Is Apple’s quality slipping? | TUAW

Over the weekend, amidst the noise of CES news seeping from Vegas, founding Tumblr CTO and Overcast developer Marco Arment voiced a concern I have been stressing over for some time. Titled “Apple has lost the functional high ground,” it cuts straight to the heart of the matter: Apple’s longtime brand promise of “it just works” applies to fewer and fewer products the company makes.

Marco, being a developer, is largely remarking on software. Apple’s hardware only seems to improve generation over generation (although I have spoken to a frighteningly large number of people who have had to battle Apple in order to get products fixed). Apple’s software, on the other hand, appears to have slipped off the cracker.

Se aveste dubbi, aprite iTunes.

Da Is Apple's quality slipping? | TUAW: Apple news, reviews and how-tos since 2004.

Analisi del 2014 [2u]

Mentre passano la maggior parte del tempo in atti di onanismo volti a cambiare in peggio parti del codice che funzionano, sostituendole con altre parti che non servono ad un cazzo e sono piene di buchi, i folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2014 per questo blog.

Ecco un estratto:

La sala concerti del teatro dell’opera di Sydney contiene 2.700 spettatori. Questo blog è stato visitato circa 24.000 volte in 2014. Se fosse un concerto al teatro dell’opera di Sydney, servirebbero circa 9 spettacoli con tutto esaurito per permettere a così tante persone di vederlo.

Qui dicono esserci il rapporto completo.

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Aggiornamento

Con l’occasione vediamo un momento i botti fatti da WP durante il 2014

  1. La pagina per la creazione di un nuovo post cambia, passando da una a schermo intero e layout fluido ad una in azzurrino pallido a larghezza fissa.
  2. La pagina delle statistiche cambia da una pagina in cui la schermata contiene tutte le informazioni fondamentali, che in più si possono persino scegliere, ad una pagina in azzurrino pallido a larghezza fissa, che tanto per presentarsi al meglio sbaglia di 24 h la sezione “pubblicati oggi” riportando quelli di ieri; non felici, sbagliano il totale (ad esempio adesso indica un post di ieri, totale 2)
  3. hanno introdotto la pubblicità nelle pagine, che si può eliminare pagando. L’ho scoperto perché alcuni visitatori si sono lamentati con me dicendo che avevo messo la pubblicità, e che potevo dirlo. Peccato che questa pubblicità NON sia visibile al proprietario e che costui (cioè costìo) non fosse stato avvertito da WP. A seguito delle lamentele, WP ha messo un avviso visibile ad occhio nudo sotto un microscopio, che avverte il proprietario che Occasionally, some of your visitors may see an advertisement here. Tell me more | Dismiss this message
    Ne vedete un esempio qui sotto ingrandito 500 volte al microscopio elettronico
  4. Nei primi due casi WP ti chiede se vuoi usare il vecchio template brutto e cattivo, ma non ti dà un modo per dirgli una volta per tutte SÌ, CAZZO.

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Buon 2015.

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Aggiornamento 2

Adesso nel pubblicati oggi siamo a 3

C’è Palta Per Te

Stavo leggendo questo: My favorite apps of 2014: Victor Agreda | TUAW: Apple news, reviews and how-tos since 2004 ed a un certo punto tra le applicazioni preferite dall’autore, c’è una certa Inbox, che pare essere un’app di Google per la posta.

Però nell’articolo c’è un link che non porta a nulla che sembri quell’app, ma a una pagina di un certo framework di sedicente software libero che permette di scrivere applicazioni di posta che sincronizzano tutti gli account possibili: Inbox – The next-generation email platform.
E dove non si parla mai di Google.

A questo punto uno si chiede:
1) come mai un articolista (che pure dovrebbe essere esperto di quel che scrive, almeno pratico, tiè) è convinto di linkare una cosa e ne linka un’altra (seppure omonima)?
2) C’è un nesso tra le due?

Sul sito di questo framework non si capisce mai bene chi siano costoro; il link alla privacy policy è il seguente: http://www.___________.com/ (testuale, eh?!). Nella pagina Inbox – Terms Of Use non si cita mai una sede (salvo una generica California, potevano mettere Terra) e pare una pagina copiata da altrove, in cui il nome della società (Inboxapp Inc.) viene subito associato al termine Company, e da lì in poi sparisce fino all’ultima riga, in cui viene associato ad un indirizzo di e-Mail.

Uno dice: vabbeh, ma chettefrega.
Beh, insomma, intanto questi, per non si capisce bene quale motivo ti chiedono 99 USD/anno per del software libero più un tot a applicazione che lo usa.
Fermi.
Lo so benissimo che il software libero può essere venduto, ma perché qualcuno lo compri dev’essere ben più che non una cartella di sorgenti (che comunque, in quanto software libero, sono a disposizione di chi li compra, che li potrebbe anche rivendere a sua volta), ma qui non c’è licenza.
Eggià, software libero rilasciato sotto una licenza che non c’è, salvo questa citazione qui

Unless otherwise indicated, the Terms of Use and all Content provided by Company are copyright © 2013 InboxApp, Inc. All rights reserved.

