Leggere le copertine

A parte i codici di uso e conoscenza comuni come larghezza del battistrada, diametro di calettamento ed altri, spesso le persone ignorano l’esistenza di altri codici che indicano, tra le altre cose settimana ed anno di fabbricazione.

Ecco, proporrei di rendere più utili le ricerche sui siti di vendita di libri, usando per Camilleri la stessa convenzione; filtrando solo per anno vengono sempre fuori pagine di titoli.

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Immagine da http://www.michelin.it/pneumatici/come-leggere-uno-pneumatico/

Voi siete due, ma noi siamo parecchi

Lei ascoltava quello che avevo da dire del mio passato ingombrante, sfociato in un presente diverso e difficile, e aspettava un momento mio di pausa per dirmi la fatidica frase: guarda al futuro, basta con questo passato. Se proprio lo vuoi sviscerare, scrivi, visto che ti piace così tanto.

VIOLA, Marina – pensieri e parole: Siamo io e te, papà.

I see your hunger for a fortune

Matteo BORDONE, un opinionista, sostiene che1

Vedere Lost gratis non è un diritto

Questa cosa mi ricorda tanto tanto una vecchia campagna della BSA – Business Software Alliance che sosteneva che2

Copiare software è reato

Sembrano due ovvietà, e invece sono due cazzate.

La seconda affermazione è stata oggetto di condanna da parte dell’AGCM che ha accolto l’esposto di Emmanuele SOMMA3 ed altri, che sostenevano che copiare il Software Libero non solo non è reato, ma è un bene per il pianeta. La prima?
La prima sottintende che vedere Lost sia una necessità (o se preferite che sia inevitabile) e che non ci sia modo di farlo gratuitamente.
Invece Lost è visibile in chiaro e gratis su alcune televisioni commerciali nazionali.
Qualcuno dirà: ma non l’ultima serie.
Beh, basta aspettare.

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Pare che Crozza abbia copiato tre battute da Twitter e le abbia recitate in TV.
Subito, in assenza di pitbull assassini, spalatori infartuati e nevicate copiose fortunatamente previste per il fine settimana, il mondo dell’informazione si è scatenato e si è diviso tra detrattori del plagiatore e suoi accòliti.

Tra costoro Michele SERRA, un opinionista, sostiene che4

Il bravo comico (per esempio Crozza) sa rendere comica, usandola nel modo giusto e al momento giusto, anche una battuta media. Il cattivo comico rende loffia e inerte anche una buona battuta, per esempio scrivendola su Twitter. La comicità è rischiare la faccia davanti a un riflettore. Il resto è diceria nell’ombra, mormorio degli assenti.

Serra è vittima del suo ruolo di opinionista.
Un’opinione al giorno su tutto lo scibile non è umanamente sostenibile, ma è imposta da contratto.

Sarebbe bello se le rubriche sui giornali ci fossero solo quando gli editorialisti hanno qualcosa da dire, così come sarebbe bello che i giornali cambiassero foliazione ogni giorno in base quanto hanno da scriverci dentro. Invece per questioni di economicità produttiva e logistica, meglio stabilire forma a dimensioni del prodotto a priori e poi riempirle comunque; di minchiate se le notize sono in difetto o preferendo loro le minchiate altrimenti.

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Quanto a Crozza, che non fa ridere, e il frastuono in Internet sul furto di tre battute, che transitivamente erano scarse, mi sento di parafrasare Oscar Luigi SCALFARO5:

Se è vero che nei 5 minuti di presenza in TV, le battute del Nostro sono risultate dei plagi e questo ha messo in fermento il social network dal quale sarebbero state copiate, questo è il metro della svalutazione del popolo della rete, e non è certo un vanto.

Del resto la rete è largamente popolata da vanity press, che per definizione è quella che non pubblicherebbe nessuno. In questo caso c’è un signor nessuno che la ricicla.

Ora, il plagio, la pirateria.
A me viene un dubbio.

Premetto che non ho mai scaricato un contenuto in maniera illegale e non ho nemmeno accettato di possederlo illegalmente se di provenienza altrui; immagino di averlo fatto perché sono integro moralmente e perché temo le conseguenze se scoperto.

E invece no.
Timore e integrità sono due aspetti; il terzo e preponderante è che non scarico compulsivamente, non ho il gusto del possesso. Se compro un contenuto è perché lo voglio, perché mi serve, perché immagino mi piaccia, o ho avuto modo di provarlo.

Ho comprato molta musica.
La mia libreria iTunes, regolarmente rippata dai CD originali, conta al momento 412 album per 189 artisti; direi che è un buon 50% del totale dei CD che ho.
Adesso compro pochissima musica, perché quella che gira da una ventina d’anni, con rarissime eccezioni, nella migliore delle ipotesi è una riproposizione del già sentito, del già visto.

