Vintage prototype dummy of a Sinclair computer that never went into production

sinclair?

Su eBay sono comparsi dei prototipi di macchine Sinclair. Alcuni di questi corrispondono piuttosto bene ai bozzetti di Rick Dickinson1,2,3:

  1. QL and beyond – un album su Flickr.
  2. Zx80. Zx81. Pocket tv – un album su Flickr.
  3. Pandora to Z88 – un album su Flickr.

ad esempio questo, confrontato con (1) in merito a quelli che sarebbero poi diventati i microdrive del QL (che esistevano già anche per lo Spectrum, ma erano esterni e necessitavano di un lettore a parte)

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Immagini da: Vintage prototype dummy of a Sinclair computer that never went into production | eBay.

Analisi del 2014 [2u]

Mentre passano la maggior parte del tempo in atti di onanismo volti a cambiare in peggio parti del codice che funzionano, sostituendole con altre parti che non servono ad un cazzo e sono piene di buchi, i folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2014 per questo blog.

Ecco un estratto:

La sala concerti del teatro dell’opera di Sydney contiene 2.700 spettatori. Questo blog è stato visitato circa 24.000 volte in 2014. Se fosse un concerto al teatro dell’opera di Sydney, servirebbero circa 9 spettacoli con tutto esaurito per permettere a così tante persone di vederlo.

Qui dicono esserci il rapporto completo.

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Aggiornamento

Con l’occasione vediamo un momento i botti fatti da WP durante il 2014

  1. La pagina per la creazione di un nuovo post cambia, passando da una a schermo intero e layout fluido ad una in azzurrino pallido a larghezza fissa.
  2. La pagina delle statistiche cambia da una pagina in cui la schermata contiene tutte le informazioni fondamentali, che in più si possono persino scegliere, ad una pagina in azzurrino pallido a larghezza fissa, che tanto per presentarsi al meglio sbaglia di 24 h la sezione “pubblicati oggi” riportando quelli di ieri; non felici, sbagliano il totale (ad esempio adesso indica un post di ieri, totale 2)
  3. hanno introdotto la pubblicità nelle pagine, che si può eliminare pagando. L’ho scoperto perché alcuni visitatori si sono lamentati con me dicendo che avevo messo la pubblicità, e che potevo dirlo. Peccato che questa pubblicità NON sia visibile al proprietario e che costui (cioè costìo) non fosse stato avvertito da WP. A seguito delle lamentele, WP ha messo un avviso visibile ad occhio nudo sotto un microscopio, che avverte il proprietario che Occasionally, some of your visitors may see an advertisement here. Tell me more | Dismiss this message
    Ne vedete un esempio qui sotto ingrandito 500 volte al microscopio elettronico
  4. Nei primi due casi WP ti chiede se vuoi usare il vecchio template brutto e cattivo, ma non ti dà un modo per dirgli una volta per tutte SÌ, CAZZO.

Schermata 2015-12-30 alle 17.28.19

Buon 2015.

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Aggiornamento 2

Adesso nel pubblicati oggi siamo a 3

Ricordi d’infanzia (Modulo)

modulo

Quello che vedete non è un font in senso stretto; è un modo di disegnare i caratteri basato su un modulo 3*1 poi suddiviso in 6*2 e poi solo le diagonali tracciate per i vertici del quadrato 1*1 (e NON quelle per i punti medi dei lati dello stesso – sembra che questo limite m’intrigasse molto).
L’ho inventato (o se preferite riscoperto) quando ero in prima media.
Ieri ho ritrovato il quaderno su cui l’avevo fatto.
Le righe blu sono varianti che ho trovato dello stesso carattere, intendendo quello nero come più vecchio.
Non ero male; devo essermi rovinato col crescere.

Ambigrammi

ambigram4

La parola italiana ambigramma, la cui nascita viene attestata al 1986, deriva dall’inglese ambrigram, termine coniato da Douglas Hofstadter che, effettuando una ricerca lessicale insieme ad altri amici, arrivò al lemma corrente, formato dal prefisso latino ambi-, che significa doppio, e dal radicale greco -gram, che significa campione di scrittura; Hofstadter decise di operare questa creazione lessicale nonostante nel tempo si fossero già create altre definizioni come vertical palindromes, datata 1965, o designatures, datata 1979. Prima di Hofstadter, già Scott Kim nel 1980 aveva dato un nuovo nome alle sue creazioni, quello di inversions (it: capovolgimenti, inversioni), ma che Hofstadter ritenne troppo debole e poco comunicativo. (da Ambigramma – Wikipedia)

C’è un libro che li raccoglie: An Ambigram Gallery: 10 Examples of the Ambigramist's Art | StockLogos.com.