Ora, un software libero, per esserlo, dev’essere accompagnato da una licenza di software libero; se tutto quello che mi dai è sotto copyright e in più ti riservi tutti i diritti, beh, ecco a me di libertà ne resta poca.

A un certo punto, infine il free software, diventa open source.
Ah, beh.

Infine Inbox FAQ.

Why does Inbox store mail data? Inbox stores a local copy of your mailbox in order to provide fast and efficient access to messages, threads, and attachments. Mutable operations will update the local datastore immediately, and queue changes to sync back to your mail provider. This design is necessary in order to achieve the level of performance expected on modern developer platforms.

Insomma, o questa società ha tanta ma tanta confusione in testa, almeno quanta ne ha il redattore di TUAW, e vuole fare BlackBerry 2 la Vendetta, oppure il tutto è un tentativo di farvi pagare olio di serpente. O, peggio per farsi un po’ (parecchi) cazzi vostri a spese vostre.

E Google c’entra o no?
Parrebbe di no, e comunque la sua Inbox la trovate qui: www.google.com/inbox‎.

Piazza Sempione, tra Las Vegas e Paradise

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Ci sono personaggi in rete, che solo per il fatto di stare in rete da prima, spiegano, pontificano, illuminano, svelano.
Questi hanno la parola chiave del momento tatuata in fronte, girano per la rete con quella e la applicano a tutto.
Adesso va molto smart city, e loro: piove e dicono che grazie al cazzo, perché non si sono realizzate le smart cities.
Le fogne traboccano, perché non si è voluto investire sulla smart city; dicono che i negri ci invadono, perché mancando l’open data alla città in cui gli esperti si sono installati (altri ci vivrebbero, ma loro no, loro si decompattano in in città e dopo fanno make install), ci siamo accorti troppo tardi di quanti fossero (cioè quasi zero).

Se il comune mettesse i dati relativi agli assalti malavitosi divisi per quartieri sul sito come fanno in USA (dicono costoro), la città sarebbe più sicura e s’avvierebbe sulla strada della smart city. Solo che i dati li leggono anche le gang e quando questi cambiano loro s’adattano di conseguenza; in compenso crolla l’immobiliare in zona e i capi delle gang speculano.
Molti hanno dei grossi dubbi sul fatto che ci sia una rapporti causa-effetto diretto o inverso, ovvero che le gang usino i dati manipolandoli ad hoc con gli assalti per fini di speculazione immobiliare… there’s always someone smarter.

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Quello che vedete in cima questa pagina è un esempio di comunicazione istituzionale che vorrebbe venire incontro ai cittadini, e finisce per prenderli a testate sul naso.

Oggi a Roma c’è il blocco del traffico, tanto di cazzi ne abbiamo pochi, e poi ha piovuto tutta la notte, ma dev’essere stata una smart rain le cui gocce hanno evitato gli inquinanti colpendo solo le molecole d’azoto rendendo comunque necessario il blocco del traffico.

La notizia non sta sul sito del comune, che praticamente non esiste più, ma su quello di Roma Servizi per la Mobilità, che rimanda ad una cartina interattiva sulla quale sono state indicate fascia verde e fascia blu.
Siccome Roma è grande, potete cercare una strada e vedere dov’è.

Ecco, Piazza Sempione sta tra Las Vegas e Paradise, fortunatamente abbastanza lontana dalla Nellis Air Force Base.

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Ora, tornando a quelli che parlano di smart cities e sperando che prima o poi questa parlatori vengano marginalizzati (attualmente si costruiscono una reputazione essendo osannati da persone che non capiscono ciò che dicono), il problema resta sempre lo stesso e né leggi ben fatte e né i relativi decreti attuativi possono o potranno alcunché: manca una cultura di servizio, e tutto quanto ruota attorno al web x.0 (x > 2) ha una usabilità di merda.

E il motivo è che o serve a dimostrare le capacità di programmazione dell’originale di turno, o crea ghetti per dare senso di comunità a chi li partecipa o serve come la linguetta della lattina nei nidi degli uccelli durante il corteggiamento: deve luccicare.

Cosa ci sarebbe di più smart di una città inzeppata di sensori i cui dati possano essere liberamente fruiti da chiunque per farne prodotti che non hanno spesso alcun valore scientifico e altrettanto spesso non servono ad un cazzo?
Ci sarebbe, per sempio, una città che quando comunica, come nel caso “domenica blocco del traffico in fascia verde”, ti dica quale cazzo è la fascia verde.
Cominciamo a mettere semantica nella comunicazione istituzionale, se vogliamo essere un po’ più smart, rispettando i cittadini.

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Vedi Fascia verde e Anello Ferroviario Roma Servizi per la Mobilità.

