Fare gli indiani con la penna

Non è un caso che nel corso dell’evoluzione umana poche cose siano rimaste dedicate agli stessi compiti, come le orecchie, il pene, il buco del culo, gli occhi e la penna, intesa in senso lato.

Il video mostra che Apple mentiva (scientemente) quando Jobs presentò il primo iPhone dicendo “Where’s my pen? Do I need a pen? I don’t need a pen, I have always my fingers with me”.

Ti ci puoi scaccolare, ma non puoi disegnarci come faresti con una penna.1

In questi giorni si torna a parlare del fatto che Apple potrebbe affiancare una penna all’iPad.
Mi sembra una cosa del tutto naturale, ma per qualche motivo, forse per non contraddire Jobs buonanima, Apple si ostina a lasciare quel mercato in mano ai concorrenti.

La possibilità di usare un iPad solo con le dita è assodata. Ma parimenti è assodato che la risoluzione di un dito (circa 1 cm2) è enormemente minore rispetto alla punta di una penna. E, piaccia o no agli agiografi, è la penna lo strumento che è sopravvissuto alla rivoluzione di Gutenberg, a quella industriale ed a quella digitale.

Perché già nelle caverne usavamo i resti della combustione per disegnare, e perché usare una cosa più fina di un dito per tracciare linee è naturale ed ovvio.
A maggior ragione sugli schermi Retina™.

Ed a maggior ragione per il fatto che la punta del dito copre quel che facciamo.
Per non dire del fatto che non sempre è opportuno zoomare sulle cose: a volte è proprio necessario avere una visione d’insieme di quel che si fa (quindi semmai zoomare sì, ma al contrario).

Apple ha solo un problema: scegliere se continuare col marketing nel cercare di convincerci che l’uomo del XXI secolo è diverso geneticamente e meccanicamente dai suoi antenati di Lascaux, oppure trovare un modo cool per ricacarsi tutto e darci, finalmente, lo Stylus-For-The-Rest-Of-Us™.

About the only thing they can’to do, is ignore it.

E non dico che si debba tornare a Palm o a Newton, dove tutto andava toccato con la penna.
Dico che, laddove serve una penna, sarebbe bene che fosse fornita dalla casa madre.

* * *

  1. eDue – iRupe

Firefox OS: io ce la sto mettendo tutta

alcatel

Come entrambi credo ormai sappiate, sto cercando da quasi un anno di entrare in possesso di un dispositivo su cui giri Firefox OS1.
Mi pare una piattaforma con una naturale contiguità con quello che faccio giornalmente, ecco tutto.

Ho tentato persino di imparare lo spagnolo in dieci minuti per compilare un form di acquisto (dopo aver inutilmente tentato di scegliere la lingua inglese) sul sito del primitivo distributore2 (pun intended), ma ho scoperto alla fine che avrei dovuto avere l’equivalente della partita IVA per poterlo comprare.

OK, adesso TIM è ufficialmente distributore esclusivo3 e del modello peggiore, ovvero l’Alcatel ONE TOUCH FIRE, rispetto al Peak+, al Peak ed al Keon, ma meglio di niente.
Se mai arrivasse, se mai si accendesse, vi faccio sapere.

Ce la sto mettendo tutta per provarlo4…8, già dai tempi di HP/Palm webOS9, ma cercare di abbracciare una piattaforma che scappa è una fatica inutile.
Per non dire della documentazione, che da sola potrebbe benissimo essere usata per una caccia al tesoro1.

Se volete scrivermi in merito, i commenti sono lì per quello; ogni aiuto è ben accetto.

Aggiornamento

Dice: ma perché non t’informi?
Ecco, provateci voi:

Schermata 2013-12-06 alle 18.48.12

Aggiornamento 2

Cominciamo benissimo:

The Firefox OS Simulator does not currently work with Mac OS X 10.9 Mavericks. See bug 930511 for the details. There is a workaround, which is to run Firefox from the disk image DMG file without actually installing it.

E vabbeh, poi:

The Firefox OS Simulator is still at an early stage of development, and isn’t yet as reliable and complete as we’d like it to be.If you find any bugs, please file them on GitHub, and if you have any questions, try asking on the dev-developer-tools mailing list or on #devtools on irc.mozilla.org.

da Firefox OS Simulator – Firefox Developer Tools | MDN.

* * *

Il link a TIM3 non è pubblicità, è un link all’unico modo che avete oggi per comprare un terminale con Firefox OS.

