Immagina, puoi

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Nota: se usi OS X Mavericks, puoi adesso trovare i libri contenuti nella tua libreria in iBooks per Mac

Peccato che non sono tutti, ma una selezione fatta in funzione di un bug di iBooks che non ti permette più di leggere alcuni libri comprati (ah, la pirateria, quante ne risolve), perché è

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Un buon 30% me li ha fatti fuori così.
Ah, ovviamente se li metto su OwnCloud e li apro da iBooks per iOS tutto OK.

Certo che a quelli di OwnCloud Apple gli ha fatto un regalone, con i naufraghi del Mavericks…

Fare i connessi col cloud degli altri

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La differenza, singolare si noti, tra OS X 10.8 Mountain Lion e OS X 10.9 Mavericks è che il secondo è più Chrome OS del primo.

Il caso MobileMe – iCloud non è nemmeno lontanamente comparabile.
MobileMe era in vendita ed uno poteva comprarlo o meno.
E non l’ha cacato nessuno
iCloud col 10.9 è imposto1.

Non è la stessa cosa, è la differenza tra offerta commerciale e racket.

Io non voglio diventare dipendente da Apple e non voglio che Apple sappia e cazzi miei.
Crittografati nemmeno, non voglio che tenga i cazzi miei.
Le ho dato i soldi per il computer, molti, adesso cosa ne faccio sono cazzi miei.

Ho dei segreti?
Forse; forse no. Sono cazzi miei.

Anche il fatto di abbandonare l’XML per formati chiusi2 non va bene nemmeno un po’.
Perché serve a rendere irreversibile il passaggio, prima che impossibile uscire una volta entrati.
Ti converto il file per default (se, se, c’è la preferenza), poi una volta convertito sul vecchio non lo leggi più.

Questo fine settimana vedo di tornare a 10.8, perché pure OwnCloud non va come dovrebbe (al momento siamo al your data, no way!3) e il calendario comincia ad essere un po’ troppo disallineato tra Mac e iPhone.
E per iCloud NON ci passo.

Non ce l’ho con te ma con quello vicino che non te butta da sotto

Apple sta facendo il suo business e quindi l’interesse nazionale statunitense (che è altro dall’interesse degli statinitensi, ma loro non lo sanno).
E quindi perché se così non fosse il business finirebbe.

Ma un discorso a parte andrebbe fatto per gli entusiasti che raccontano i cazzi tuoi a tua insaputa.
Esempio: uno che ha il mio numero di casa, di cellulare, di ufficio, la mia foto in pieno sole e senza occhiali fatta quella volta in montagna, tutti i miei indirizzi e come note il mio C.F. ed il mio IBAN per quella vota che in montagna, appunto, non gli ha funzionato il bancomat ed ho anticipato io.

Lui è uno felice di raccontare i cazzi suoi su Facebutt, uno che sincronizza rubriche e calendari su iCloud e pure Google. E daje donne ch’oggi so’ matta, pure Yahoo!

Uno che racconta i cazzi miei appunto.

* * *

Con iOS 7.0.3 arriva l’anello mancante: iCloud Keychain, così i cazzi che non gli racconti direttamente se li vanno a prendere da soli.

* * *

  1. eDue – Te(m)ppismo
  2. Exploring the New iWork for Mac File Formats — Pixel Envy
  3. ownCloud.org | Your Cloud, Your Data, Your Way!
  4. Immagine da Spying | Wittgenstein

Una ventata di modernità

Ruoteclassiche avrà, a partire dal mese di novembre 2013, una sua app con la quale comprare e leggere la versione digitale.
L’avevo auspicato in occasione della presentazione del loro blog1:

Al momento Ruoteclassiche ha ancora un sito che pare concepito ai tempi della Lancia Fulvia, aggiornato con cadenza bimestrale quando va bene e, sopratutto, non ha più una versione elettronica da anni, dopo l’esperimento triennale del CD-Rom con i PDF della rivista di ormai una decina di anni fa (che custodisco gelosamente). Quattroruote ha già in casa l’app, non penso ci voglia molto a pubblicare anche Ruoteclassiche in questo modo.
Adesso, per ora inutilissimo, arriva il blog.

