpresa del fatto che io abbia già concordato tutto il giorno prima con un suo collega.

Viale Manzoni 67

Stamattina prendo un permesso in ufficio, per andare all’appuntamento.
L’idea è quella di provare la Giulietta, chiarirmi un paio di punti relativi all’offerta Liberamente Alfa di FCABank (ex Sava, per capirsi) ed eventualmente aderire.
Se non fosse chiaro, stamattina ho preso un permesso in ufficio con l’intenzione di andare a dare dei soldi a FCA, OK?!

Però io che conosco FCA, avevo premesso a casa che stamattina, no niente.

Vado, entro da Via di Porta Maggiore 12, dove comunico sia l’appuntamento per il Test Drive, sia l’intenzione di far valutare la vettura, che quindi deve entrare con me.

Parcheggio e dall’interno vado nel salone principale della concessionaria, quello che sta appunto all’angolo tra Viale Manzoni e Via di Porta Maggiore, passando per la sala Usato, la sala Consegne e lo spazio Jeep. Il salone, venendo dalle tre sale di cui sopra ha lo spazio Alfa Romeo a destra, Lancia a seguire ad angolo, Fiat a sinistra con Abarth in fondo e un desk al centro.

La situazione è questa: lo spazio Alfa Romeo è completamente vuoto, non c’è traccia di nessun addetto alle vendite né di clienti; sono esposte un paio di Giulietta Sprint (non più in produzione), una Giulietta Quadrifoglio Verde (non più in produzione) ed un paio di MiTo (non più in produzione). Fronte strada una Giulietta Exclusive (non più in produzione). Vicino allo Spazio Jeep, una 4C Spider, in penombra.

Attendo al desk ingannando l’attesa guardando il salone di auto d’epoca fino a che, due/tre minuti dopo, una signorinella mi si avvicina incuriosita (chissà da quanto tempo non vedeva un avventore) e mi chiede quale sia il motivo della mia presenza.

Obbediente, ricordo e tengo fede alle raccomandazioni avute telefonicamente e prontamente mi identifico; il mio nome non dice nulla alla signorinella.
Sono qui per il Test Drive.
Ah, e quale macchina vuole provare?
Eh, quella che ho prenotato.

Aspetti, le spiego

Noi abbiamo già fatto presente la cosa a Torino: a noi le prenotazioni non arrivano.
Però, se lei mi dice che macchina vuole provare non c’è problema.
Vorrei provare un’Alfa Romeo Nuova Giulietta 1.6 JTDm-2 120 CV con trasmissione TCT in allestimento Super.
No, guardi, le spiego.
Noi non abbiamo quella macchina, abbiamo solo un Giulietta 1.4 turbo GPL.
Modello vecchio, vero?
Aspetti, le spiego.
Non solo non abbiamo la millessei, ma non ce l’avremo mai, perché possiamo avere una sola macchina per ogni brand in Test Drive, e ce la mandano da Torino in base agli ordini dei venditori.

Aspetti, le spiego

Non alla signorinella, che sembrava anche un po’ imbarazzata, ci mancherebbe.
Lo spiego a lei, Torino.

Torino, io che conosco FCA, avevo premesso, uscendo di casa, che stamattina sarei andato a perdere tempo a Viale Manzoni 67.
Io che vi conosco avevo specificato bene al pupazzetto milanese che volevo provare quella macchina e non una simile, e lui mi ha detto che non c’era problema.

Forse lui lo sa che un problema c’è o forse no; ma la consegna è simpatia, efficienza. Non può dire a un cliente «vada pure tranquillo, tanto a noi non cene frega un cazzo, e non le dico ai colleghi romani!»

Torino, io stamattina sono entrato in un Motor Village, dove tutto si è fermato a molti anni fa; anni in cui la FIAT aveva la quota di maggioranza assoluta nelle vendite, anni in cui tutti gli altri costruttori si spartivano le briciole. Anni in cui non solo non c’era Internet, per vostra fortuna e visto che non avete ancora capito cosa farvene (ed al momento la usate per farvi del male).
Torino, voi siete ancora rimasti ai tempi in cui vendevate la 127 Rustica al burino paonazzo, ai tempi in cui azzeccavate una macchina e tiravate avanti vent’anni solo con gli adesivi e qualche cornicetta cromata.
Anni in cui usciva la 124 ma in un angolo ancora c’era la 1100, hai visto mai qualche pensionato la volesse.

