Bitterfox 41.0.1

Dopo vent’anni dall’allora Mozilla Suite, dopo l’HTML5 e le webapp, dopo tutto questo, ancora siamo qui a cancellare a mano moz_favicons per evitare che questi

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diventino a caso questi

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nel 2015.
Però nel frattempo hanno fatto un SO per cellulari (‘ché definirli smartphone non è proprio il caso).
Non vedo l’ora che arrivi Firefox per iOS a convincermi di lasciarlo stare definitivamente.

60 dollari per bloccare una città

The multi-thousand-dollar laser ranging (lidar) systems that most self-driving cars rely on to sense obstacles can be hacked by a setup costing just $60, according to a security researcher.“I can take echoes of a fake car and put them at any location I want,” says Jonathan Petit, Principal Scientist at Security Innovation, a software security company. “And I can do the same with a pedestrian or a wall.”Using such a system, attackers could trick a self-driving car into thinking something is directly ahead of it, thus forcing it to slow down. Or they could overwhelm it with so many spurious signals that the car would not move at all for fear of hitting phantom obstacles.

Vorrei che lo leggessero quelli che sostengono che in futuro, la parola magica per far passare cazzate come cose serie, le auto che di guidano da sole ridurranno di molto la sinistrosità.

La verità è che più o meno inconsapevolmente creeremo oggetti premium di cui sarà sempre più facile perdere il controllo a favore di qualcuno che sa come funzionano.

E non vale solo per le auto.

Da: Researcher Hacks Self-driving Car Sensors – IEEE Spectrum

Via Come bloccare le Google Car con 60 dollari (creando un DOS) – a Quinta ‘s weblog : un Blog di Stefano Quintarelli

Evoluzione naturale

Evoluzione naturale

L’evoluzione del logo di Google dal Times embossed dei primi tempi (quando qualcuno credette perfino che i colori significassero un motore di ricerca Mac-friendly) nelle sue varie versioni fino a quella attuale, mi pare segua un andamento inedito, cui manca solo l’alleggerimento del logotipo in termini di spessore ed il monocromatico.

* * *

Vorrete notare che ci ho perso dodici secondi e l’ho rifatto secondo costruttivo e proporzioni auree. ‘na tristezza…

Dateci un maledetto buco

Vincono gli smartphone. In tutto questo ce n’è anche per CarPlay e Android Auto, appena sbarcati su alcuni modelli (Audi, Chevrolet, Hyundai) e in arrivo su molti altri (Audi, sulla nuova Opel Astra): ebbene, stando a J.D. Power un quinto degli intervistati non è interessato ai sistemi di mirroring per smartphone, un dato che farà inarcare qualche sopracciglio dalle parti di Cupertino o Mountain View. Stessa sorte per l’assistenza a bordo (OnStar, per fare un esempio) e i comandi vocali per dettare testi, con una percentuale di disinteressati che sale al 23 per la Generazione Y, quella dei millennial. La spiegazione, come detto, c’è: “In molti casi gli automobilisti preferiscono usare il proprio smartphone o tablet – sottolinea Kristin Kolodge, direttore del progetto J.D. Power – I dispositivi mobile rispondono ai loro bisogni, sono precisi e garantiscono una certa familiarità”. La traduzione in soldoni è una vera tegola per le Case: in pratica, i Costruttori “stanno investendo miliardi di dollari per funzionalità che non vengono utilizzate” dalla loro clientela.1

Sono anni che lo dico, e non solo qui, ma anche™ a qualcuno che conosco e che lavora nelle case automobilistiche.
Tutto quel ciarpame elettrico che popola le autovetture moderne, non serve ad un cazzo.
E non parlo della sofisticatissima provvidenziale benedetta elettronica applicata alla dinamica del veicolo ed ai motori, ma di tutte quelle colossali stronzate di cui sono infarciti gli abitacoli.

Intanto perché sarebbe vietato parlare al cellulare tenendolo in mano mentre si guida, ma non pare sia vietato programmare in assembler su un touchscreen da 5″ per alzare la temperatura del climatizzatore. Non è che è vietato parlare al telefono mentre si guida perché lo Stato ci vuole meno pettegoli; è per autoevidenti motivi di sicurezza.
Bene, quel che sfugge è perché tutte le stronzatone, che non siano telefonia cellulare mi raccomando, in auto sono non solo permesse ma perfino cool.
Premium.

E quando dico stronzatone lo dico per una serie di fatti:

  • manca il feedback tattile, quello che ad esempio ti può dare una manopola che gira, un pulsante che indietreggia a seguito di una pressione, ecc. Questi feedback ti consentono di non staccare lo sguardo dalla strada, ovvero una maggior sicurezza
  • sono fatti di tecnologia vecchia, obsoleta, per motivi imprescindibili: deve durare, vivere in condizioni estreme (macchina lasciata sotto al sole nel parcheggio di Catania-Fontanarossa per dieci giorni, hai presente? Sauris d’inverno, ecc.) e quindi deve avere dietro le spalle un lungo, dimostrabile record di affidabilità. Non è un caso se sulle stazioni spaziali si usano ancora i PowerPC G3
  • impossibilità di aggiornare con la frequenza necessaria; un po’ perché appunto è vecchiume, un po’ perché le case vogliono avere il controllo di chi sei e che fai e quindi ti costringono ad andare in officina. E però non vogliono che si sappia che fanno schifezze e quindi se va bene fanno di nascosto le migliorie in occasione dei tagliandi; che sono sempre più rari perché nel frattempo la tecnologia della meccanica – state per leggere una frase forte – evolve con più rapidità
  • le case vogliono farci i margini che non fanno sul resto; quindi ti fanno pagare questa immondizia come fosse oro
  • le case non hanno NESSUNA cultura informatica, nessuna attitudine all’usabilità ed all’ergonomia (spesso in generale ma in particolare nell’ambito dell’) informatica. Comprata da fornitori preoccupati solo di dimensioni DIN e CAN Bus, al ribasso
  • la virtualizzazione delle interfacce è un risparmio per chi fabbrica l’auto, ma è un costo addossato alla collettività.

