Dio c’è

Ma diciamo la verità: a questo punto è estremamente probabile che, a meno di enormi sorprese, il 4 luglio 2012 sarà ricordato semplicemente come il giorno in cui tutto il mondo ha guardato per la prima volta in faccia il bosone di Higgs (e le lacrime di Peter Higgs, presente all’annuncio nell’auditorium del CERN, sono la manifestazione eclatante di questa sensazione diffusa).

In ogni caso, può essere utile un ripasso per capire perché i fisici si dannano da decenni per raccogliere le prove dell’esistenza di questa particella.

Da leggere: BALBI, Amedeo – Un bosone c’è: è quello di Higgs? su Keplero.

* * *

Nota

Come sanno quelli che oltre alla fisica hanno anche studiato filosofia, anche solo a livello liceale, il concetto di dio (minuscolo, non a caso) esiste anche in coloro che non credono in nessuna superstizione. Il problema dell’esistenza di dio, modernamente detto problema cosmologico, è quello di capire se esista un qualcosa che dà origine al resto.

In questo contesto ha perfettamente ragione Margherita HACK quando dice che, a livello subatomico se il bosone di HIGGS esiste, questo è dio, e non è la “particella di dio”. La particella di dio presupporrebbe anche un dio oltre al bosone. Dire che il bosone è dio, significa che è quello che nel modello standard spiega l’esistenza (e la formazione) delle altre particelle.

Dire infine che il bosone è di HIGGS, presuppone l’esistenza di Peter Higgs, oltre che del bosone e ci sta tutto.
OK?!

Immagine da http://annafata.files.wordpress.com/2012/02/20070412_026.jpg

Cantor and Cohen: Infinite investigators

Suppose you have two collections of objects. Call them collection A and collection B. How could you tell which is bigger, or if the two are the same size? Of course, you could just count all the objects in collection A, then count all the objects in collection B, and compare the two numbers. But it might be easier (and eliminate the risk of losing count), to try to match the two sets up: pair every object from A with one from B, until one or the other runs out. Sets which can be matched up are the same size, and sets which can’t are different. This idea could hardly be simpler, but in Cantor’s hands it yielded an extraordinary discovery: he proved that some infinite sets can never be matched with others. So immediately we have to conclude that there are different levels of infinity, with some bigger than others.

Da: Cantor and Cohen: Infinite investigators part I | plus.maths.org.

Firefox 13: ALT + clic non salva?

Per un motivo che non so (e non sanno forse nemmeno i mozilli) su Firefox 13 la combinazione di ALT + clic non salva più l’oggetto linkato.
Pare sia una feature introdotta per evitare che gli utenti di FF su piattaforme che non siano il Mac s’impiccino con le combinazioni di tasti.
No, dico…
Se vi serve, potete riattivare la combinazione di tasti come segue:

Andate sulla barra degli indirizzi e scrivete

about:config

cercate

browser.altClickSave

fate doppio clic su

false

che dovrebbe diventare

true.

Controllare l’aggiornamento dei Plugin su Firefox 12 in italiano

Se andate in Strumenti -> Componenti Aggiuntivi -> Plugin

e scegliete

Verifica se i plugin sono aggiornati

su tutti i sistemi operativi, purché Firefox 12 sia localizzato in italiano, ottenete un 404.

Per fare la verifica, usate questa pagina di Mozilla.org: https://www.mozilla.org/it/plugincheck/.

Lei ce l’ha il certificato di infezione?

La nuova frontiera dell’antivirus è controllare (immagino sul sito del produttore del virus) se il tuo numero di serie è tra quelli che “risultano infetti”:

Kaspersky Labs, which did a thorough analysis of the malware today launched a Web-based tool ( http://www.flashbackcheck.com/ ) to determine if your Mac is among those known to have contracted it. The tool checks the Mac’s UUID number against a database of machines known to be affected and tells you if you have it, and if you don’t know what a UUID number is, it shows you how to find it.1

Bah…

  1. HESSELDAHL, Arik How to Find Out if Your Mac Is in the Infected 1 Percent News – AllThingsD

Debian Testing 7.x sull’HP 620

Nota

Questo non è un post, direbbe Magritte: sono solo appunti, potete ignorarli. Li metto qui perché sono tutt’altro che segreti, ma sono rivolti ad una persona e questo è il modo più veloce per farlo.

Installazione

Da CD netinst del Debian-installer; poi abilitare contrib e non-free in /etc/apt/source.list.