Torino, voi vorreste posizionare Alfa Romeo tra i brand premium, ma se uno viene al Motor Village, e lasciamo perdere l’appuntamento – che tanto – trova un salone vuoto dove non ci sono venditori e lasciate il cliente girare da solo in mezzo a modelli vecchi. E brand premium significa anche che il cliente ha uno smartphone e potrebbe aver saputo della Nuova Giulietta nello spettacolare reveal in simultanea europea1.

Torino, voi vorreste vendere la Giulia in questi Motor Village dove il sentimento principale è l’abbandono e quello dei pochi autoctoni la costernazione?
Ma dove cazzo andate?
Chi viene lì dentro a mettervi in mano un assegno da 40.000,00 € se va bene, seduto sul pouf di Ikea e circondato da foto di Brera e 159?

E pure fosse, a chi lo dà l’assegno?

Torino, siccome oggi proprio volevo darvi dei soldi, ho comprato dei tappeti per la mia Giulietta, perché la tengo, per sostituire quelli che mi avete cortesemente regalato alla consegna.

Vado ai ricambi, all’interno del locale officina, ma i ricambi non ci sono più.
C’è una comunicazione su A4 stampato laser, sbiaditissima, su cui qualcuno ha vergato a pennarellone “Maurizio frocione”.
Vado in officina e chiedo: dove sono i ricambi? Salone usato, la porta grigia di fianco al bancomat.
Arrivo e chiedo dei tappeti per la Giulietta. Li vanno a prendere nella vecchia sede; tornano dopo un po’.
Stampano 5 fogli A4 e mi dicono di andare a pagare per poi tornare lì a prendere i tappeti.
Chiedo: in quale cassa?
Riposta: quella dell’officina, in accettazione, uscendo a sinistra.

Arrivo fino alla cassa dell’accettazione e c’è scritto “chiuso, rivolgersi alla cassa centrale”, che è esattamente dall’altra parte dello stabilimento.

Alla cassa centrale, Torino, non c’è nessuno.
A fianco ci sono due che chiacchierano rumorosamente, da un lato, e cinque che chiacchierano rumorosamente mentre spostano incartamenti e pratiche (e cartelle sospese, roba che non vedevo da anni io, che lavoro nello Stato), dall’altro; mentre in fondo ci sono due incravattatissimi che bisbigliano con aria preoccupata.
Aspetto.
Dopo tre minuti, chiedo ai due che intanto avevano proseguito a conversare accigliati, se in cassa prima o poi fosse prevista l’apparizione di qualcuno; uno dei due dice che va a chiedere. Torna e dice che la collega è in firma e arriverà.
Fantozzi, ha presente? Uffici grigi, stigliatura ed arredamento anni ’80 (sono trent’anni fa, eh?!), penombra.
Dopo un po’ arriva la collega, che chiede ad uno in tuta dietro di me, dietro, ovvero arrivato dopo, di passare da una porta che gli lavora tutto il faldone che ha in mano.
Devo aver fatto una faccia tanto acida, che poi si rivolge a me dicendo che mentre lui fa il giro io dicessi pure.

Io avrei questi 5 fogli A4 e vorrei pagare.
Mi chiede come e dico bancomat.
Segue: inserimento del bancomat, calcolo dell’importo finale (comprensivo di IVA) su calcolatrice da tavolo Olivetti Logos 364 nastromunita; il calcolo viene ripetuto due volte e controllato sul nastro.
Poi mi viene chiesto carta o bancomat e poi soggiunto aggià bancomat.
Poi si attende un tempo lunghissimo che la scritta connessione, primo tentativo, lasci il posto a digitare PIN. Tipo prima connessione del giorno.
Poi si batte lo scontrino su un registratore di cassa, che si spilla in alto su uno degli A4, intanto esce la prima copia della ricevuta del bancomat che, piegata longitudinalmente per vincere la curvature imposta dal rotolo, viene dotata di un fermaglio gigante Leone Dellera n.6, casomai ne avessero degli altri, oggi.
Poi la seconda copia viene spillata sotto lo scontrino, sullo stesso A4.
Poi tutte e cinque le copie vengono timbrate con rumore da pressa, con un bel timbro datario + testo alto circa venticinque centimetri e con più metallo addosso che tutte le macchine esposte assieme; su ogni timbro viene posta una sigla a penna.
Su tre di questi viene inoltre riportato a penna l’importo finale comprensivo di IVA.
Mi vengono quindi restituiti nell’ordine: n.1 carta bancomat; n.3 copie formato A4 delle carte finora manovrate con la stessa abilità vista spesso nel gioco ominimo.

