… vendo Panda

Una barzelletta genovese, raccontatami da un parente genovese, recita:

“Redazione annunci?”
“Sì, buongiorno”
“È per un necrologio. Sa, è morto papà”
“Mi spiace. Vuole dettarmi il testo?”
“Sì, quanto costa?”
“Cinquanta centesimi a parola…”
“Va bene, allora… Ciao papà”
“… poi?”
“Basta così.”
“Mi spiace, sono almeno quattro parole…”
“Ah… allora scriva: Morto papà, vendo Panda”

L’occasione per ricordarla è un commento ad un post di Stefano QUINTARELLI che trasformo in post, secondo una consuetudine cui entrambi i lettori dovrebbero essere ormai avvezzi.

La questione è se gli SMS siano cari o meno.
Siccome il concetto di caro è relativo a chi spende, proviamo a rendere il concetto in termini numerici, in modo da avere una rappresentazione oggettiva, poi ognuno giudichi da sé.

Facciamo le seguenti ipotesi, premettendo essere irrealistiche.

Un SMS formato testo (a 7 bit), per un massimo di 160 caratteri, ovvero 7*160 = 1.120bit [1], ipotesi viene fatta in modo da massimizzare il rapporto costo/contenuto, poiché se avessimo preso il formato binario a 8 bit il numero massimo di caratteri sarebbe stato 140. Non che sia importante.
Assumiamo poi un costo per SMS di 10 cent, così giusto per ridere.
Assumiamo una offerta dati flat delle peggiori, tipo 10euro/mese per 1GB [2].
Assumiamo infine la notazione numerica italiana, ovvero separiamo le migliaia con un punto (.) e i decimali con una virgola (,).
In questo mondo fantastico (quello idealizzato dalle ipotesi suddette, intendo), il costo di un MegaByte di servizio (1000 KByte [3]) è:

SMS = 10cent : (1.120 : 8)byte = x : (1.000 * 1.000)byte -> x = 71.429cent ovvero 714,29euro/MByte.
Dati = 10euro : (1.000 * 1.000 * 1.000)byte = x : (1.000 * 1.000)byte -> x = 0,01euro/MByte.

Il rapporto di costi SMS/Dati, sotto le ipotesi di cui sopra è

714,29euro / 0,01euro

ovvero un SMS costa 71.429 volte di più del traffico dati corrispondente.

[1] – http://www.smsmarket.it/info_sms.php
[2] – http://www.areaprivati.vodafone.it/190/trilogy/jsp/channelView.do?contentKey=39492&pageTypeId=9607&channelId=-8669&ty_skip_md=true&ty_key=fdt_pri_IPhone_Vodafone_Piu_Facile_per_iPhone
[3] – http://it.wikipedia.org/wiki/Terabyte

A book, is a book, is a book, isn’t an e-Book

David Pogue, una volta editorialista caro agli utenti Mac, oggi columnist di The New York Times, espone un fatto che se non fosse di una gravità inaudita e non fosse l’ennesimo della serie, sarebbe divertente [0].

Il fatto è questo.
Amazon.com, ha venduto due titoli di George Orwell attraverso la sua piattaforma Kindle: Nineteen Eighty-Four e Animals Farm.

L’editore pare non abbia gradito l’edizione elettronica.
Amazon.com, il cui modello di business è Get Big Fast e non Respect Your Customers, ha ritirato i titoli, cancellandoli dai Kindle sui quali erano già stati installati e riaccreditando l’importo agli acquirenti.

Sembrerebbe esattamente identico al ladro che vi entra in casa, con la differenza che i primi lasciano il controvalore monetario di quello che vi portano via.

Ma non è così.

Il Kindle non è vostro (nel senso di possesso), è solo di vostra proprietà.
E solo per quanto riguarda il contenitore, l’oggetto.
Il suo contenuto, l’uso che ne ne fate, sono licenziati e non venduti e gli acquirenti acquisiscono non un diritto di proprietà, ma un diritto, temporaneo, di utilizzo di una cosa altrui.
Tecnicamente il lettore lo comprate, certo, ma non potendone liberamente disporre (ad esempio quanto ai contenuti della sua memoria interna) diciamo che è una nuda proprietà.

Comunque non c’è intrusione da parte di Amazon.com, semmai una gestione delle loro proprietà.
Quindi voi avete la proprietà e non il possesso dell’oggetto, loro hanno entrambi dei contenuti.

Ecco la differenza, dunque: se uno vi entra in casa e porta via un libro lasciando il prezzo di copertina sul tavolo, c’è scasso, violazione di domicilio, furto. Se vi cancellano un e-Book dal lettore che avete pure pagato, è asset management.

Questi sono, in sintesi i DRM.

