Categoria: Disegno

Ferrari 488 GTB

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Arriva esattamente 40 anni dopo la Ferrari 308 GTB, la prima berlinetta a motore V8 centrale, ne eredita la storica sigla e sposta l’asticella delle prestazioni ancora più in alto: è la nuova Ferrari 488 GTB, la supersportiva ispirata alla sua memorabile antenata, che sfrutta l’esperienza della Casa di Maranello nelle competizioni e nel programma XX.

Segnatamente, la 308 GTB la considero la più bella Ferrari mai prodotta.
Questa è notevole.

Da Ferrari 488 GTB – La Nuova Super Sportiva Da 670 Cavalli – Quattroruote da cui è tratta anche l’immagine.

TidBITS: Accessibility Showdown: iPhone 6 vs. iPhone 6 Plus

It seems almost comical in hindsight, but when Steve Jobs introduced the first iPhone in 2007, he described its 3.5-inch screen as “giant.” And it was giant — at the time of the keynote, I had a flip phone with a postage stamp-sized display that was difficult for me to use, given that while I can see, I’m legally blind (for more on this sort of impairment, see Mariva H. Aviram’s series, “Computing for the Visually Impaired”). The first time I saw the iPhone in person, I was awestruck by its large, high-resolution screen. Like so many others, I eventually got one.

Sembra un articolo sull’iPhone 6, ma in realtà è un articolo che descrive molto bene le differenze di approccio di un disabile verso le tecnologie e come queste, nessuna, possa essere considerata definitiva o universale.
Il problema dell’accessibilità è sempre stato (e sarà sempre) di approccio.

In larga parte chi fa prodotti, a maggior ragione nell’informatica ma è vero in generale, non se ne cura.

Ma anche coloro che se ne curano, anche in maniera profonda a e scrupolosa, magari coinvolgendo gli utenti disabili nella gestione dei requisiti e nella loro analisi1, rischiano poi di considerare quel percorso non come un qualcosa di ciclico, ma come una qualcosa di lineare, completato il quale, s’è fatto quel che si doveva.

Ecco, no.

Da TidBITS: Accessibility Showdown: iPhone 6 vs. iPhone 6 Plus.

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  1. eDue – Suckurity through obscurity

#verybello lascia #senzawords ma con tante domande. E Franceschini risponde

#verybello lascia #senzawords ma con tante domande. E Franceschini risponde

(…)

Mi permetto infine di aggiungere che tra sabato e domenica la rete si è divisa tra chi ha criticato #verybello a testa bassa e chi invece ha espresso critiche costruttive per migliorarne il funzionamento. Terremo sicuramente conto di queste critiche per perfezionare la funzionalità della piattaforma che è stata rilasciata nella versione Beta e sarà oggetto di significativi miglioramenti già nei prossimi giorni. Anche perché i tanti accessi di sabato e domenica (superiori al milione e mezzo!) hanno già permesso ai tecnici di individuare e superare alcuni problemi di sovraccarico. Nella nottata di sabato il sito ha subito due attacchi hacker.

Da #verybello lascia #senzawords ma con tante domande. E Franceschini risponde – Il Fatto Quotidiano.

Don’t apply mathematical ratios to a logo where they don’t exist

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Don’t apply mathematical ratios to a logo where they don’t exist

This widely circulated logo construction guide was not used to create the Apple logo, but has been used by some to explain the timeless appeal of the design.

Testo e immagine da 6 tips for using grids in logo design | Logo design | Creative Bloq.

Fare gli indiani con la penna

Non è un caso che nel corso dell’evoluzione umana poche cose siano rimaste dedicate agli stessi compiti, come le orecchie, il pene, il buco del culo, gli occhi e la penna, intesa in senso lato.

Il video mostra che Apple mentiva (scientemente) quando Jobs presentò il primo iPhone dicendo “Where’s my pen? Do I need a pen? I don’t need a pen, I have always my fingers with me”.

