I cittadini? In USA?!

Edward Snowden aveva ragione a denunciare la sorveglianza indiscriminata, l’interferenza come metodo d’indagine, i controlli a strascico. Tim Cook sbaglia, invece, quando dice: «Nelle mani sbagliate, questo software avrebbe il potenziale di sbloccare qualsiasi iPhone fisicamente in possesso di qualcuno». Le mani dell’autorità giudiziaria non sono sbagliate. Sono le mani autorizzate dal patto sociale, come ha ricordato Massimo Sideri su Corriere.it.

Contraddirsi nella stessa frase con argomentazioni tanto convincenti è oggettivamente difficile.

Da Prima i clienti poi i cittadini. La scelta sbagliata di Apple – Corriere.it

It’s not about this 5c

It’s their excuse to establish precedent and permanent backdoors for themselves so they can illegally spy on anyone’s data whenever they please. They’re shamelessly using a horrible tragedy to get themselves more power.

Like the NSA, they believe that they’re above the law, and the federal government and courts have confirmed that they indeed are. They couldn’t care less that they’re weakening our encryption for others to break as well — they consider that an acceptable casualty. They believe they own us, our property, and our data, all the time.

I commend Apple for standing up to this, but unfortunately, I suspect they’re eventually going to lose. I’d love to be proven wrong, but nobody in the government is protecting our rights anymore, and Americans simply just don’t care enough to compel them to.

Prove me wrong, America.

Da It’s not about this 5c – Marco.org

TIM – Telecom Icona Manzoniana

Sono sempre stato convinto che in genere si prende una cazzata e ci si costruisce attorno una spirale di chiacchiere, possibilmente piene di tecnicismi inventati sul momento in modo da non essere verificabili, che spaventi chi legge (o ascolta) e finisca per fargli credere che è meglio annuire che controbattere, per non prolungare l’agonia.

Il mondo del software, ad esempio, è pieno di queste cose; l’analisi viene in genere scritta dopo che il prodotto è stato finalizzato, e il TTM – Time To Market – abbondantemente lisciato; pensa se scrivevamo prima i requisiti, l’analisi ed i casi di test.
Però come l’economia si differenzia dalla contabilità, la comunicazione si differenzia dalla realtà.

Nella storia di un’azienda ci sono fatti, più di altri, che ne cambiano il corso, scelte che generano svolte. Non capita a tutti di avere il privilegio di determinare, o almeno proporre, queste scelte e di vedere che la tua idea esce dal PowerPoint e diventa atto concreto. Un rebranding non è un’attività di comunicazione, ma un passaggio culturale e industriale che determina l’identità lavorativa di migliaia di persone che tutti i giorni devono rappresentare e sentirsi rappresentati dall’azienda per cui lavorano.

Il privilegio di cui si parla è quello di aver preso un ideogramma che indica staticità e immobilità ed averlo applicato ad un’azienda di telecomunicazioni semplicemente perché ricorda, con i suoi contrografismi, una T.
Adesso occhio:

  • Brand
  • Walk The Talk che sussidia concretamente il Brand
  • l’Idea per rendersi concreta deve essere resa industria e finanza (Idea, maiuscola)
  • Vision e della Mission (…) creando identificazione e differenziazione
  • il brand è un asset (entrambi minuscoli, però)
  • analisi profonda, di contesto e di settore come di mood interno all’Azienda
  • I Global Brand di successo sono veri e propri ecosistemi
  • Informato dai dati, il brand ecosistema considera il contesto che circonda il cliente e identifica sinergie tra le esperienze
  • La lezione dei “GAFA Brand” (Google, Apple, Facebook e Amazon) in questo senso è lampante
  • tutti i brand GAFA offrono al cliente un log-in unico

Stiamo parlando di login unico?

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Andiamo avanti:

  • la convergenza delle reti fisso-mobile abilitata da Internet, dai nuovi device e dalle piattaforme digitali
  • I nostri clienti desiderano condividere emozioni, passioni e informazioni (telefonasse, insomma)
  • brand unico, capace di coniugare il dinamismo, la vicinanza e l’orientamento al futuro
  • Si è trattato di una operazione graduale ma veloce
  • OnLife, il nuovo territorio di marca
  • C’è uno spazio nella vita delle persone in cui il mondo dell’Offline si fonde con il mondo dell’Online, dove la tecnologia unisce l’analogico e il digitale.
  • TIM è l’abilitatore dell’OnLife grazie all’integrazione di prodotti, servizi ed esperienze con l’obiettivo di connettere persone e organizzazioni nel mondo del futuro.
  • abbiamo ridefinito la nostra brand proposition, ossia la sintesi estrema della nostra promessa: Connessi alla vita. Sempre. Ovunque. Meglio.
  • Telecom Italia scontava le difficoltà che derivavano dal suo doppio ruolo: da una parte quello di legal entity, dall’altro quello di brand commerciale
  • abbiamo pertanto razionalizzato questa situazione procedendo per step e su tutti i touchpoint
  • firma TIM con endorsement Telecom Italia
  • Una rivoluzione copernicana
  • in grado di supportare la creazione di una esperienza coerente e distintiva attraverso tutti i touchpoint, fisici e digitali