* * *

Dicevo che la cosa potrebbe apparire grave se non fosse l’ennesima della serie.

La più famosa, finora è quella di Apple che nell’aggiornamento software dell’iPhone (iOS 2.qualcosa) ha introdotto la blacklist per la applicazioni, a dire di Jonathan A. Zdziarski.

Siccome non mi pare che Apple abbia patito commercialmente questa scoperta, parimenti non credo che Amazon.com la patisca più di tanto.

* * *

Dagli atomi ai bit

Dicevo che la cosa potrebbe apparire divertente se non fosse grave.

Se conoscete Orwell anche solo di nome, immaginerete perché.

Se l’avete anche letto, non vi sfuggirà il lato grottesco della vicenda; oggi l’alternativa a questo genere di eventi consiste in una scomodità. Si tratta infatti di uscire di casa, andare in una libreria e comprare l’edizione cartacea dei libri di Orwell, ragionevolmente certi (Bradbury permettendo) che quel libro sia vostro e che ogni tentativo di impossessarsene da parte di terzi e senza il vostro permesso costituisca una violazione della proprietà privata.

Ma in un mercato che sta seguendo non alla lettera Negroponte sulla strada della dematerializzazione che brandisce nella prefazione di Being Digital [1]:

A book has a high-contrast display, is lightweight, easy to “thumb” through, and not very expensive. But getting it to you includes shipping and inventory. In the case of textbooks, 45 percent of the cost is inventory, shipping, and returns. Worse, a book can go out of print. Digital books never go out of print. They are always there.

come non immaginare un giorno in cui certi titoli finiscano in una blacklist “governativa” rendendoli di fatto inesistenti da quel momento in poi.

È vero, si è detto che [2]

In effetti il traffico di bit è considerevolmente aumentato, ma i paperless offices non solo non sono una realtà, ma l’avvento della stampa a buon mercato (il cosiddetto desktop printing, ovvero una stampante su ogni scrivania) ha innalzato a livelli mai precedentemente registrati il quantitativo di informazione cartacea prodotta.

e quindi basterebbe stamparli, ovvero ancora una volta, opporre una scomodità ad un’offesa.
Ma chi vi dice che ciò sia possibile? Qualcuno sostiene che ci si stia organizzando anche in questo senso. Se sia vero o meno non so, ma che sia tecnicamente fattibile è certo. È già così?! Lo sarà?

Beh, già dal 2000 esistono i PDF protetti, che possono essere visualizzati ma non stampati.

* * *

Smollicare coi crackers.

Il percorso a molliche di pane che i DRM lasciano nelle nostre vite può essere combattuto in due modi; uno attualmente è ancora legale, l’altro non lo è.

Il primo modo è usare Software Libero, formati aperti e pubblici.
Il secondo è quello di ricorrere al cracking per modificare i prodotti in maniera da eliminarne le limitazioni in argomento.

Ma già il fatto che si debba ricorrere a pratiche illegali per tutelarsi dai soprusi, è un segno.

Studio della serie

All’inizio ho detto che il caso in argomento è parte di una serie. Su questo possiamo distinguere le posizioni di un ottimista da quelle degli altri. L’ottimista sostiene che i DRM si suicidano da soli ed il caso di iTunes Store parla chiaro: i brani ora sono tutti DRM free (anche se contengono un watermark).

Forse sì, forse la serie converge ad un limite di sopportazione.
O forse la serie è divergente; in questo caso lascio a voi stabilirne il segno.

Riferimenti

R 20101120 1246

It’s fenomenal (Incredible, Amazing, boom!)

Finalmente l’iPhone si vede promettere un SO con funzionalità già presenti nel Palm Pilot.

Thank you.
Today we are here to talk about iPhone OS 3.0 sneak peek.
Let me briefly focus on previous presentations.
They all began with some animated graphics.
All these slides, was followed by a slow repetition of the largest number on it.
For example.
In this presentation I showed you.
Five slides.
F i v e s l i d e s: it’s amazing.
And my talk is only 2 minutes old, now.
In this small time slot.
I used five slides.
Five slides.
It’s fenomenal.
Now we’re announcing the sixth slide…
Boom.

Le presentazioni di Jobs, fatele fare a Jobs.
Gli altri sembrano le marionette Accettella che fanno Jobs.

Quella di ieri sull’iPhone OS 3.0, poteva durare tre minuti, con una corposa parte centrale così riassumibile:
Esattamente come il primo Mac OS X usabile è stato il 10.3 Panther, il primo iPhone OS degno di essere chiamato sistema operativo sarà il 3.0 e come tale sarà un aggiornamento gratuito a chi ha pagato fino a 600 euro per un iPhone monco.

pilot

Esattamente come il Palm Pilot del 1995.
Adesso sarà possibile cercare in tutto il dispositivo, fare un copia e incolla.
E non solo copia e incolla nella stessa applicazione:

Today we’re introducing cut, copy and paste
Between Application.
Cut, Copy & Paste.
B e t w e e n A p p l i c a t i o n .
It’s incredible.