Poi installare (eventualmente con apt-get install o da GUI dopo aver installato Synaptic, oppure con Installa Applicazioni di serie col sistema) i seguenti package:

arduino
build-essential
docky
exfat-fuse
exfat-utils
firmware-ralink
gnome-tweak-tool
ia32-libs
ia32-libs-gtk
synaptic
ttf-mscorefonts-installer

Poi:
Firefox 64 bit: http://releases.mozilla.org/pub/mozilla.org/firefox/releases/11.0/linux-x86_64/it/
Google Chrome Debian 64 bit: http://www.google.it/intl/it/options/
Google Earth Debian 64 bit: http://www.google.it/intl/it/options/
TrueCrypt: http://www.truecrypt.org/downloads

Se tutto è andato come deve, riavviate e

Oops 😉

Vedi anche

  1. eDue – Sta arrivando… (u) per eventuali problemi di audio; vedi anche bibliografia
  2. eDue – Stampare su una stampante USB condivisa con Apple AirPort Express 2011 con Debian 6.x

I problemi del web con iPad 3

a) Lo so; se il sor Jobs fosse ancora vivo sarebbe tanto dispiaciuto del fatto che non ho titolato The New iPad, usando invece iPad 3 che Apple aborrisce; ma credo sia meglio così1.

b) Lo so, sembra un’insopportabile visione Apple centrica titolare che il web ha problemi con l’iPad e non viceversa. Ma se togliete iPad e mettete Retina Display, ovvero schermo ad alta risoluzione, o meglio schermi con risoluzione tipografica a stampa2, vedete che il problema è inquadrato nelle giusta prospettiva.

Ora il problema esiste eccome.
Per lungo tempo, diciamo dalla creazione del web come alternativa al gopher3,4, abbiamo fondato il mutevole mondo dell’HTML su una sola certezza, ovvero che la risoluzione delle immagini fosse di 72 punti pollice (dpi).

Ma gli schermi dei computer (in senso lato) da allora non hanno fatto altro che aumentare di risoluzione.
Ora il problema con gli schermi Retina, venduti da Apple ma prodotti da Samsung, LG ed altri e quindi presto su molti altri marchi, è che il testo si vedrà certamente meglio5, e probabilmente questo costringerà nell’angoletto la tecnologia e-Ink, ma le immagini a bassa risoluzione su schermi ad alta risoluzione si vedono male.

Incidentalmente, le immagini ad alta risoluzione pesano molto ma molto di più e questo contrasta anche con la diffusione della connettività dati cellulare.

Così a naso mi pare un bel casino.
Ne riparleremo.

* * *

  1. eDue – The Dear Old iPad
  2. Brad Frost Web – Optimizing Web Experiences for High Resolution Screens (US)
  3. Wikipedia.it – Gopher (informatica)
  4. Wikipedia.org – Gopher (protocol) (EN)
  5. ZELDMAN, Jeffrey – Web Type Will Save Us (Or, Who’s Afraid of the Big, Bad Retina Display?) (US)

The Dear Old iPad


Pare che qualcuno si sia sorpreso del fatto che il nuovo iPad invece che chiamarsi iPad 3 si chiami The New iPad.
In un paese in cui ci sono compagnie telefoniche locali che si chiamano I Don’t Care ed I Don’t Mind e che sono quelle con le tariffe più care (se chiedete di passarvi un numero ad esempio in un albergo, vi viene chiesto “con quale compagnia volete effettuare la telefonata?”), il mio pensiero corre al cliente medio al quale viene chiesto cosa vuole comprare?
Il nuovo iPad comunque lo chiamiate, costa più del vecchio che tuttavia resta a listino, ed è un’ottima occasione.

Ah, quindi resta a listino?

AppleInsider oggi pubblica l’ennesimo capitolo dell’agiografia di Jobs1 ricordandoci che la semplificazione del naming dei prodotti si dovette a Jobs nel 1997.
Non ci credo.
Jobs resterà famoso per aver toppato quasi tutto (come quell’altro lì, quello dei 640 Kb…) ma fortunatamente circondato da gente che gli ha rintuzzato le cazzate; pare che l’ultimo della serie sia stato Ron Johnson2 e che l’abbia convinto che gli Apple Retail Store non dovessero essere solo per i creativi (tutti e venti, sul pianeta) ma per tutti.
Poi durante i keynote Jobs ripeteva la solita messa cantata con i numeri3 sorprendenti fatti dai Retail Store, ovvero fatti grazie a qualcun altro.