Ti ci puoi scaccolare, ma non puoi disegnarci come faresti con una penna.1

In questi giorni si torna a parlare del fatto che Apple potrebbe affiancare una penna all’iPad.
Mi sembra una cosa del tutto naturale, ma per qualche motivo, forse per non contraddire Jobs buonanima, Apple si ostina a lasciare quel mercato in mano ai concorrenti.

La possibilità di usare un iPad solo con le dita è assodata. Ma parimenti è assodato che la risoluzione di un dito (circa 1 cm2) è enormemente minore rispetto alla punta di una penna. E, piaccia o no agli agiografi, è la penna lo strumento che è sopravvissuto alla rivoluzione di Gutenberg, a quella industriale ed a quella digitale.

Perché già nelle caverne usavamo i resti della combustione per disegnare, e perché usare una cosa più fina di un dito per tracciare linee è naturale ed ovvio.
A maggior ragione sugli schermi Retina™.

Ed a maggior ragione per il fatto che la punta del dito copre quel che facciamo.
Per non dire del fatto che non sempre è opportuno zoomare sulle cose: a volte è proprio necessario avere una visione d’insieme di quel che si fa (quindi semmai zoomare sì, ma al contrario).

Apple ha solo un problema: scegliere se continuare col marketing nel cercare di convincerci che l’uomo del XXI secolo è diverso geneticamente e meccanicamente dai suoi antenati di Lascaux, oppure trovare un modo cool per ricacarsi tutto e darci, finalmente, lo Stylus-For-The-Rest-Of-Us™.

About the only thing they can’to do, is ignore it.

E non dico che si debba tornare a Palm o a Newton, dove tutto andava toccato con la penna.
Dico che, laddove serve una penna, sarebbe bene che fosse fornita dalla casa madre.

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  1. eDue – iRupe

Is Apple’s quality slipping? | TUAW

Over the weekend, amidst the noise of CES news seeping from Vegas, founding Tumblr CTO and Overcast developer Marco Arment voiced a concern I have been stressing over for some time. Titled “Apple has lost the functional high ground,” it cuts straight to the heart of the matter: Apple’s longtime brand promise of “it just works” applies to fewer and fewer products the company makes.

Marco, being a developer, is largely remarking on software. Apple’s hardware only seems to improve generation over generation (although I have spoken to a frighteningly large number of people who have had to battle Apple in order to get products fixed). Apple’s software, on the other hand, appears to have slipped off the cracker.

Se aveste dubbi, aprite iTunes.

Da Is Apple's quality slipping? | TUAW: Apple news, reviews and how-tos since 2004.

FE-Schrift

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Number plate font that is difficult to forge1
The FE typeface, developed in 1978-1980 by Karlgeorg Hoefer for the German Federal Highway Research Institute, has been used as the typeface for German vehicle number plates since 1994. This typeface has no uniform proportions. Every letter has its own unique appearance and does not derive – as is usually the case – from other letter forms. This is intended to make forgery more difficult.

The FE typeface was designed to be difficult to forge and easily machine-readable; number plates should allow automatic number plate recognition and evaluation. The new plates were introduced in the course of issuing the new European number plates. Depending on the number of letters, the variants close-spaced, medium-spaced and small medium-spaced are available. In 2000, the FE typeface completely replaced its predecessor DIN 1451 after a transition phase.

Nome strano FE-Schrift, vero?

Fälschungserschwerende Schrift (forgery-impeding typeface) or FE-Schrift2 has been the only typeface used on new vehicle registration plates of Germany since November 2000, except for plates issued to military-registered vehicles, which still use the former DIN 1451 typeface. The abbreviation “FE” is derived from the compound German adjective “fälschungserschwerend” combining the noun “Fälschung” (falsification) and the verb “erschweren” (to hinder).

The motivation for the creation of the typeface was spun in the late 1970s in the light of Red Army Faction terrorism when it was discovered that with the then-standard font for vehicle registration plates—the DIN 1451 font—it was particularly easy to modify letters by applying a small amount of black paint or tape.

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  1. German Museum of Books and Writing "Signs – Books – Networks" – Font Design – FE-Schrift.
  2. FE-Schrift – Wikipedia, the free encyclopedia, da cui è tratta anche l’immagine