L'(Apple)itica commerciale for Dummies

Se volete usare una versione di Java definita più leggera e parsimoniosa delle precedenti dal produttore dovete comprare un nuovo Mac più potente o un vecchio PC molto meno potente del vostro Mac attuale.

Se volete usare una versione di Java definita più leggera e parsimoniosa delle precedenti dal produttore dovete comprare un nuovo Mac più potente o un vecchio PC molto meno potente del vostro Mac più vecchio; ad esempio:

HP 530, dotato di processore Celeron @ 1,6 GHz e 512 MByte di RAM; prezzo (2007) circa 300,00€.

Apple MacBook Pro 17″, dotato di processore Core Duo @ 2,33 GHz e 2GByte di RAM; prezzo (2007) circa 2.500,00€

Sulla prima gira Java 6 R 12, sulla seconda no.

Think different™.

R 20110210 0901

Ma allora (Con l’apostrofo?)

Domanda: un motore a benzina di 1400 cm³ può essere adatto per una berlinona lunga più di 4,80 metri? Risposta: sì. È la conclusione cui siamo giunti dopo avere guidato a lungo la nuova Skoda Superb. Un bel risultato, ottenuto con un’attenta messa punto del piccolo 4 cilindri turbo: potenza contenuta a 125 CV, coppia “tagliata” a 200 Nm. Morale: questa Superb 1.4 TSI non è certo un fulmine, ma si muove con dolcezza e regolarità, con la vivacità che serve per districarsi nel traffico di tutti i giorni e senza fare eccessivo rumore. A tutto ciò aggiungete un consumo medio dichiarato di soli 6,6 l/100 km, con emissioni di CO2 pari a 157 g/km, e un prezzo su strada inferiore ai 22.000 euro.1

Ah, ma allora le sanno fare le macchine.
E perché continuano a fare quei tumori con le ruote che chiamano SUV, sono 5,6 litri, 12 cilindri stellari con quattro Roots a geometria variabile per 4.250 kg da spingere a 312 all’ora (autolimitata)?

* * *

  1. Skoda Superb – LUSSO MA SENZA ECCESSI – Quattroruote

Immagine da http://put.edidomus.it/auto/mondoauto/attualita/foto/157856_4163_big_Superb_big1.jpg

No grazie (Mi rende nervoso)

Leggevo qualche tempo fa che Starbucks, ovvero dei bar in ci un caffè costa otto dollari, dovrebbe chiudere (o sta chiudendo? l’articolo era in inglese ed il futuro anteriore in quella lingua non è il mio forte) 110 negozi negli Stati Uniti.

Voi direte: eggrazziearcazzo, otto dollari un caffè!
Infatti.

Ora, con questa campagna dovrebbero salvare gli altri…

R 20101223 1830

(E)Nel mezzo del cammin…

Chiamo l’Enel.
Risponde l’operatore xxxxx.

Non mi fanno nemmeno parlare, che mi chiedono:
Nome, Cognome
Codice Fiscale
Numero Utente
Recapito Telefonico
Dichiaro spontaneamente di non volermi avvalere dell’avvocato e chiedo se adesso finalmente posso dire anche il motivo per cui ho chiamato.
Il contatore segna Potenza Impegnata 1,5kW, il contratto dice 3: com’è?!

Musichetta.

7 minuti dopo Giuseppe si scusa per per l’attesa e mi dice che adesso mi trasferisce all’Ufficio Tecnico; dovrò attendere in linea.

Musichetta.
11 minuti dopo risponde l’operatore yymma.

Mi chiede:
Nome, Cognome
Codice Fiscale
Numero Utente
Recapito Telefonico

Scusi, sa, ma li ho dati un quarto d’ora fa al suo collega…
Non siamo colleghi, dice sdegnata la lombarda efficiente.
Ah, già, dico, voi siete l’Ufficio Tecnico.
L’Ufficio Tecnico non esiste, dice acida la panna montata meneghina.
Ah, dico, se adesso mi dice pure che lei con l’Enel non ha nulla a che fare cambiamo quadro e vinciamo l’astronavetta…

A questo punto il film neorealista si macchia dello stereotipo più classico:
Guardi (guardi?! al telefono?) che qui noi lavoriamo…
A questo punto, m’incazzo e divento cattivo.

Ascolta, lombarda, finora a parte dire stronzate non mi hai ancora chiesto PERCHÉ siamo al telefono, allora te lo dico io:

Il contatore segna Potenza Impegnata 1,5kW, il contratto dice 3: com’è?!