Dite la verità non vi ricordate più l’argomento.
Bene, era questo:

Per questo è nato il nuovo logo TIM, caratterizzato da una TIM-Icon rossa e dal wordmark bianco su fondo blu, e che risponde alle esigenze di semplicità, duttilità e iconicità dettate dal mercato. Il nuovo logo offre una più semplice customer experience ed esprime al meglio i valori e le caratteristiche di un’azienda proiettata verso il futuro avendo una base solida su cui costruire.

Wordmark bianco su sfondo blu?

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e sì, è la stessa immagine di prima.
Adesso mi perdonerete il citare il finale:

  • daremo vita nei prossimi mesi a un renaming di tutte le nostre realtà societarie
  • questo processo di brand semplification porterà il 60% degli italiani a percepire TIM come innovativa e all’avanguardia
  • non può mancare la semplificazione interna, quella della cultura organizzativa, che passerà anche dallo Smart Working, e da un rinnovamento nella nostra employee value proposition: “Crescere nel cambiamento”, per essere aspirazionali tra i talenti, per essere motivazionali tra i nostri dipendenti.
  • Abbiamo infine ridefinito il sistema di misurazione delle performance del brand integrandolo con nuovi strumenti di analisi (es. valore del brand) e tecniche di misurazione avanzate (es. Neuro-marketing, Share of Choice Modeling ecc.).

Bene, intanto diamo merito a chi ha concepito questo manzoniano incantaburini:

Carlotta Ventura è “Executive Vice President Brand Strategy & Media”, Alessandra Tavarnelli è “Brand Development Manager”, in Telecom Italia – Tim

Poi avvertiamo voi due lettori assidui che

Questo articolo uscirà sul numero di marzo 2016 della Harvard Business Review Italia.

A marzo, tu pensa a quelli che non avendo modo di leggerlo prima, dovranno aspettare fino ad allora; oppure, vista al contrario, tu pensa a chi si rivolge, se viene pubblicata in cartaceo su una rivista a pagamento, essendo stato già pubblicato su un giornale online, gratis.

Infine lasciatemi dire due parole sul logo, perché alla fine stiamo parlando del motivo per cui adesso devono cambiarlo su tutte le Panda Van:

e del mio rapporto di cliente, anzi customer experience con questa azienda future-oriented:

Ah,

beh, certe convinzioni personali sono dure a morire.

* * *

Citazioni da Come sta cambiando TIM – Il Post (che si può leggere gratis, cliccando sul link! pensa…)

COME

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Un paio di chiarimenti sulla questione Unioni Civili, canguri e varie:
1) no, il Governo non può mettere la fiducia perchè non è un ddl del governo. E non è un ddl del governo perchè altrimenti avremmo dovuto scrivere la legge con Alfano, cioè una leggina tipo i Dico.
2) Da due anni stiamo lavorando per arrivare al Senato sapendo che la legge ha i numeri, ma certo sapendo che ci sono alcuni dem (che io non voglio chiamare cattodem) contrari. Ma malgrado questo il PD invece di presentare una legge che piace a questi pochi dem e ad Alfano, è andato avanti per la sua strada contando su numeri al di fuori del governo, quindi anche mettendo a rischio la maggioranza
3) Siamo arrivati a dimostrare l’interesse per la legge contro tutti, contro Alfano, contro Gasparri, contro Giovanardi, contro Quagliarello e contro quei pochi dem presentando il canguro, una pratica del tutto legittima e democratica che evita l’ostruzionismo di emendamenti scritti cambiando qualche virgola.
Ergo sia chiaro a tutti: il PD sta lavorando a questa legge da anni, l’ha scritta, ha discusso, ha accettato di dividersi, di chiedere voti a SEL e M5S che con il PD non governano pur di fare passare una buona legge. Abbiamo accettato per anni di essere linciati ad ogni articolo di giornale che usciva, ogni giorno, raccontando retroscena su accordi con Alfano, sui pochi dem che l’avevano vinta.
Invece oggi siamo qui con questo benedetto canguro che vogliamo votare questa benedetta legge così come diavolo l’abbiamo scritta. Che si sappia in modo chiaro chi vuole la legge e chi alla fine non gliene frega nulla, basta far saltare una cosa su cui Renzi ha messo la faccia. E io continuo a ringraziarlo per avercela messa. Ora ce la mettano tutti i senatori di buona volontà, pensando ai diritti delle persone, non ai giochini della politica più bieca.
Volete la legge? Votate il canguro così la votiamo così come è, senza modifiche e la spediamo alla Camera dove i numeri per farla pubblicare sulla Gazzetta entro giugno ci sono.
Vediamo se siete capaci di fare politica.1

Domanda retorica, visto che quelli che si candideranno a Roma giurano obbedienza a uno che va in giro mascherato da Uomo Tigre, e già avvertono di un complotto per farli vincere, senza nemmeno un sussulto d’animo, senza provare pietà per sé stessi almeno quanto basta per non ridicolizzarsi.