Tutto bene allora?
No, niente bene.
Intanto il sito di Ruoteclassiche è stato sì cambiato nel frattempo; ma in ottica 2.0 e rotti hanno ben pensato, tra tutti i temi disponibili di WordPress, di prendere proprio il più inutilizzabile e disturbante, ovvero quello a scorrimento continuo con gli articoli sullo sfondo che vengono scoperti scrollando verso il basso. Se non avete capito nulla di quello che avete appena letto, ecco è esattamente quello che accade provando a visitare il sito in argomento: Ruoteclassiche.
Inoltre sono stati chiusi i commenti agli articoli, in modo che quanto sopra non si possa rappresentare in alcun modo; nel frattempo il blog è stato chiuso ed il contenuto riversato nella sezione “news&archivio”.
Sembra che dalle parti di Rozzano siano un po’ in confusione.

Mica è finita:

Una ventata di modernità anche per chi tratta abitualmente con il passato: Ruoteclassiche approda al digitale. Da novembre tutti i nostri abbonati potranno sfogliare e leggere la nostra rivista anche da tablet, computer e smartphone.

Il servizio, disponibile sia con sistema operativo Apple che Android, sarà attivo per l’intera durata dell’abbonamento cartaceo, e senza costi aggiuntivi, dando la possibilità ai nostri lettori più fedeli di seguirci ovunque, in piena comodità.

Sul prossimo numero di Ruoteclassiche vi spiegheremo passo per passo tutte le procedure per accedere al servizio, che è riservato esclusivamente ai titolari di un abbonamento già in essere e ai nuovi abbonati di Ruoteclassiche.2

Che non vi venga in mente di comprare un singolo numero, come del resto è possibile sull’app di Quattroruote, dello stesso editore.
Il motivo è semplice; quando decideranno di cancellarvelo, o in occasione di un malfunzionamento, i soldi li avranno già presi per un’annata intiera e smettere di scaricare quanto avete già pagato come forma di protesta è un po’ deboluccia, no?!

Qualcuno potrà dire: e perché mai dovrebbero cancellarti un numero già acquistato?

Quattroruote app 4.0

In occasione delle varie versioni dell’app di Quattroruote, infatti, avevo scritto prima in privato e poi pubblicamente agli abitanti della Terra di Alboreto, cercando di spiegare che alcune cose proprio non andavano3, e dovevano essere corrette per poter garantire ai clienti, ovvero a quelli che ci mettevano i soldi (se vogliamo essere veniali) oppure quelli cui l’app era destinata (se vogliamo parlare di rispetto per gli utenti), quanto fosse loro dovuto: leggere la rivista.

Sembra facile, e invece ci sono voluti anni e diversi rilasci perché tutte o quasi le osservazioni fatte fossero recepite.

Ad ottobre 2013 quelli di Quattroruote pensano di rilasciare una nuova versione, la 4.0.0, dell’app.
Bene, mai vista un’app fatta solo ed esclusivamente di regressioni e sbagli come quella.

Immaginavo che l’applicazione di Quattroruote per iPad avrebbe avuto problemi con iOS 7, ma dopo aver fatto l’aggiornamento del sistema operativo, scopro che lo immaginavano anche loro, al punto da aver previsto una schermata (seguitemi perché è divertente) visibile solo dopo l’aggiornamento, nella quale si afferma che il tutto avrebbe avuto problemi:

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Che il nuovo sistema operativo sarebbe uscito lo sapevano da mesi anche le pietre dell’Appennino ed i pastori delle prealpi, e per gli sviluppatori (sono uno di quelli, ma non lo faccio per mestiere, io) gli strumenti per adeguare i prodotti sono disponibili da mesi. Bene, esce iOS 7 e l’applicazione iPad fa vedere la schermata di avvertimento di cui sopra e poi si chiude. Inutilizzabile.
Va bene, pazienza, aspettiamo l’aggiornamento. Intanto compro il cartaceo (dopo anni, ho ricomprato il cartaceo) di ottobre 2013.

Poi esce l’aggiornamento.

