Attenzione all’ambiente

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Pare che il Nuovo Kindle Oasis

Sarà dotato di una custodia per permetterne la ricarica e che garantirà fino a 20 mesi di autonomia in standby. Le informazioni sono state tratte dalla scheda pubblicata per errore da Tmall, ma sono date per affidabili, inoltre Amazon possiede il dominio KindleOasis.com, altro possibile indizio.1

ammesso di capire quale sia l’utilità di comprare un oggetto che *non usato per 20 mesi* mantiene la carica, ovvero che arrivi con l’85% di batteria al momento in cui sarà sostituito, intonso, grazie ad una cover.

Quindi non solo sarà privo di qualunque inquinante come il berillio, l’arsenico o lo stronzio, ma anche di qualsivoglia contenuto, visto che, mantenendo la carica da spento per ben 20 mesi, non si capisce nemmeno che cazzo l’hai comprato a fare.
Salvo poi pubblicizzare il fatto che quando verrà buttato, trasportato in Ghana2 e smaltito a colpi di martello da uno che non sa nemmeno cosa sia, l’indicazione che la batteria sia ancora carica all’85% non possa tornare utile alla fiorente attività dei detonatori.

E, comunque, se questa è la caratteristica su cui sta puntando Amazon, ovvero una cover che lo conservi durante l’inutilizzo, penso che Massimo Catalano si starà rivoltando nella t(r)omba.

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  1. Sarà questo il nuovo Kindle? da cui è tratta anche l’immagine.
  2. La repubblica dei rifiuti elettronici – Jacopo Ottaviani – Internazionale

Posseduti

Nest Labs, a home automation company acquired by Google in 2014, will disable some of its customers’ home automation control devices in May. This move is causing quite a stir among people who purchased the $300 Revolv Hub devices—customers who reasonably expected that the promised “lifetime” of updates would enable the hardware they paid for to actually work, only to discover the manufacturer can turn their device into a useless brick when it so chooses.

Possesso e proprietà non sono la stessa cosa.
Benvenuti nel mondo del possesso.

Da Nest Reminds Customers That Ownership Isn’t What It Used to Be | Electronic Frontier Foundation

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  1. eDue – A book, is a book, is a book, isn’t an e-Book

Novintàge

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Installato l’ennesimo aggiornamento di Firefox Developer Edition, mi viene proposto un tour delle novità, tra cui WebIDE, per Firefox OS, dismesso da mesi1, inutile da sempre.

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  1. eDue – Byezilla OS

A proposito di novità, in realtà una c’è:

Banda ultralarga

Mettiamo che io abbia pubblicato qui un brief a colori di una ventina di pagine in cui abbia spiegato la genesi del logo che trovate in testa.
Mettiamo che io ci abbia messo molto inglese lombardo dentro (tipo performanza e reliabilità, per dire).

eDue icon

Se pubblicassi il logo di questo blog nel modo che vedete qui sopra, cosa pensereste del vostro ospite?
E se, per di più, me ne vantassi?
Beh, ecco

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  1. eDue – TIM – Telecom Icona Manzoniana

Adesso è il contrario

If both prices seem expensive then remember that was in 1990. Adjusted for inflation, the approximate equivalent cost of a IIfx today would be $17,960.21. The IIfx did come in various configurations that all added power and price, but then so does today’s Mac Pro. Just for the very broadest price comparison, the latest Mac Pro launched in 2013 with the base model at $2,999 so a time-traveller with a check book would have a choice between one IIfx then and nearly six Mac Pros now. Despite that, in 1990 there probably wasn’t a single magazine production desk that didn’t switch to the IIfx at the first chance.

Adesso gli utenti pro scappano da Apple.
Da This Week in Apple History: March 19 through 25 | MacNN

Se mi’ nonno c’avesse avuto quatto palle

Quando ero molto più giovane, si vagheggiava (in alcuni casi si vaneggiava) di fari poli-ellissoidali, che avrebbero consentito di ridurre l’altezza dei proiettori anteriori, vero incubo per il Cx – coefficiente di resistenza aerodinamica, e creare autovetture che sarebbero state sempre più basse e profilate, avrebbero fenduto l’aria come mai prima, consumando nulla per spingersi a velocità siderali.

Poi sappiamo com’è finita, con la vettura-tipo alta come un furgone di vent’anni fa, con i fari che sviluppano altezze alpine e superfici oceaniche, oltre ad essere davvero brutti.

Ora, da qualche anno ci viene detto che ormai le aerodinamiche della vetture hanno raggiunto un punto in cui non è più pensabile guadagnare nell’ordine delle unità, ma solo in misura centesimale, e che una delle cause primarie di questo va ricercata nella superficie frontale degli pneumatici; e che il futuro sarà di gomme tendenzialmente motociclistiche.

Bene, guardando quel video, ed al netto delle vaccate del marketing, quello che si vede è un’autovettura in cui la parte frontale è quasi interamente occupata da queste palle, che ovviamente sono peggio di una colite in termini di abitabilità e sfruttamento degli spazi interni. Cioè esattamente il contrario di quanto ci viene presentato come futuro fino al giorno prima di queste rassegne.

Ora, capisco che uno che fa la ruota (per lavoro, intendo) abbia difficilmente argomenti per finire nelle notizie, visto che nelle Grotte di Lascaux già ce n’era traccia e che come tale è percepita (magari erroneamente) dal grande pubblico; però, tra brutture e futurismo, va comunque sottolineato che il grandi numeri, su scala mondiale, li fanno macchine che, materiali e farcitura elettronica a parte, sembrano sempre una Ritmo prima serie, fari a parte (che poi pure quelli sulla Juke, vabbeh…).

OK, il loro scopo l’hanno raggiunto; se n’è parlato.
Rotoliamo oltre.

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Commento a Al salone di Ginevra il futuro è una palla. Di gomma | Il blog

Tucker, una storia statunitense

La carrozzeria era stata disegnata da Alex Tremulis, ex dipendente della Auburn Automobile Company. Il responso del pubblico fu molto positivo ma la produzione si fermò dopo solo 50 esemplari. L’elevatissimo grado di innovazione della macchina di Tucker attirò le invidie dell’intera industria automobilistica. Grazie alla corruzione di molti personaggi politici, Tucker divenne bersaglio di una campagna di boicottaggio devastante, culminata nel 1949 con un’accusa di bancarotta fraudolenta. Lo stabilimento di produzione, ricevuto in concessione dal Governo, tornò in mani pubbliche.

Nel 1950 Preston Tucker fu assolto ma ormai era troppo tardi per risollevare le sorti dell’azienda. Morì nel 1956.

Da Turcker 48 1948: il prossimo aprile all’asta un esemplare “nato oggi” | Ruoteclassiche