La realtà è che questi voteranno COME Alfano, COME Gasparri, COME Giovanardi, COME Quagliarello e COME quei pochi cattodem di cui ha già detto tutto Daniele VIOTTI, ieri:

* * *

  1. Un paio di chiarimenti sulla questione… – Cristiana Alicata

Immagine da Spinoza » Civil war.

Noi no

“Ho pensato che potrebbe essere in corso un complotto per far vincere il Movimento Cinque Stelle a Roma”. L’ultima teoria del Movimento Cinque Stelle arriva dai microfoni di Radio Cusano Campus per bocca della senatrice Paola Taverna, all’indomani della presentazione dei candidati “grillini” al Campidoglio.
(…)
Diciamocelo chiaramente, questi stanno mettendo in campo dei nomi perché non vogliono vincere Roma, si sono già fatti i loro conti. Al governo rimane Renzi, alla Regione Zingaretti che stiamo vedendo come sta operando, a livello economico Roma dipende da stanziamenti regionali e stanziamenti statali, ora vogliono metterci il Cinque Stelle, per togliergli i fondi e fargli fare brutta figura. Questo i romani lo devono capire”.
“E comunque – aggiunge la senatrice – hanno fatto i conti senza l’oste, i romani non sono rimbambiti”

Da Comunali, i Cinquestelle: “C’è un complotto per farci vincere a Roma” – Repubblica.it Mobile

PDporestelle

Il contratto aggiunge anche una clausola – probabilmente illegale – secondo cui, sempre a richiesta di Casaleggio e Grillo, gli eletti saranno anche obbligati a dimettersi. Queste sanzioni potranno scattare anche in seguito a una votazione online tra gli iscritti al partito, che però non è obbligatoria. I leader del Movimento si riservano il diritto di imporre sanzioni in completa autonomia.

Demenziale questa idea che i consiglieri comunali di Roma possano dimettersi a comando.
No?!

Da Il “contratto” per i candidati del M5S a Roma – Il Post

#Jesuisdrôle

La protesta è iniziata questo mercoledì, dopo la trasmissione sulla televisione TF1 di un servizio dedicato alla riforma. Il Front National, il partito di destra radicale guidato da Marine Le Pen, ha protestato duramente contro la proposta. Il vice-presidente del partito, Florian Philippot, ha detto che la lingua francese è “l’anima” della Francia. Un sindacato studentesco ha diffuso un comunicato in cui si domanda chi abbia autorizzato il ministero dell’Educazione ad alterare la lingua francese.

La riforma in realtà è vecchia oramai di 26 anni: risale al 1990, quando i membri dell’Académie Française, una delle istituzioni scientifiche più celebri del mondo e considerata la “custode” ufficiale della lingua francese, accettarono all’unanimità un piano di semplificazione della lingua francese.

Aspettiamo che Salvini si scagli contro l’abolizione di girabacchino a favore di cric.

Da #JeSuisCirconflexe – Il Post.

Tubi di scappamento

Quando i pedaggi cessano di essere tali e diventano imposte, il governo può ancora disporne in via amministrativa come meglio crede o la competenza dovrebbe passare al parlamento? Non è una domanda astrusa perché pone il problema, mai affrontato o chiarito, di cosa fare dopo che giunge a scadenza una concessione autostradale. E nel nostro sistema ve ne sono molte.
I pedaggi sono stati istituiti per coprire i costi dell’investimento e gestione delle autostrade (più un “congruo” profitto per il concessionario) e, sia pure con regole diverse, è sempre questo il criterio col quale vengono fissati e rivisti ogni anno.
L’ammortamento dell’investimento è l’onere più elevato e viene in principio rateizzato in modo tale che l’autostrada risulti interamente ammortizzata a fine concessione, quando dev’essere devoluta gratuitamente allo Stato (per la parte eventualmente non ancora ammortizzata è previsto un indennizzo).
A quel punto, secondo le regole vigenti, i pedaggi dovrebbero essere eliminati o ridotti a quanto serve per coprire i soli (modesti) costi di gestione.

Da Quando il pedaggio diventa un’imposta

Secondo quartiere popolare della Società Umanitaria

Il Secondo quartiere popolare della Società Umanitaria o, nella sua iniziale denominazione, II quartiere popolare è un complesso di edilizia residenziale pubblica di Milano costruito fra l’ottobre del 1908 e il novembre del 1909 dalla Società Umanitaria su progetto dell’architetto Giovanni Broglio.

L’ho scoperto ieri sera.

Da Secondo quartiere popolare della Società Umanitaria – Wikipedia