Ovviamente (sono ironico) si perdono TUTTI i numeri già acquistati e bisogna scaricarli da capo.
Nel mio caso sono GigaByte di roba, via ADSL sono giorni di download (640 Kbit/s, uno stillicidio), che inoltre s’interrompe quando l’iPad va in risparmio energetico, e quindi dev’essere presidiato.
Eggià, io mica faccio altro, io riscarico i numeri di Quattroruote come hobby ad ogni aggiornamento.

Ovviamente (sono ironico) si perdono tutti i segnalibri.

Non solo, ma ciò che è più grave, scopro che i vecchi numeri si possono comunque riscaricare solo fino ad aprile 2012.
E i precedenti?
Li ho pagati, li ho scaricati e non posso più leggerli? E perché?!

E il numero gratuito con la Giulietta 2010, che poi mi interessa due volte perché è stato il primo numero digitale e perché c’è la Giulietta4 (il numero s’intitolava Alfa Rodeo) che come si sa poi ho comprato? Sparito. E perché?!

E il numero 1 dell’anastatica di Quattroruote, scaricato in passato? Sparito pure lui. E perché?!

Non bastasse (sono ironico) sono stati reintrodotti i difetti eliminati nel corso del tempo, a partire dallo scorrimento possibile solo per copertine (è sparita di nuovo la lista!).
E tutte le telefonate (a spese mie) e il tempo impiegato a mandare resoconti per illustrare eventuali bug dell’applicazione, o suggerire di aderire a principi minimi di usabilità ed amichevolezza?

Quelli che leggono Quattroruote sull’iPad non sono imbecilli che giocano con l’informatica (col tablet, poi, bambinoni…), sono intanto persone come le altre che lavorano per guadagnare i soldi necessari a comprare i numeri in formato elettronico, esattamente come quelli che vanno in edicola a comprare Quattroruote, e sono sopratutto clienti come gli altri; ovvero danno dei soldi a fronte di un prodotto.

Sembra alieno pretendere rispetto, sopratutto quando si compra qualcosa di non primario come un giornale che parla di una passione.
Non è pane, non è la ciriola di Stato, un bene non sostituibile ma calmierato.
Non fa fronte ad un bisogno fisiologico: è una scelta deliberata; è, vuole, deve essere intanto un piacere.

È chiaro che non riescono, non provano, non vogliono rispettare i lettori dell’edizione digitale, vessandoli oltre ogni umana comprensione ed ogni commerciale sopportazione.
E si badi che parlo prima e sopratutto di rispetto che non di liceità; che pure qualcosina c’entra visto che di punto in bianco vengono resi inaccessibili beni che pure sono stati pagati.

Su quest’ultimo punto, poi, voi tre (incremento netto del 50%) che leggete dovreste averne a noia5.

Comunque rappresento tutto quanto sopra e vengo contattato da un personaggio che, piccatissimo, mi dice tra le righe che dico il falso, sono confuso, non capisco e comunque vedo quello che ho comprato; se vedo fino a d aprile 2012 è perché avrò comprato quello.

Forse colto da un dubbio, che comunque s’è ben guardato dal palesare nella risposta, mi fa poi contattare da un altro che nelle intenzioni mi avrebbe dovuto ricondurre alla ragionevolezza spiegandomi le mie manchevolezze.
Ma di fronte a domande precise, costui dà risposte precise; dalle quali risulta quanto appresso.

Se Ford avesse chiesto a chi andava a cavallo cosa avrebbe voluto, costui gli avrebbe risposto “un cavallo più veloce”

Ovvero, secondo Steven P. JOBS, non chiedere all’utente (chiamiamolo cliente, va) quello che vuole, spiegaglielo.
Bene, proviamo ad invertire le parti: non chiedere più a chi ti fornisce un prodotto cosa vuoi, pretendilo.

Allora:

1) ho scoperto in seguito parlando appunto con chi si occupa dell’app, che quella di visualizzare i numeri arretrati fino ad aprile 2012 è una scelta di marketing (sic!), indipendente dai numeri che si sono acquistati. Ma a quanto pare nessuno lì dentro sa che è così perché così che è stato deciso a monte. Adesso almeno lo sanno: gli altri numeri, pagati eh – ricordo, non compariranno mai più con questa versione dell’app.