Torniamo alla semplificazione dei nomi.
Riprendiamo la tesi: il fatto che il nuovo iPad non si chiami iPad 3, ma solo iPad, è un ritorno alla semplificazione voluta da Jobs.
Allora:

  1. È vero, come dice l’articolista di AI che ad un certo punto nel 1997 il lineup di Apple era di due macchine, ma lo stesso articolista ne sbaglia i nomi; li chiama PowerMac G3 e PowerBook G3. Invece il primo si chiamava PowerMacintosh G3. Poca cosa direte voi, e invece no. il PowerMac fu il G4, e l’elisione volle essere significativa del passaggio dalla vecchia architettura PowerPC G3 alla nuova G4. Il fatto che anche un agiografo sbagli fa capire quanto quella politica di masturbazione sui nomi dei prodotti fosse fallace e resti, per gran parte delle persone, sconosciuta.
  2. Proprio perché alla gente delle politiche di naming non fotte nulla, il PowerMacintosh G3 fu chiamato comunemente G3, il suo successore bianco e blu fu chiamato G3 bianco e blu e poi ci fu il G4
  3. Già, ci fu il G4. Ce ne furono dieci versioni
    • Power Mac G4 (FW800)
    • Power Mac G4 (Mirrored Drive Doors 2003)
    • Power Mac G4 (Mirrored Drive Doors)
    • Power Mac G4 (Quicksilver 2002)
    • Power Mac G4 (Quicksilver)
    • Power Mac G4 (Digital Audio)
    • Power Mac G4 (Cube)
    • Power Mac G4 (Gigabit Ethernet)
    • Power Mac G4 (AGP Graphics)
    • Power Mac G4 (PCI Graphics)

    E come le si distingueva? aggrappandosi a quel poco che ci era dato: doppio drive, digital audio, gigabit ethernet, ecc. Un vero porcile4.

  4. La stessa situazione si è sempre avuta per i portatili, per i quali ad esempio il nome PowerBook G3 non è mai stato usato da nessuno, e sono stati invece chiamati con i loro nomi in codice:
    • Wall Street
    • Lombard
    • Pismo

    La stessa casa madre per non impazzire fu costretta a identificarli, nelle pagine di assistenza, come

    • Original
    • Bronze Keyboard
    • FireWire
  5. Tralasciamo per pietà considerazioni analoghe per l’iPod (con ghiera, senza, con ghiera rotante, con alabarda spaziale, maglio perforante, ecc.)
  6. Per l’iPhone, guarda caso, ogni modello ha un suo nome:
    • iPhone
    • iPhone 3G
    • iPhone 3GS
    • iPhone 4
    • iPhone 4S

    E Jobs c’era. Ed oggi a listino ce ne sono tre modelli diversi…

  7. l’iPad 2 fu introdotto dallo stesso Jobs

Secondo me così come l’OS X 10.8 uscirà senza nessuna novità e dopo solo un anno solo per poter pareggiare il conto con Windows 85 e non dare la sensazione che Apple resti indietro (D’altronde Microsoft è passata da XP™ a 7 per dare la sensazione di essere avanti…), così probabilmente il nome iPad 3 è stato evitato solo per non darla vinta ai siti di rumors che a dispetto delle presunta segretezza totale globale imposta da Apple al pianeta, avevano già ricostruito pezzo a pezzo quello che sarebbe stato annunciato poi. Quindi il nome è stato l’unica sorpresa6, 7.

* * *

  1. AppleInsider.com – New iPad adopts simple product naming Steve Jobs brought to Apple in 1997
  2. CNN Money – Ron Johnson: Retail’s new radical
  3. eDue – It’s fenomenal (Incredible, Amazing, boom!)
  4. Apple Support – PowerMac G4
  5. eDue – Otto pari
  6. eDue – a = 2 arctan (h/2d)
  7. MANTELLINI, Massimo – Risoluzionario?

Immagine da http://photos.appleinsider.com/AppleNames.031012.003.jpg1

Hic non sunt leones – Parte 2

Già, le applicazioni1.

È per quello che usiamo un computer, perché ci sono le applicazioni.
Ora, io col computer ci lavoro, ci passo davanti tutta la giornata. Alla lunga ci avrò passato davanti buona parte della vita cosciente.
E ci studio, anche questo da una vita.
Le applicazioni che uso le uso per scelta e per necessità; alcune le ho dovute abbandonare perché il produttore le ha dismesse come Canvas2 che incredibilmente è diventato un prodotto Windows dopo essere stata il secondo motivo per cui comprare un Mac. Quando Apple ha dismesso Rosetta e quindi ha impedito ai suoi sistemi di far girare le applicazioni PowerPC, io ero già nel tunnel della Creative Suite con la quale sono enormemente meno produttivo, ma ero preparato. Alla fine Illustrator dopo quindici versioni ha financo la possibilità di scegliere a valle la direzione e lo stile delle frecce sulle linee e persino la possibilità di far sì che la freccia stia nella lunghezza del segmento; semplicemente sublime.