* * *

  1. Firefox OS — Lo smartphone versatile — Un telefono ricco di funzioni, app e molto altro — Mozilla
  2. Geeksphone. Say ‘hola’ to the future
  3. Alcatel ONE TOUCH FIRE – Alcatel ONE TOUCH FIRE | TIM da cui è tratta l’immagine
  4. eDue – Firefox OS Simulator
  5. eDue – Fire forse, ma fox parecchio
  6. eDue – There Are Two More Things
  7. eDue – Cellulare con lentezza
  8. eDue – Bitterfox
  9. eDue – Non comprarmi non ti sento

LG is acquiring WebOS from Hewlett-Packard

WebOS gets another shot at life thanks to LG Electronics.
LG is acquiring WebOS from Hewlett-Packard, with the intention to use the operating system not for its mobile phones, but in its smart televisions.

Strano modo di risorgere, ed un vero peccato.
Ah, webOS si scrive con l’iniziale minuscola.

WebOS lives! LG to resurrect it for smart TVs | Mobile – CNET News.

Cellulare con lentezza

La notizia è che Mozilla Foundation ha cambiato il nome in codice del progetto B2G – Boot To Gecko in uno più spendibile in termini di marketing, chiamandolo Firefox OS1.
Per il resto si tratta di un ambiente HTML5 + JavaScript.

Se a qualcuno suona familiare, dobbiamo ricordare che Palm, che pure vantava il titolo di inventore dello smartphone propriamente detto (anche se per via indiretta avendo comprato Handspring che costruiva telefoni basati su Palm OS), con gli stessi presupposti è fallita.
E si badi che quanto a maturità, amichevolezza e qualità il webOS2 era un prodotto fatto e finito.
In quel momento la stessa Apple aveva rinunciato alle webApp (che pure aveva presentato come il fondamento di iPhone) in favore di applicazioni scritte in Objective-C sulle API Cocoa Touch per i suoi dispositivi touch.

Certo che l’HTML5 con JS può dare una grossa mano alle webapp, ma pensare che tutto si possa ricondurre ad una webapp è sbagliato.

I telefoni, potenti quanto vuoi, dual, quad, octocore, octopussy (quelli per adulti), con 16 GBytes di RAM ed altrettanti di ROM, con 256 GBytes di storage, saranno comunque dei cosi che dovranno stare in una tasca e stare accesi per ore.
Non c’è motivo per eseguire codice interpretato.

E, sopratutto, non c’è modo di venderlo alla maniera dell’AppStore, del Crome Store (o come di chiama), dell’Android Market, ecc.

Inoltre non è nemmeno provato (anzi, ho dei seri dubbi che sia proprio l’opposto) che introdurre dei JITC (Just In Time Compliers) con il loro overhead sia la soluzione; anzi…

Dunque la situazione è che attori di enorme rilevanza, hanno abbandonato (rispettivamente nolenti e volenti) l’idea di un browser come interfaccia verso l’hardware.
Segnatamente, non è che i Chromebook3 vadano alla grande, ammesso che qualcuno si ricordi cosa fossero.
Ma qui parliamo di oggetti tascabili; finora in questa fascia di mercato si sono registrati solo fallimenti.

Perché?!
Beh, perché non tanto l’HTML5 (che tralaltro ancora non è uno standard4), ma JavaScript sui dispositivi mobili è un inferno di lentezza.
Firefox, d’altro canto, è stato rapidamente scalzato dall’essere il principale competitore di Internet Explorer da Google Chrome proprio in virtù della sua proverbiale lentezza.
Con questi presupposti che dire di Firefox OS?

Auguri.

P.S.: non ho voluto dire diffusamente dell’impossibilità di creare un ambiente di mercato delle applicazioni (con relativo lockin o walled garden) perché non è detto che questo sia un punto a sfavore, ma certamente è un handicap; solo mi pare il problema minore che i mozilli dovranno affrontare.

* * *

  1. Mozilla Gains Global Support For a Firefox Mobile OS | The Mozilla Blog
  2. eDue – webOS.net si veda anche la bibliografia
  3. eDue – Chrome OS ed il ritorno del Trusted Computing
  4. A Book Apart, HTML5 For Web Designers

Sull’argomento si veda anche:

webOS.net

È inutile che ci nascondiamo dietro un dito: sono contento.

Sono legato a Palm da sempre, dal Pilot III.
Avrete entrambi letto1 della mia malinconia per una piattaforma che non ha saputo innovare ed è passata dal dominio assoluto del mercato dei palmari alla più completa marginalità, passando di mano in mano svalutandosi ogni volta.
E che, ironia del mercato, quando ha davvero innovato con webOS lo ha fatto con incolmabile ritardo.

HP2 non è sempre stata una società che produce robetta a poco prezzo; fu una società che faceva della qualità e del controllo della qualità (delle misurazioni) una bandiera.
La seconda bandiera era la ricerca e la formazione.