Adesso, mi dici cosa devo fare per avere un contatore che rifletta il contratto che ho sottoscritto, imbustato e spedito AR? Considera, teutonica efficienza, che ho parlato:

il 15.09.2008 con l’operatore aapto
il 16.09.2008 con l’operatore xxcll che mi ha chiesto di richiamare dopo le 12:00
il 21.09.2008 con l’operatore yyyyy chi mi ha detto che dovevo parlare con l’Ufficio Tecnico
il 23.09.2008 con l’operatore kkwww che mi ha detto che il contatore andava resettato da remoto
oggi con uno che è operatore ma non tuo collega e ha codice xxxxx che mi passa te
operatore yymma di nazionalità padana, programmata per essere vincente

e che ancora non so cosa cazzo fare; quindi?!

Ha un contatore digitale?
A me lo chiedi?!
Dobbiamo resettare il contatore da remoto…

Brava, quando lo fate?
Entro quindici giorni.

Proprietà intellettuale (Un’idea mica è un diamante)

Il Congresso statunitense ha respinto una proposta di rendere più lunghe e più stringenti le proprietà intellettuali, la Commissione europea e l’Europarlamento sono avvertiti.

Le idee non sono diamanti, non sono per sempre.

Da che il mondo esiste, le idee esistono per essere copiate.
Noi in quanto primati, non facciamo altro che imitare ed imitando impariamo.

Ad un certo punto ci si è detto: ma se io ho delle idee, perché non posso viverne?
Risposta: perché dobbiamo viverne tutti.
Domanda: ma se io ho avuto un’idea che mecojoni che idea, e gli altri al massimo cambiano mano per la pippa serale, sarò un po’ più forte io?
Risposta: chissà, magari diffondendo la tua idea, la sera meno pippe.

Eccetera.
Insomma, com’è come non è, hanno inventato il brevetto, ovvero l’attestazione che una certa idea è di un certo ente, che può sfruttarlo in esclusiva per un certo periodo.

Ora, vista col senno di poi, l’idea (quella del brevetto, che chissà se sarà stata brevettata), non è male.
Se lo scopo è quello di favorire l’innovazione, forse il fatto che un altro che voglia fare lo stesso oggetto od un oggetto analogo (o omologo) debba inventarsi una via diversa, non è male. Se invece di aspettare il genietto di turno i pipparoli si mettono a pensare, potrebbero venire fuori altre idee.

OK.

Ma se uno che avuto un’idea nella vita, anche gajarda, poi per tutta la vita non deve fare altro che pippe, l’innovazione dov’è?!
Forse se fosse così l’innovazione sarebbe nel numero di pipparoli ex-pensatori.

Allora chi ha inventato il brevetto l’ha fatto fordista, ed ha aggiunto una postilla: brevetto sì, ma per una ventina/trentina d’anni. Durante i quali, o pippe o idee: cazzi tuoi.
Allo scadere o una nuova idea (la precedente diventa cultura ed è per tutti), o inedia.

Buono.

Due cose:

1) Perché delle idee del trisavolo devono poter vivere anche tutti i parenti per secoli
2) Perché si vuole allungare (fino a 99 anni) il tempo di esclusività?

Fermi, la so la risposta…

L’idea del brevetto è buona, applicata tutta è buona.
Segando una gamba ad uno sgabello che ne ha quattro, non si fa uno sgabello a tre, si fa uno sgabello che finisci col culo a terra. E poi oggi, malgrado tutto, gli strumenti tecnici e culturali a disposizione di tutti sono maggiori, e la popolazione aumenta; quindi il potenziale d’innovazione è maggiore che in passato.

Volendo proprio segare lo sgabello, limiamo la lunghezza di tutte le zampe, accorciandone la durata, e, soprattutto limitiamone lo sfruttamento a chi l’idea l’ha avuta.

Si tratterebbe quindi di considerare la possibilità di

1) ridurne il tempo
2) legarlo all’autore indissolubilmente
3) introdurre finalmente la differenza tra diritto d’autore (inalienabile) e diritti di sfruttamento (CopyRight) nel nostro ordinamento.

Chi portasse avanti queste idee (che non sono tutte mie, le ho copiate) potrebbe parlare a testa alta di innovazione e futuro.

Una perla è per sempre (Marketing – Volume 1, Numero 8)

Stessa attività commerciale.
Una prima comunicazione alla clientela, ripetuta ben cinque volte in 30 metri, con cartelloni (fatti stampare, immagino pagando) di tre metri e mezzo:

Poi, sul cancello, immagino commissionato alla stessa tipografia:

Ma risparmiasse li sòrdi e annassene’n ferie no, eh?!

R 20101008 1900