2) i numeri precedenti, se uno vuole leggerli (e perché mai?!) c’è il trucco: cercarli con la funziona Ricerca nella quale c’è una tendina che riporta tutti i numeri pubblicati. Ogni volta che uno vuole leggere, chessò, marzo 2012, fa finta di cercare una cosa nel numero di marzo 2012, lo riscarica, lo legge e quando esce dall’app, PUF! perso di nuovo. Visibili restano solo i 24 delle sei schermate famose. Bello no?

Nel mondo reale sarebbe come a dire che uno che voglia leggere un suo libro scopre che ogni volta che lo vuole leggere deve chiederlo all’editore che glielo manda per corriere. Però se si addormenta mentre lo legge o se lo chiude per andare in bagno, deve richiederlo all’editore che glielo manda per corriere e così via. Chiaro no? È una “scelta di marketing”.

3) Ho chiesto allora se le sei schermate fisse di cui al punto 1), per un totale di 24 copertine, implichino che con l’uscita di Quattroruote di Novembre 2013, ad esempio, sparirà anche aprile 2012 e quindi il numero più vecchio diverrà maggio 2012 e così via, oppure se d’ora in avanti il numero di pagine aumenterà all’aumentare dei nuovi numeri. Reggetevi; risposta: non si sa. Qualcuno lo sa? E se qualcuno lo sa, qualcuno può fare presente a chi fa le “scelte di marketing” che io voglio vedere tutti i numeri che ho comprato, senza trucchi perché non trovo più e non voglio cercare la scatola coi segreti di Tony Binarelli, e che tutto questo era possibile (oltre che ovvio) dalla versione 2.0.0 in poi?

Con l’occasione vi svelo un altro trucco, questo è mio però, per rendere persistente lo scaricamento dell’arretrato fatto attraverso il procedimento di cui al punto 2); però porca mignotta tu dimmi se uno deve fare come si faceva per le vite illimitate dei giochetti sullo Spectrum, ovvero:
– lo scaricate dalla funzione Cerca
– finito lo scaricamento e prima di leggerlo, mettete un segnalibro sulla copertina.
In questo modo non lo vedete nella sei pagine famose, ma lo vedete sempre nei segnalibri, almeno fino al prossimo aggiornamento che ve li pialla.

4) Il numero omaggio “Quattroruote n. 1, 1956”, NON c’è più.
Nemmeno col trucco della finta ricerca.
Forse serve la scatola dei trucchi “Sim Sala Bim” di Silvan per quello?

Ma non stavamo parlando di Ruoteclassiche?!

Certo, ma non credo vi sfugga che le due testate appartengono allo stesso editore e dunque condivideranno l’infrastruttura editoriale delle versione elettronica.
Quale momento migliore per decidere il grande passo se non questo momento di confusione completa, assieme ad un approccio (questo è storico, però, non è una novità) almeno incomprensibile verso i clienti dell’edizione digitale?

Mettiamoci pure che, a differenza di Quattroruote che si occupa prettamente di attualità, Ruoteclassiche si occupa di storia; quindi “scelte di marketing” volte a limitare la fruizione degli arretrati renderebbero davvero una mutilazione all’esperienza del lettore, oltre ad essere (ripeto per i distratti) con tutta probabilità un illecito.

Perché scriverne qui e non ai diretti interessati?
Beh, intanto quello che leggete qui sopra è il sunto (con degli omissis che riguardano praticamente solo i nomi) proprio della corrispondenza con alcuni di loro, anche se non mi sono parsi particolarmente interessati. Poi perché altri potrebbero voler accedere agli arretrati digitali che hanno comprato e non sanno come fare, ed infine perché (ennesimo autogol) avendo chiuso i post ai commenti, non c’è altro modo di far arrivare questa cosa alla redazione di Ruoteclassiche.