Recentemente HP ha perso il LED della ragione e si è prima lanciata in una serie di acquisizioni senza senso colta da bulimia, poi a causa della stessa patologia ha cominciato a ficcarsi le dita in gola nel tentativo di riguadagnare peso forma. Come sanno coloro che trattano i disturbi del comportamento questo non funziona come si immagina.

Il penultimo amministratore delegato di HP, che di cognome fa Farmacista, ha deciso che l’unica era fallire.
Fortunatamente gli hanno chiuso bocca e bottega prima che cominciasse a concretizzare il suo intento3.

L’unica variabile che qui interessa era quella legata alle sorti di webOS.
Oggi HP fa HP dei tempi migliori, e rilascia webOS come progetto Open Source4, e promette di mantenerci una tasca dentro5.

HP today announced it will contribute the webOS software to the open source community.

HP plans to continue to be active in the development and support of webOS. By combining the innovative webOS platform with the development power of the open source community, there is the opportunity to significantly improve applications and web services for the next generation of devices.

webOS offers a number of benefits to the entire ecosystem of web applications. For developers, applications can be easily built using standard web technologies. In addition, its single integrated stack offers multiplatform portability. For device manufacturers, it provides a single web-centric platform to run across multiple devices. As a result, the end user benefits from a fast, immersive user experience.

Bene.
Ne riparleremo se e quando se ne saprà di più6.

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  1. eDue – Palm
  2. Wikipedia.it – HP
  3. eDue – Nihil morte certium
  4. BBC.co.uk – HP donates WebOS system code to open source developers 9 December 2011
  5. HP.com – HP to Contribute webOS to Open Source Palo Alto, Calif., Dec. 9, 2011
  6. HP webOS Developer Blog – Open Source!

E, mi raccomando: che non si parlino

Pare che HP prosegua nel suo piano di conseguimento di un pieno e profondo disturbo bipolare e che voglia separare la divisione (“separare la divisione” ahr, ahr…) webOS™ in due: hardware e software1.

Ora, che Apple faccia cazzate in quantitativi industriali abbiamo detto2, ma fa anche scuola in merito alle cose che fatte altrimenti non funzionano.
Dal fallimento al vertice del mercato, Apple ci è arrivata (quanto ci resterà vedremo) integrando profondamente ferro e elettroni.
Ecco, se persino Google che fa software ha acquistato Motorola3 per integrare meglio Android col resto del mondo, evitando le inevitabili personalizzazioni che ogni singolo condominio di ogni borgo sulla terra fa, rendendo l’esperienza su quel SO una specie di incubo4, si capisce che la strategia perdente di HP5 non è frutto di un temporale estivo, ma perseguita con perseveranza e professionalità.

* * *

  1. Precentral.net – HP splitting the webOS GBU in two; software headed to Office of Strategy and Technology [exclusive]
  2. eDue – Se c’è la mela, è Jobs
  3. eDue – Mootorola
  4. eDue – HTC Wildfire A3333 e Firefox Mobile per Android
  5. eDue – Tranquilli, abbiamo ancora le brochure e nuove ne verranno

Tranquilli, abbiamo ancora le brochure e nuove ne verranno

We have opened the next chapter for webOS, and we understand that you must have many questions. Yesterday we announced that we will focus on the future of webOS as a software platform but we will no longer be producing webOS devices. While this was a difficult decision, it’s one that will strengthen our ability to focus on further innovating with webOS as we forge our path forward. Throughout this journey, our developers will continue to be a vital part of the future of webOS.

We will continue to support, innovate and develop the webOS App Catalog. Our intent is to enhance our merchandising and presentation of your great products and to continue to build our webOS app ecosystem.

As many of you are aware, we are currently scheduled to hold many developer events around the world. We are planning to continue with these events, however, due to the recent announcements; the nature of them will change. These updates will be posted on our events registration site this coming week. We are eager to present to you the updated strategy for webOS and to hear your feedback.

Lastly, I wish to express our sincere appreciation for your ongoing support for webOS and the many teams responsible for it here at HP. This is a particularly dynamic time in the mobile industry and sometimes tough decisions need to be made about not only what to do, but also what not to do. This has been one of those times. Together with our great webOS developer community, we are confident that we will meet the challenges ahead and build momentum for optimal success.

We will be communicating with you frequently over the next few weeks and we look forward to hearing from you throughout this process.

Thanks for your support

Richard Kerris
VP webOS Developer Relations

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Nihil morte certium

http://www.hpwebos.com/it/it/ il 19 agosto 2011 alle 20:54

Solo due giorni fa spiegavo della mia personale esperienza con Palm1, ed oggi HP ufficializza l’uscita dal mercato dell’hardware per morire poi lentamente in quello del software, portandosi dietro DEC, Compaq, Palm, 3Com ed altri che ha comprato per pura bulimia.
La sola differenza tra i precedenti compratori di Palm e la stessa HP è che in genere questi l’hanno spolpata e poi rivenduta come rottame; HP ha deciso di seguirla sul Transit dello stracciarolo.