Mistero costoso

attack

Sono più di quarant’anni1 che Loctite ci delizia con l’Attak per uso domestico.
Possibile che benché riposto in verticale in luogo asciutto e fresco ‘sti cazzo de tubbetti se seccano dopo il primo picogrammo che usi la prima volta e poi si butta tutto?
Hanno cambiato venti tipi diversi di tappo (quello attuale è a sezione triangolare con chiusura a baionetta) e quello che vedete sopra è quello che mi sono trovato in mano.
L’ho comprato la scorsa settimana.
E badate che è il tappo che s’è saldato, il tubetto ed il suo contenuto resteranno nei secoli in perfetto stato, in discarica.

E poi ti prendono pure per il culo2:

Qual è il modo migliore per aprire un tubetto di colla se il tappo si è incollato?
I tappi dei prodotti Loctite sono studiati in modo da non incollarsi. Se ciò tuttavia dovesse accadere, applica un po’ di Loctite Scolla Tutto intorno al tappo.

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  1. Storia – Loctite
  2. FAQ

I robot di Amazon

Nonostante l’enorme quantità di prodotti venduti ogni giorno, Amazon continua a essere in perdita e nell’ultimo trimestre ha avuto perdite operative per 544 milioni di dollari. I suoi ricavi sono passati a 20,8 miliardi di dollari, circa il 20 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma a causa dei grandi costi e degli investimenti in nuovi servizi l’azienda non produce utili. Nei paesi in cui è attiva Amazon non ha praticamente concorrenti al suo livello e questo, più le prospettive di continua crescita delle vendite, basta agli azionisti per continuare a investire.

Da I robot di Amazon – Il Post.

Piazza Sempione, tra Las Vegas e Paradise

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Ci sono personaggi in rete, che solo per il fatto di stare in rete da prima, spiegano, pontificano, illuminano, svelano.
Questi hanno la parola chiave del momento tatuata in fronte, girano per la rete con quella e la applicano a tutto.
Adesso va molto smart city, e loro: piove e dicono che grazie al cazzo, perché non si sono realizzate le smart cities.
Le fogne traboccano, perché non si è voluto investire sulla smart city; dicono che i negri ci invadono, perché mancando l’open data alla città in cui gli esperti si sono installati (altri ci vivrebbero, ma loro no, loro si decompattano in in città e dopo fanno make install), ci siamo accorti troppo tardi di quanti fossero (cioè quasi zero).

Se il comune mettesse i dati relativi agli assalti malavitosi divisi per quartieri sul sito come fanno in USA (dicono costoro), la città sarebbe più sicura e s’avvierebbe sulla strada della smart city. Solo che i dati li leggono anche le gang e quando questi cambiano loro s’adattano di conseguenza; in compenso crolla l’immobiliare in zona e i capi delle gang speculano.
Molti hanno dei grossi dubbi sul fatto che ci sia una rapporti causa-effetto diretto o inverso, ovvero che le gang usino i dati manipolandoli ad hoc con gli assalti per fini di speculazione immobiliare… there’s always someone smarter.

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Quello che vedete in cima questa pagina è un esempio di comunicazione istituzionale che vorrebbe venire incontro ai cittadini, e finisce per prenderli a testate sul naso.

Oggi a Roma c’è il blocco del traffico, tanto di cazzi ne abbiamo pochi, e poi ha piovuto tutta la notte, ma dev’essere stata una smart rain le cui gocce hanno evitato gli inquinanti colpendo solo le molecole d’azoto rendendo comunque necessario il blocco del traffico.

La notizia non sta sul sito del comune, che praticamente non esiste più, ma su quello di Roma Servizi per la Mobilità, che rimanda ad una cartina interattiva sulla quale sono state indicate fascia verde e fascia blu.
Siccome Roma è grande, potete cercare una strada e vedere dov’è.

Ecco, Piazza Sempione sta tra Las Vegas e Paradise, fortunatamente abbastanza lontana dalla Nellis Air Force Base.

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Ora, tornando a quelli che parlano di smart cities e sperando che prima o poi questa parlatori vengano marginalizzati (attualmente si costruiscono una reputazione essendo osannati da persone che non capiscono ciò che dicono), il problema resta sempre lo stesso e né leggi ben fatte e né i relativi decreti attuativi possono o potranno alcunché: manca una cultura di servizio, e tutto quanto ruota attorno al web x.0 (x > 2) ha una usabilità di merda.

E il motivo è che o serve a dimostrare le capacità di programmazione dell’originale di turno, o crea ghetti per dare senso di comunità a chi li partecipa o serve come la linguetta della lattina nei nidi degli uccelli durante il corteggiamento: deve luccicare.

Cosa ci sarebbe di più smart di una città inzeppata di sensori i cui dati possano essere liberamente fruiti da chiunque per farne prodotti che non hanno spesso alcun valore scientifico e altrettanto spesso non servono ad un cazzo?
Ci sarebbe, per sempio, una città che quando comunica, come nel caso “domenica blocco del traffico in fascia verde”, ti dica quale cazzo è la fascia verde.
Cominciamo a mettere semantica nella comunicazione istituzionale, se vogliamo essere un po’ più smart, rispettando i cittadini.

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Vedi Fascia verde e Anello Ferroviario Roma Servizi per la Mobilità.