Saluto gli indigeni della cassa centrale e riparto per i ricambi dove attendo di nuovo, in una fila in cui riconosco alcuni che scopro essere avventori avndoli incontrati vagare nello stabilimento. Finché finalmente vengono controllate tutte le copie e trattenute in numero di due, gettandole in uno scatolone a terra.
La terza mi viene consegnata (quella con lo scontrino e la ricevuta del bancomat spillati) assieme ai miei tappetini.

Torino, io me lo immagino uno che viene qui all’INPS; uno che dopo aver visitato il concessionario storico con le auto fuori produzione, decide tutto da solo di comprare una 4C Spider, dovo averla ispezionata illuminandola con la fioca luce del telefono. Uno che viene qui in cassa centrale dove deve attendere la fine della proiezione della replica de La corazzata Kotiomkin e il rompete le righe del personale addetto prima che qualcuno lo degni di attenzione.
Io me lo immagino quanto l’experience da brand premium sia poi determinante nel raccomandare il tutto ad altri.

Mi immagino il Cinegiornale Lvce che racconta le gesta dell’avventore che superate mille e mille peripezie, vinta la solitudine durante il lungo vagare, patita l’attesa di qualcuno con cui conversare, guadagna fieramente l’uscita salutando commosso con il suo nuovo automobile.

E volete sapere una cosa, Torino?
Mi ero già immaginato quasi tutto ieri. Perché avevo già vissuto quasi tutto lì dentro altre volte, compresa l’ultima in cui venni per aderire all’offerta fantastica che scadeva il 7 gennaio, dedicata alle stesse macchine che ancora oggi riempivano il salone e che evidentemente non è andata come da aspettative, ma con una differenza.

Allora un venditore c’era e mi ha proposto una quotazione talmente bassa da meravigliarsi anche lui.
Poi, quando gli chiesi conto del perché, nascose frettolosamente il foglio sotto altri e mi aumentò lo sconto di 300 euro dicendo che non poteva fare di più.

Torino, io lo so perché torno lì, perché mi ricordo di quando ci venivo con papà2; perché lì dentro non è cambiato niente.

* * *

Dedicato agli Skunk Workers del modenese3.

Roma, interno giorno un anno dopo

Qualcuno mi chiede: ma perché non lo dici alla Fiat invece di scriverlo qui?

È stata la prima cosa che ho fatto.
Un anno fa, appunto.

Ho anche segnalato che la macchina, poi, l’ho presa al Motor Village di Magliana, ovvero presso lo stesso MV, ma in diversa sede, il che avrebbe dovuto far riflettere ancora di più.
Quello che ho ottenuto, a parte ovviamente nessuna risposta da FCA, è che il venditore con il quale ho concordato e contrattualizato l’acquisto, è stato trasferito a Manzoni e passato a Jeep, quindi che al numero riportato sul biglietto da visita non corrispondesse più lui.

alla fine ho scoperto che avrei dovuto comunque ritirarla a Manzoni ed ho scoperto che la macchina era stata immatricolata il 29 aprile (ordine del 16 marzo 2016) ma che il 10 maggio ancora non mi chiamavano per saldarla e ritirarla.
Scopertolo, sono andato di persona il 10 pomeriggio e con una serie di affermazioni convincenti (diciamo) ho ottenuto che l’11 mattina mi fosse consegnata, se avessi esibito la ricevuta del bonifico a saldo.
Il motivo dell’attesa inutile invece non l’ho mai scoperto; nessuno sapeva.