Come mi pare di aver già detto n volte, pensare di stare sul mercato rivolto al pubblico (i server sono un capitolo a parte e la stessa IBM non l’ha ricompresi nella cessione Lenovo) e pensare di proporre lo stesso chassis con ventotto codici diversi2, prezzi diversi nell’ordine dei centesimi di euro e specifiche che differiscono per 12 piccoli particolari su tutta la gamma, chi non li trovasse veda a pagina 42, non è realistico.

Che lo sia pensare di fare corporate licensing alla maniera di Oracle dove conta voltaggio, numero processori fisici, processori per lama, massimo numero di client virtualizzabili per rack, numero di viti per server 1U e 3U, numero di giri medio dei dischi (purché certificati), temperatura media del capoluogo di installazione, altitudine, presenza di donne mestruate, circocentro, età, ti piacerebbe vendere fiori?, e sopratutto saper dire Caltanissetta al contrario, in un momento economico come questo e dopo che qualcuno che guardava avanti ha migrato su SAP, beh…

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  1. eDue – Non comprarmi non ti sento
  2. eDue – Debian 6 “Squeeze” amd64 su HP Pavilion dv7-6090el [Aggiornato]

Non comprarmi non ti sento

Pare che BestBuy stia un po’ sull’incazzato andante con HP perché di 265.000 TouchPad ne abbia venduti solo 25.000 malgrado un ribasso di 100 USD1.
Incazzata perché adesso HP vorrebbe comunque che le fossero pagati ai 90 giorni tutti e 265.000.

Sorprende che un colosso della distribuzione come BestBuy abbia preso una toppa così clamorosa, ma questo è l’unico elemento di sorpresa in questa storia; tutta ampiamente prevedibile2.

In merito a Palm, poi IBM, poi 3Com, poi Palm separata da Palm OS Access, poi – RIP – HP, spero sia chiaro a tutti che si tratta di suicidio.

Anni fa, il Roam (qui a fianco nei link per quanti non lo conoscessero) era anche un PUG – Palm User Group – italiano.
Quindi una certa vicinanza con Palm c’era, e vi assicuro che la sensazione era quella di avere a che fare con un ministero.

Poi col tempo la situazione è cambiata, e il tutto è passato da grigio e generico ministero fantozziano a ministero dell’interno; non si sapeva più un cazzo, tutto segretissimo, tutto no comment.

Quando uscì webOS™ fu una sorpresa per tutti, sopratutto per gli sviluppatori e infatti ancora oggi praticamente NON ci sono applicazioni per webOS™3.
Alla fine, superato lo stupore, chiedemmo accesso al sostituto del PDN – Palm Developer Network – e ci fu detto che la documentazione era pubblica, ma tutto il resto a partire dai dispositivi era riservato ad USA e Canada.

Apprezzai, ed infatti, scrissi testualmente (come chiosa):

If this is your final word about developers outside your country, that’s a pity; It is difficult to describe our feelings about your way to manage connections with PUGs ang PDN subcribers, but we have a word for that, and it’s “vaffanculo”. If you know someone who’s italian mother-thogue, please ask him to translate this for you. Bye

Poi col tempo si ricacarono tutto (in ritardo, incolmabile ritardo), ma intanto erano falliti.

L’ultima stronzata di HP è stata quella di fare annunci (palmari?! macché webOS™ è perfetto per le stampanti!) senza conoscere il prodotto, col risultato di allontanare definitivamente anche quei due/tre che comunque avevano superato il muro di fuoco, le fauci del drago, il lago di merda (in apnea) e il bacio avvelenato per arrivare al PDN, poi webOS™ DP, perché sviluppare applicazioni per una stampante, anche touch, non è proprio un modo di essere concorrenziali con Android e iOS e sperare di viverne.

Peccato sì, ma una storia da manuale su come mandare fallita una società che aveva praticamente il monopolio di un mercato che aveva pure inventato.

Per la cronaca Palm fu quella che a suo tempo sconfisse Apple4 Newton mandò fallita PSION, e…
Ma questa è un’altra storia.

La storia di Palm è quella di un’azienda che ha sempre ostinatamente ignorato clienti, mercato e sviluppatori; e che, quando non l’ha ignorati, ne ha spesso sfiorato l’irrisione.

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  1. ONG, Josh – Best Buy upset with HP over selling just 25K TouchPads
  2. eDue – Viir, Pritrii e Tucc’Ped
  3. eDue – There’s One App
  4. eDue – It’s fenomenal (Incredible, Amazing, boom!)