Il perché è chiaro, perché gli “artisti” sono degli stipendiati, che timbrano il cartellino, fanno il tour, timbrano il cartellino, fanno il disco nuovo. Se il tour è fiacco quanto a ricavi la spallina velcro farà in modo di scoprire una sisa al momento stabilito. Se il disco è fiacco si farà in video in tanga per ogni brano.

Non sarà che la pirateria è connaturata alla pochezza dei contenuti per i quali nessuno o quasi si sentirebbe di spendere?
E siccome il prodotto è dappoco, il grosso è ricarico; le persone non dovrebbero accorgersene?

La soluzione è giustificare la pirateria?
No, la soluzione è:
– migliorare i contenuti
– ridurre gli acquisti.

Ecco, secondo me, impossibilitati ad intervenire sul primo punto, si interviene singolarmente sul secondo; alcuni non comprando o comprando assai di rado come me, altri non comprando se non al prezzo che ritengono congruo: zero.

Parlo di musica, ma per i libri vale lo stesso.
Su TV e cinema non mi pronuncio perché non frequento da anni, e quando mi capita mi pare che il tempo si sia fermato.

Detto altrimenti: non sarà che in vendita c’è robetta che nessuno è disposto a comprare?

E infine: se uno è disposto, perché rompergli i coglioni con i DRM6?

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  1. ilPost.it – Vedere Lost gratis non è un diritto
  2. Dichiarato inlegale lo spot BSA
  3. SOMMA, Emmanuele – About me
  4. MANTELLINI, Massimo – Vicedirettore di Rai 2
  5. eDue – Ricostituente
  6. eDue – A book, is a book, is a book, isn’t an e-Book

Quanto al titolo: EL&P – Pirates.

Educational Channel

Parliamo dei libri scolastici.

Parliamo della legge che non consente di fotocopiarli se non in misura minore o uguale al 15%, del fatto che anno dopo anno cambiano la copertina ed i professori te li fanno ricomprare.
Parliamo del fatto che se ne usa, quando va bene, un 5% e del costo di trasportarti, stamparli e di energia e materie prime buttate al cesso.
Sembra la versione ottocentesca dei DRM.

E finiamo col parlare di COME sono scritti e di cosa c’è scritto dentro.
Ecco, i libri scolastici vanno bene così come sono?
No: http://www.ibs.it/code/9788838743153/tonzig-giovanni/cento-errori-di-fisica.html. Per esempio.

Parliamo dell’accordo quadro tra M$ e il MIUR?
Parliamo del fatto che, guarda caso, i professori in genere adottano il proprio testo? O I propri testi, buona parte dei quali restano intonsi?
Ricordo un professore di Geometria che adottava 5 suoi libri di testo, e faceva lezione sugli appunti che bisognava andare a comprare dietro Viale Ippocrate in copisteria.
Più che reprobo, reprografo.

Parliamo anche di un fatto: il libro è ancora lo strumento migliore d’apprendimento? Ovvero: è il libro che consente l’apprendimento o è l’esercizio, la montagna di esercizi, che lo consente? E i professori che ci stanno a fare? Bastano i libri, i computer, Internet per imparare? Perché ho come la sensazione che si guardi il dito.
Scuola Radio Elettra è stata l’università del futuro o la CEPU del passato?

Vogliamo parlare dell’evento Apple di ieri?
Bene, parliamo del fatto che Schiller ha detto quello che tutti noi sappiamo bene: la scuola statunitense è uno schifo. Gli statunitensi a livello mondiale hanno un livello d’istruzione che fa pena.
Probabilmente perché nessuno insegna loro il ragionamento, nessuno sforzo, nessuna fatica: della vita devi solo guardare le figure; tutto è televisione, tutto è videogioco.
Continuare a pensare che gente così ignorante, anche se magari tecnicamente preparata, ci venga ad insegnare qualcosa che non sia il modo più efficiente di produrre (in Cina) e avvitare una lampadina1, beh è questo che mi ferisce di più.

Per quanto mi riguarda, dopo la meraviglia e la magia di iWork.com, probabilmente questo resterà l’ennesimo annuncio senza seguito2, 3 fatto da Apple nella migliore delle ipotesi; nella peggiore contribuirà all’annientamento mentale dei suoi connazionali.

A quello dei nostri, invece, sta contribuendo da decenni una classe politica che vede nell’istruzione un costo sempre comprimibile, non certo Apple.

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Sulla EULA4, infine, vorrei ricordare che non è (era?!) possibile usare prodotti M$ (tipo Word, per dire) per parlare male di M$, tipo un giornalista (per dire). Ma il fatto che se vendi qualcosa, Apple voglia una parte del guadagno, considerato il costo infrastrutturale e quello di sviluppo del software, mi pare semplicemente un’ovvietà.