Tutta questa merda è non solo inutile, non solo è la fonte principale di problemi delle “moderne” autovetture, non solo è pericolosa, ma sopratutto: è merda.
E nessuno vuole toccare la merda.
E nessuno, che magari ha sputato sangue per imparare tre cose sul telefono, perché non tutti sono informatici, nessuno vuole leggere trecentonovanta pagine del comodo manuale dedicato all’infotainment della macchina.
Io non faccio il DJ, io uso la macchina per andare da A a B.

Ma tutti siamo variamente innamorati dei nostri smartphone.

Bene, lo ridico per l’ennesima volta: tolte tutte le cose che DEVONO avere un feedback tattile come clima, fari, volume e preselezioni radio, ecc., cortesemente dateci un buco al centro del cruscotto, DIN per l’amordiddio DIN, nel quale possiamo mettere come accessorio una cornice dotata di un connettore di alimentazione per il nostro stracazzo di telefono, di iPad, di iPad mini, cazzi nostri, ok?!
Lì sopra abbiamo tutto, compreso il navigatore che non sembra un bancomat, la connessione cellulare, il WiFi, la musica, la rubrica, i comandi vocali, le foto del pupo, le app per il traffico, la collezione di sise, tutto quello che vogliamo avere sempre appresso.
E sapete cosa?
Ce lo portiamo sempre appresso.

Pensa che bello, invece che perdere tempo a progettare ed integrare cazzate nei cruscotti, noi vi chiediamo un buco.
Sul quale non dovete fare manutenzione, non dovete fare richiami, non rischiate di trovarvi davanti al ventilatore qualora si venisse a scoprire una falla di sicurezza e fate pure soldi perché quando cambio telefono, devo venire a cambiare il buco.

Se le case non lo capiscono e buttano soldi, cazzi loro; ma che il legislatore non capisca che tutta questa merda in macchina va vietata almeno quando essa è in movimento sono sonorosissimi cazzi nostri.

* * *

  1. Il rapporto J.D. Power – Flop Per La Tecnologia Di Bordo: “Gli Automobilisti Non La Utilizzano” – Quattroruote

There’s a GAC For That

At Appbot we get to see a lot of app icons while providing insights into app reviews.

In the past I have studied everything from app descriptions, to screenshots, to names, to countries. The one that has always really interested me most was app icons, but I never came up with an idea on how to really study what is effective.

Recently I stumbled across a cool Ruby library called Miro that extracts the dominant colors from an image.

Finding the dominant colors of apps shows some really interesting results.

In questi giorni gira molto la notizia che Apple stia imponendo a coloro che vogliono vendere prodotti nel suo Retail Store, non solo il colore, ma anche angolazione delle immagini sulle confezioni. Adesso si scopre che i colori delle app sono quasi sempre gli stessi un po’ ovunque.
Ma va?!
È talmente tanto #GAC che l’applicazione per la lettura delle news che sostituirà Edicola finora ha ricevuto una sola critica: che colore del cazzo per l’icona.

Da The Colors Of An App Icon — It’s An App World — Medium.

OneNote (ritirato)

Stamattina tra i numerosi aggiornamenti delle app, trovo un aggiornamento per Microsoft™ OneNote.

La prima cosa che balza all’occhio è che l’icona è diversa, ma non cambiata, è… diversa

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Ma che sarà quell’angoletto?!

OneNote per iPad è stato sostituito con un’app universale per iPad e iPhone, che è stata migliorata anche sotto altri aspetti. Se usi già OneNote per iPad, tocca “Apri” e segui le istruzioni per ottenere la nuova e fantastica app universale”.

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Ah, OK, dunque l’app è stata ritirata, e la nuova verisone sono più di DUECENTOQUARANTA MB di procedura guidata per passare a quella nuova…

Se sei un nuovo utente di OneNote, ignora questa presentazione e ottieni l’app “Microsoft OneNote: elenchi, foto e note, organizzati in un blocco appunti”.

Se invece non l’hai mai avuta prima, allora ignora tutto e continua così.

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E fai finta che si chiami proprio OneNote (ritirato).

Da OneNote (ritirato) per iPhone, iPod touch e iPad dall’App Store su iTunes.

96 MacBook Pro’s in one rack

We had a need to introduce 96 MacBook Pro’s for our product testing. Our requirements included Retina displays, small form factor, low power, cool running, Apple branded hardware, high density design, i7 CPU’s, 16GB RAM, etc… This is what I came up with. Some of the parts are custom 3D printed and others are standard off the shelf parts. We use 3D printed wedges to keep each lid open to 7mm, and other 3D printed parts to help hold the power bricks to the cable management arm. I know some of you will reply with the standard “Why didn’t you just use Linux?” or “Just use OS X in a VM on ”, but the testing we do requires Apple branded hardware, so this is what we came up with. This rack has been in service for a few months now and is running great.

Boh, però fico 🙂

Da 96 MacBook Pro’s in one rack. | Steve's Blog.