* * *

  1. eDue – Il blog di Ruoteclassiche
  2. Ruoteclassiche arriva su tablet e smartphone » Ruoteclassiche
  3. eDue – Quattroruote.app 2.0.0
  4. eDue – Alfa Romeo Giulietta – Alfa Romiao
  5. eDue – A book, is a book, is a book, isn’t an e-Book

Aggiornamento

If It’s Tuesday, This Must Be Belgium

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Come sapete entrambi, a volte trasformo i miei commenti ad un post altrui in un post, un caso di sinergia produttiva che nemmeno la Fiat.
Qui si tratta di una commento ad un post di Massimo MANTELLINI1.

* * *

Sono iscritto al POLIMI come decano degli studenti.
Ho quindi vissuto la vicenda dal vivo.

Alcune riflessioni.

1) Non è necessario fare come Serra, ovvero avere un’idea su ogni cosa ogni giorno, e meno se ne sa meglio è; capisco che in casa uno ne parli, ma per l’approccio superficiale bastano ed avanzano i giornali.

2) Ha ragione Alessandro Campi2: la sentenza3 non vieta i corsi in inglese, evita che siano vietati quelli in italiano. Che per impugnare la delibera duepuntozzero uno debba ricorrere a sofismi e stratagemmi è colpa del codice civile e della prassi non certo dei ricorrenti. Che dietro ai ricorrenti si accodino persone dappoco in quantità omeopatica direi che è normale, visto che l’università è qui sul pianeta e non altrove. MA l’idea dei ricorrenti, comunque espressa, non è sbagliata.

3) Io seguo corsi in inglese, con materiale in inglese già da anni e già prima a La Sapienza alcuni corsi (uno per tutti Sistemi Operativi, il cui testo era a scelta tra Stallings, Tanebaum e Silberschatz) erano in inglese.

4) Quando circolò la delibera rettoriale non mi era chiaro chi fosse lo studente destinatario di questa rivoluzione; eggià perché come al solito cannocchiali puntati sul dito. Gli studenti italiani arrivano all’università con un inglese sufficiente e permettere loro di seguire i corsi in inglese e dare esami in inglese? Perché se a monte non hai un corso di studi che ti porta all’università in grado di (mettete qui una cosa a scelta), poi che te ne fai dell’università del futuro?

Si dia il caso che moltissimi studenti all’università manchino persino dei rudimenti di quelle basi che pure il sistema scolastico precedente avrebbe dovuto fornire loro. Per quale miracolo questo non si applichi all’insegnamento dell’inglese non è dato.
Ah, sì: le tre i di Berlusconi, ma forse non ricordate? Furono poi abbandonate per la lotta al cancro.

5) Gente che non ha nulla da dire in italiano può avere qualcosa da dire in inglese? Perché da entrambi i versanti dell’insegnamento di vaniloquenti se ne trovano a ciuffi. Aumentare la difficoltà espressiva per coloro che già ne hanno dovrebbe rendere qualitativamente migliore quanto non hanno da dire?

6) Attrarre studenti stranieri. Ma ragazzi, non è l’università che tiene gli stranieri lontani, è il paese che è disarmante per chi volesse stabilirvisi. E poi: siamo sicuri che dall’estero non vengano studenti al POLIMI? Sarò stato confinato in una classe mutirazziale in quanto romano? Certo, non verranno americani ed inglesi, saranno persone che vengono da paesi in cui la vita e l’istruzione sono (percepite come) peggiori delle nostre. OK, quale parte del concetto di emigrazione non vi è chiara? Sicuri che tutti gli italiani che vanno a studiare all’estero lo facciano per innalzare il prestigio delle università?

7) Attrarre professori stranieri. Eggià perché noi ne abbiamo pochi, e pochissimi sono i precari che non arrivano nemmeno al 60% del totale. Voi direte ecchissene, se quelli che vengono sono migliori. Ecco, ho una notizia per voi: a quelle cifre io mi meraviglio che i nostri continuino ad insegnare ed a rendere, alla fine, un servizio che nella media è più che soddisfacente, con rare, note, evidentissime eccezioni di scarpari, incompetenti, buffoni, baroni et al. ma sempre in quantità fisiologica. E con questo paese attorno e questi presupposti attrarremmo professoroni dall’estero? Certo, qui potremmo giocarci la Fiche Cadeau Panto: gli diciamo “potreste parlare inglese”. Irresistibile.