Finisco dicendo che ho fatto esami universitari i cui docenti mettevano a disposizione il loro testo in PDF. Non tutti i libri che scrivono, si badi, ma solo quelli necessari e sufficienti a sostenere l’esame con profitto. Se questo fosse un obbligo per i docenti che lavorano nello Stato, vivremmo in un paese migliore. E, come si nota, Apple in questo non c’entra, come non c’entra M$, Amazon, ecc.

Apple punta un mercato, molto, molto redditizio; nei paesi dove la scuola pubblica è un valore suppongo dovremo pensare a qualcosa di profondamente diverso dal mercato dell’istruzione.
E il perché ce lo dice Schiller: perché NON funziona.

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  1. Livermore’s Centennial Light Bulb
  2. eDue – Musical Cue
  3. eDue – Se c’è la mela, è Jobs
  4. venomous porridge – The Unprecedented Audacity of the iBooks Author EULA
  5. MANTELLINI, Massimo – Capitoli chiusi

Un secolo troppo presto

Mi tornava in mente questo2, di grande attualità:

MEDIA. Presentato dall’amministratore delegato il nuovo elaboratore multimediale Envision3,4. Corrono gli utili della francese Valeo
Olivetti rilancia sui computer
Passera: “Non usciamo dal settore, anzi investiamo. Pareggio entro il ’96”

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  1. Maggiori informazioni su http://olivetti.beccogiallo.org/
  2. SALDUTTI, Nicola – Olivetti rilancia sui computer Pagina 23 (8 settembre 1995) – Corriere della Sera
  3. eDue – Cupovision
  4. Wikipedia.it – L’Olivetti Advanced Technology Center di Cupertino

A Quantum Leap Backward

Lo scorso anno accadde che, per errore, i due teli di cotone con cui ricopriamo le poltrone in studio siano stati riposti assieme alla lana.
Problema?
Beh, sì, perché è l’ultimo posto in cui guarderesti.

Lo scorso anno, come antitarlo, invece del solito coso alla lavanda, abbiamo preso il solito coso ma al cedro.
Insomma la risultante è stata una madeleine1, perché il telo fa lo stesso odore della carta e della colla che usava la McGraw-Hill quando ero piccolo (io per l’odore dei libri impazzisco).

Ne segue che ieri invece di iniziare con algebra per la quale pure avevo preso ferie, ho ripassato mentalmente l’Assembler ed il SuperBASIC del QL2.

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  1. Wikipedia.it – Madeleine (gastronomia)
  2. Wikipedia.it – Sinclair QL

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Immagine da http://www.vecchicomputer.com/2008/02/sinclair-ql/

Un vulcano di déjà vu

Richard STALLMAN ogni tanto sbaglia rubinetto.
Il problema è che ogni volta si convince di aver scoperto l’acqua calda, ed ogni volta i suoi adepti cominciato a titolare tutt’attorno sull’ultima scoperta del Riccardino nazionale.

Oggi che t’ha scoperto ‘sto geniaccio1?!
Che gli e-Book non sono libri.
Beh, un candidato al Nobel per la barba.

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  1. SHANKLAND, Stephen – Richard Stallman: Break free of e-book ‘chains’

Questo è Wallace

Come sapete entrambi, io non sopporto David Foster WALLACE quando scrive racconti, mentre lo considero il più grande saggista esistito.

Siccome non ho preconcetti, ma pareri che nel tempo si rafforzano, sto leggendo Questa è l’acqua.
Una cazzata.

Ma illuminante, perché finalmente ho capito il problema.
DFW, era capace in maniera inarrivabile di descrivere un luogo nello spazio, nel tempo e nell’antimateria con una frase; nella stessa frase poteva cambiare registro stilistico passando da un inizio aulico ad un finale rap mettendoci dentro, tra punto e punto, un dagherrotipo ed una vomitata di uno tipo in quasi coma tossico.
Possibile, mi sono sempre detto, che non riuscisse proprio a scrivere racconti, uno così?

Possibile sì, perché DFW era inarrivabile nel descrivere, e laddove altri impiegavano pagine a lui bastavano caratteri; le sue non erano analisi ma referti autoptici.
Dopo aver letto un argomento descritto da lui il resto era fuori fuoco o deja-vû.

Ma lui per poter costruire doveva demolire un costrutto altrui.
Era un coroner, un demolitore.

Se gli si chiedeva, o se si proponeva di costruire, semplicemente non ci riusciva.
Ho la sensazione che avesse lo stesso problema riguardo alla sua vita; costruire non era per lui.
E questo è il problema dei suoi racconti; personaggi ben delineati, dissezionati con cura, demoliti, liofilizzati.
Ma il processo inverso, idrofilo, non gli sarebbe mai riuscito bene, nemmeno se qualcuno gliel’avesse preparata, portata alla giusta temperatura e poi gli avesse detto “questa è l’acqua”.