Nec bis in idem

Sono tornato due settimane fa (maggio 2017) a Manzoni, che a differenza di Magliana mi è molto più vicino e solo per quello, palesando l’intenzione di comprare una seconda Giulietta (notare: volevo prendere un’altra macchina, non sostituire nulla), e ne sono uscito con la fotocopia storta di un preventivo anonimo per una vettura in pronta consegna che, ça va sans dire, non rifletteva manco un po’ le mie intenzioni di acquisto.
Però con uno sconto risibile.
Infatti non l’ho comprata.

Nessuno che abbia fatto 2+2 e proposto una Giulia, per esempio; che ne so, un ragionamento da organismo pluricellulare, mica da Nobel per l’economia, tipo: questo ha già preso una Giulietta da 29.600,00 euro lo scorso anno, adesso ne vuole prendere un’altra, magari gli propongo una Giulia per 4.000,00 in più.
Macché.

E parlo di MotorVillage, non di Pizza&Fichi, dovrebbero essere i fiori all’occhiello di FCA.

D’altro canto, per correttezza, come ho scritto in occasione della prova della Giulia4 (che a Roma non solo non mi hanno mai proposto, ma nemmeno consentito) al MV di Arese mi hanno dato le chiavi di una Super e mi hanno detto “ci si vede dopo, la aspettiamo per pranzo all’Alfa Romeo Cafè, naturalmente ospite nostro”.

Alla fine proprio grazie a questo trattamento, NON ho preso la seconda Giulietta, ed aspetterò che la 156 dica basta per andare a prendere una Giulia ad Arese.
Ci capito qualche volta l’anno, ma anche non ne avessi motivo in futuro, tornerei fin lì, pur di sentirmi trattato come un cliente e non come un rompicoglioni. A parte il fatto che per me Arese è sempre e comunque un posto speciale, e che è un piacere andarci.

Io non pretendo di avere ragione, ma siccome i soldi sono i miei, e non li rubo e non li stampo in proprio, pretendo almeno che chi li dovesse prendere non voglia pure che lo supplichi per prenderli.
Ma forse sono strano io.

* * *

  1. Per la Nuova Giulietta uno spettacolare reveal in simultanea europea – Comunicati Stampa – Fiat Chrysler Automobiles EMEA Press
  2. eDue – Figli Detroit
  3. Infatti: Povera Alfa Romeo se chi è in prima linea la maltratta così | Il blog
  4. eDue – Prova Alfa Romeo Giulia 2.2 TD 150 CV Super @ Arese – eDue

Autore: eDue

Bieco illuminista

5 pensieri riguardo “Corcazzomer Care”

  1. Ma come campano questi? Cioè, vendono qualcosa ogni tanto oltre i tappetini? Comunque più che un acquisto è un’esperienza mistica. 🙂

  2. Man mano che procedevo nella lettura ho pensato mille cose brutte di quel posto e di Fca. Poi ho letto il finale e mi sono rivisto, ragazzino dagli orrendi pantaloni di velluto, andare col babbo, a fare una passeggiata per vedere la Uno Turbo, la Regata Weekend, la Tipo con la strumentazione digitale e decine di usate in cui entrare a piacimento, sognando di poter uscire da lì a bordo di una macchina tutta mia. Però, quando ho raggiunto l’età della ragione, la mia auto veniva da oltre Brennero. Romiti, Cantarella, Fresco, Marchionne e compagnia Elkanide, chiedetevi perché. Se invece avete voluto questo sfacelo potete essere soddisfatti.

  3. Con le mie varie Fiat non ho fortunatamente mai incontrato simili esperienze kafkiane, ma parliamo di oltre vent’anni fa. L’unica volta che sono entrato in una concessionaria FCA ho aspettato una decina di minuti per sentirmi dire che no, non avevano un dépliant dell’ultima versione della Panda uscita da poco.
    Sono invece andato in una concessionaria VW-Audi a comprare una minuscola utilitaria a km 0: ho attraversato un salone stipato di auto che costavano cinque o dieci volte quelle che ero lì per spendere, ho pure tirato sul prezzo… e sono stato trattato come se fossi stato un gran signore. Lo stesso in officina. Nella mia limitata esperienza, gran cortesia anche da Toyota (pure nella manutenzione), un po’ meno professionali i francesi.

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