8) Se poi tutto quanto sopra fosse in qualche modo secondario ed il problema principale fosse rendere i nostri polli da allevamento capaci di competere all’estero, come se nelle grandi aziende qualcuno ti conosca personalmente e ti apprezzi o tu possa fare carriera senza essere uno yesman grigio neutro, esattamente come un qualunque sottosegretario all’agricoltura di epoca fanfaniana duepuntozero, ma mettiamo pure, dicevo: ma allora, perché non insegnare il cinese?

Ecco io qui mi sono fatto persuaso™ che il provincialismo italico l’abbia fatta da padrone alla grande.

Prendi professori che non sanno l’inglese e li metti in batteria a fare corsi di inglese con l’idea che dopo diciotto mesi (numero evocativo) questi passino dall’ignoranza della lingua alla docenza nella stessa. Ecco io non vorrei avere a che fare con un professore (anzi coniughiamo correttamente: non voglio) che ha rabberciato un migliaio di lemmi in una lingua che non mi appartiene, non gli appartiene.

Come si può pensare che da un mese all’altro questi inizino a pensare in inglese, ad accentare in inglese, a trovare forme retoriche ed esempi in inglese? Ecco mi sbaglierò, ma l’idea dev’essere che un po’ come tutte le lingue neolatine, guardandosi dai false friends, e con un po’ di costrutti standard alla fine uno se la possa svangare; all’italiana, magari gesticolando un po’ come il buon Bruni che saltellava in sincrono con il suo cavallo di battaglia, la funzione che arrivando all’infinito – e intanto si accucciava come per caricarsi – fa bù e diverge positivamente, pronunciato liberando l’energia accumulata con un salto liberatorio ed un dito indice proteso verso l’alto.

Ecco, col cinese non sarebbe stato possibile, e poi la Cina non fa ancora abbastanza due punto zero.

YM2C

* * *

  1. MANTELLINI, Massimo – Luke, io sono tuo padre – manteblog
  2. alesiro
  3. La sentenza? provate voi, se vi riesce: Tar Lombardia sede di Milano

Il titolo? If It's Tuesday, This Must Be Belgium – Wikipedia, the free encyclopedia.

PNG Preparator 0.1

pp

Il rilascio di IconCreator 0.1 Droplet2 come Software libero del Roam1 ha avuto un buon riscontro.

Ed io a domandarmi come chi lo usa potesse sopportare questo:

Nominatele nello stesso ordine in questo modo:

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icon_512x512@2x.png

Create una cartella con un nome a piacere seguito da .iconset, ad esempio cartella.iconset.
Trascinateci dentro le immagini che avete creato.
Duplicate le immagini seguenti con CMD – D:

icon_32x32.png
icon_256x256.png
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Nominatele nello stesso ordine in questo modo:

icon_16x16@2x.png
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La vostra cartella deve contenere dieci immagini:

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icon_16x16@2x.png
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icon_32x32@2x.png
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icon_128x128@2x.png
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icon_256x256@2x.png
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No, dico, ma io che ho fatto l’informatico perché sono pigro, mi sarei rotto i coglioni già solo a leggerla una cosa del genere.

E infatti ho automatizzato tutto il processo che leggete qui sopra (eccetto la creazione delle icone, ed un giorno se volete vi spiego il perché è bene così).

Ed ecco PNG Preparator 0.13.

Ce ne sono due versioni, entrambe contenute nel download, ed una è una droplet.

* * *

  1. Roam – Conoscere Possibile: Software
  2. eDue – IconCreator 0.1 Droplet
  3. Roam – Conoscere Possibile: Software: PNG Preparator 0.1

IconCreator 0.1 Droplet

ic

Apple su OS X 10.8 non supporta più Icon Composer1,2, che faceva parte dei Graphic Tools di Xcode, e quindi per coloro che lo usavano si viene a creare un problema.

IconCreator 0.1 Droplet lo risolve e supporta anche gli schermi Retina.
Gratis.

* * *

  1. eDue – Ma farsi i cazzi propri no, eh?!
  2. eDue – Apple Xcode 4.4 e Icon Composer
  3. eDue – Pattine da montagna (wIP 0.8)
  4. eDue – Roam – Conoscere Possibile: Software