Il Salvatempo di Amazon non va

Amazon’s Fire phone now only costs $1 if you buy it with a 2-year AT&T contract. When it launched a few months ago, it was $199. If only it had been priced at $1 when it launched in July, perhaps it wouldn’t have been such a failure.

Immaginate uno smartphone con una sola app precaricata, il Salvatempo Coop. Amazon contunua ad accorciare la catena ai clineti, quando farà il botto (noo, impossibile, fiugurati ricorda nulla?) chissà che fine faranno i loro contenuti…

Da The Fire Phone Is Officially a Failure | WIRED.

L’hai annunciata, me la fai vedere?

Oggi la Fiat ha annunciato la nuova 500X:

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Vuoi vederla?
Cor cazzo.

Forse hanno capito quali e come fare le autovetture, ma per tutto il resto stanno ancora ai tempi del 128 e dei dépliant.
Magari ti regalano pure le foderine e la calamita portafoto da cruscotto, ma per il resto continuano in ordine sparso.

Un esempio?
Apple – Apple Watch:

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Pubblicato appena è finito l’annuncio e “Coming Early 2015”.
No, eh?!
Vabbeh: Archivio Immagini – Fiat Chrysler Automobiles EMEA Press.

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Modelli auto nuove, anche a metano e GPL – Fiat.

Capisce, noi cosa possimo farci?!

Gentile signor ,

Grazie per la tua email del 29/09/2014.

Se il problema sia ancora presente, è necessario eliminare i cookie sul proprio computer.
Spesso i browser ”Google Chrome”, ”Safari”, telefonini e tablets portabili portano a problemi tecnici al momento dell’ordine.
Non esiti nel contattarci per eventuali domande.

Capisco.
Vedo se sul minitower 286 che ho in cantina gira ancora Mosaic.

È la globalizzazione, bellezza

NYCTA

Su Kickstarter stanno cercando fondi per la ristampa del manuale del coordinato d’immagine della metropolitana di New York1.

Il finanziamento originale è stato superato di quasi tre volte in 24 h.

Capisco che chi non sia fucilato di design non riesca a capire perché tanto scalpore per una sessantina di pagine bucate con indicazioni in un classico Helvetica semibold; in realtà si tratta non solo di un manuale per la corretta applicazione di un coordinato d’immagine (che per la cronaca resiste comunque da quasi quarant’anni), ma di uno studio di usabilità, psicologia, approcciabilità e design applicato primo nel suo genere.

E poi è anche bello in sé come materiale2, cosa che non sorprende affatto trattandosi di Vignelli3 & Co.

Il libro sarà stampato in Italia, a Vicenza, perché

Quality.
As graphic designers who have produced books ourselves, we appreciate high-quality publishing and know what it takes to produce a high-quality art book.
The book will be printed in Vicenza, Italy.

Solo che, se lo voleste supportare, sappiate che le soglie sono le seguenti

Pledge $98 or more
The Book, early backer. One copy of the Standards Manual reissue. Includes shipping in the contiguous US.
Pledge $118 or more
The Book. One copy of the Standards Manual reissue. Includes shipping in the contiguous US.
Pledge $133 or more
CA. The Book. One copy of the Standards Manual reissue. Includes shipping to Canada.
Pledge $138 or more
EU. The Book, early backer. One copy of the Standards Manual reissue. Includes shipping in the EU.
Pledge $158 or more
EU. The Book. One copy of the Standards Manual reissue. Includes shipping in the EU.

Noterete che se abitate in Europa, lo pagate il doppio.
Ed il perché è abbastanza chiaro: perché lo stampano a Vicenza, lo mandano in USA, dove la logistica curerà le spedizioni.

Finché c’è, me lo leggo online, New York City Transit Authority Graphics Standards Manual; poi se per caso dovesse sparire il sito, tanti saluti a Zio Sam From Italy.

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  1. Full-size reissue of the NYCTA Graphics Standards Manual. by Jesse Reed & Hamish Smyth — Kickstarter
  2. New York City Transit Authority Graphics Standards Manual
  3. Massimo Vignelli – Wikipedia

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P.S.:
visto il successo dell’iniziativa, hanno aumentato le copie tirate; ovviamente gli statunitensi si stanno lamentando nel forum di questo fatto, perché così non sarà più un prodotto esclusivo (e gli farà calare il valore su eBay). Questo per rispondere a quanti si sorprendono del successo dell’iniziativa. Ormai su Kickstarter ci sono ebayers che finanziano qualunque cosa sia limited; in pratica Kickstarter finirà col finanziare eBay.
Peccato, in passato ho finanziato cose belle, ma la marea montante di merda del modello statunitense se prima permette la crescita dei fiori – per dirla con De André – poi finisce per sommergerli.

P.P.S.:
avevo pensato di intitolare il post È la stampa, bellezza, ma ne ho già un altro con quel titolo: Tutto bagnato (È la stampa, bellezza) | eDue.