Grazie a Canvas mi specializzai in illustrazione scientifica; all’epoca Freehand e Illustrator non si sognavano nemmeno le curve di Bézier e non si sognano ancora oggi di poterle editare con un semplice doppio clic su qualunque forma. Le composizioni di Canvas restano lo stato dell’arte; la possibilità di editing dei pattern e dei riempimenti vettoriali sono ancora imbattute e credo lo resteranno per molto tempo. I rettangoli con gli angoli arrotondati e la possibilità di usare a posteriori una maniglia per cambiarne al curvatura sono un sogno per gli utenti Adobe. Su Snow Leopard Canvas gira ancora, ma non è supportato da anni e resta pieno dei suoi bug d’epoca; ho tutto il pregresso e non posso perderlo.
In editoria il pregresso non è storia, ma quotidianità; si fanno nuove versioni, nuove edizioni, si fanno modifiche ed errata. Non posso e non voglio buttarlo.

Le cose nuove, però, le faccio con Illustrator (anzi Frustrator™), ma va bene; è uno standard de facto, esporta in EPS e PDF e fotocomporre con parti da Photoshop in In Design è oggettivamente più facile che non con Canvas.
Ecco, questo è un caso in cui ti rassegni a perdere la curva di apprendimento e le competenze per sopravvivere alle novità.

Ma ci sono casi in cui questo non è possibile.
Un caso impossibile è Office.
Ho molti documenti in Word che sono stati creati molti anni fa e sono costantemente aggiornati. Alcuni sono particolarmente preziosi come quelli di matematica, geometria e fisica di livello universitario, che sono file di 20, 30 MByte pieni di formule e figure. La figure fatte come sopra e le formule fatte con MathType, del quale sono stato un betatester tra i più (c)attivi.
Questi documenti sono delicati; un kerning che cambia dell’1% su 200 pagine diventa un troiaio ingestibile, indici inservibili, pagine mezze vuote per figure che vanno a pagine nuova, formule che cambiano aspetto se le editi e diventano diverse dalle altre.

Ora, qualcuno dirà che per questo c’è In Design e che word non può e non deve fare impaginazione.
Certo, ma questi file sono strumenti non fini; sono mezzi, sono attrezzi.
Quando ho iniziato a produrli (Word 5.1) Xpress costava come un’utilitaria.
Come ogni persona che lavori in un ambito industriale sa, non puoi cambiare i processi perché il fornitore cambia materiale, sopratutto senza dirtelo.

Bene, questi documenti sono .doc, e devono restare .doc.
Per lavorarci uso Office 2008.
Ecco cosa succede se si prova a passare al 2011, necessario in Lion.

Succedono fondamentalmente due cose: la prima è che l’apertura di questi documenti impiega minuti.
Sulla stessa macchina con 10.6, con Office 2008, il documento si apre in una decina di secondi.
La seconda è che il salvataggio dei documenti impiega minuti; minuti.
Ah, succede anche una terza cosa: se aprite il .doc e lo salvate in .docx, il file non viene salvato.
Non funziona il Save As... punto.
Mettiamo che funzioni (e sono all’undicesimo aggiornamento, e non funziona). Ma mettiamo che funzioni.
Lo salvate, lo chiudete, lo aprite e trovate un altro documento.
Il testo bruto è lo stesso ma tutto il resto, non c’è più.
Mettiamo che riducendo ancora la dimensione del file (capito il trucco?! nel 2012) stia tutto al suo posto.
Se scrollate il documento, ad un certo punto vi viene detto che non c’è memoria sufficiente per visualizzarne il contenuto; da quel momento può succedere di tutto. Magari ci lavorate un po’, salvate, lavorate, salvate, lavorate, salvate, chiudete, aprite, perdete tutto quello che avete fatto.
OK, non continuate a lavorarci e lo chiudete. Magari.
Non fa nemmeno quello.

Ora, qualcuno dirà che Office non lo fa mica Apple, ma io gli dirò e sticazzi non ce lo metti?!
Resto su Snow.

Anche perché anche Apple ci mette del suo.
Ad esempio con iTunes.
Sotto Lion, iTunes perde parti di sincronizzazione verso iPhone ed iPad (ad esempio la possibilità di sincronizzare gli account di e-Mail, che per chi ne ha undici come il sottoscritto…), ma sopratutto, stessa macchina, stesso disco solo una diversa partizione, ed anche puntando la stessa cartella di contenuti e loggandosi con lo stesso ID Apple pretende di autorizzare nuovamente la macchina, comunicando che si è già raggiunta la soglia delle cinque.
Passi. Poi appena colleghi l’iPhone ti dice che i contenuti sono stati sincronizzati con un utente diverso e chiede se vuoi cancellare.
Pure.
E tutto questo solo per garantirsi che tra noi adolescenti non ci si scambi Angry Birds gratuitamente3?

E poi le applicazioni non solo si usano, ma si scrivono.
Ma di questo parleremo un’altra volta.

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Aggiornamento

La saga di Microsoft™ Office™ 2011 continua con il SP2. Leggete i commenti.

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  1. eDue – Hic non sunt leones
  2. eDue – Antani Illustrator™
  3. eDue – A book, is a book, is a book, isn’t an e-Book