Immagina, puoi

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Nota: se usi OS X Mavericks, puoi adesso trovare i libri contenuti nella tua libreria in iBooks per Mac

Peccato che non sono tutti, ma una selezione fatta in funzione di un bug di iBooks che non ti permette più di leggere alcuni libri comprati (ah, la pirateria, quante ne risolve), perché è

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Un buon 30% me li ha fatti fuori così.
Ah, ovviamente se li metto su OwnCloud e li apro da iBooks per iOS tutto OK.

Certo che a quelli di OwnCloud Apple gli ha fatto un regalone, con i naufraghi del Mavericks…

Una ventata di modernità

Ruoteclassiche avrà, a partire dal mese di novembre 2013, una sua app con la quale comprare e leggere la versione digitale.
L’avevo auspicato in occasione della presentazione del loro blog1:

Al momento Ruoteclassiche ha ancora un sito che pare concepito ai tempi della Lancia Fulvia, aggiornato con cadenza bimestrale quando va bene e, sopratutto, non ha più una versione elettronica da anni, dopo l’esperimento triennale del CD-Rom con i PDF della rivista di ormai una decina di anni fa (che custodisco gelosamente). Quattroruote ha già in casa l’app, non penso ci voglia molto a pubblicare anche Ruoteclassiche in questo modo.
Adesso, per ora inutilissimo, arriva il blog.

Tutto bene allora?
No, niente bene.
Intanto il sito di Ruoteclassiche è stato sì cambiato nel frattempo; ma in ottica 2.0 e rotti hanno ben pensato, tra tutti i temi disponibili di WordPress, di prendere proprio il più inutilizzabile e disturbante, ovvero quello a scorrimento continuo con gli articoli sullo sfondo che vengono scoperti scrollando verso il basso. Se non avete capito nulla di quello che avete appena letto, ecco è esattamente quello che accade provando a visitare il sito in argomento: Ruoteclassiche.
Inoltre sono stati chiusi i commenti agli articoli, in modo che quanto sopra non si possa rappresentare in alcun modo; nel frattempo il blog è stato chiuso ed il contenuto riversato nella sezione “news&archivio”.
Sembra che dalle parti di Rozzano siano un po’ in confusione.

Mica è finita:

Una ventata di modernità anche per chi tratta abitualmente con il passato: Ruoteclassiche approda al digitale. Da novembre tutti i nostri abbonati potranno sfogliare e leggere la nostra rivista anche da tablet, computer e smartphone.

Il servizio, disponibile sia con sistema operativo Apple che Android, sarà attivo per l’intera durata dell’abbonamento cartaceo, e senza costi aggiuntivi, dando la possibilità ai nostri lettori più fedeli di seguirci ovunque, in piena comodità.

Sul prossimo numero di Ruoteclassiche vi spiegheremo passo per passo tutte le procedure per accedere al servizio, che è riservato esclusivamente ai titolari di un abbonamento già in essere e ai nuovi abbonati di Ruoteclassiche.2

Che non vi venga in mente di comprare un singolo numero, come del resto è possibile sull’app di Quattroruote, dello stesso editore.
Il motivo è semplice; quando decideranno di cancellarvelo, o in occasione di un malfunzionamento, i soldi li avranno già presi per un’annata intiera e smettere di scaricare quanto avete già pagato come forma di protesta è un po’ deboluccia, no?!

Qualcuno potrà dire: e perché mai dovrebbero cancellarti un numero già acquistato?

Quattroruote app 4.0

In occasione delle varie versioni dell’app di Quattroruote, infatti, avevo scritto prima in privato e poi pubblicamente agli abitanti della Terra di Alboreto, cercando di spiegare che alcune cose proprio non andavano3, e dovevano essere corrette per poter garantire ai clienti, ovvero a quelli che ci mettevano i soldi (se vogliamo essere veniali) oppure quelli cui l’app era destinata (se vogliamo parlare di rispetto per gli utenti), quanto fosse loro dovuto: leggere la rivista.

Sembra facile, e invece ci sono voluti anni e diversi rilasci perché tutte o quasi le osservazioni fatte fossero recepite.

Ad ottobre 2013 quelli di Quattroruote pensano di rilasciare una nuova versione, la 4.0.0, dell’app.
Bene, mai vista un’app fatta solo ed esclusivamente di regressioni e sbagli come quella.

Immaginavo che l’applicazione di Quattroruote per iPad avrebbe avuto problemi con iOS 7, ma dopo aver fatto l’aggiornamento del sistema operativo, scopro che lo immaginavano anche loro, al punto da aver previsto una schermata (seguitemi perché è divertente) visibile solo dopo l’aggiornamento, nella quale si afferma che il tutto avrebbe avuto problemi:

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Che il nuovo sistema operativo sarebbe uscito lo sapevano da mesi anche le pietre dell’Appennino ed i pastori delle prealpi, e per gli sviluppatori (sono uno di quelli, ma non lo faccio per mestiere, io) gli strumenti per adeguare i prodotti sono disponibili da mesi. Bene, esce iOS 7 e l’applicazione iPad fa vedere la schermata di avvertimento di cui sopra e poi si chiude. Inutilizzabile.
Va bene, pazienza, aspettiamo l’aggiornamento. Intanto compro il cartaceo (dopo anni, ho ricomprato il cartaceo) di ottobre 2013.

Poi esce l’aggiornamento.

Ovviamente (sono ironico) si perdono TUTTI i numeri già acquistati e bisogna scaricarli da capo.
Nel mio caso sono GigaByte di roba, via ADSL sono giorni di download (640 Kbit/s, uno stillicidio), che inoltre s’interrompe quando l’iPad va in risparmio energetico, e quindi dev’essere presidiato.
Eggià, io mica faccio altro, io riscarico i numeri di Quattroruote come hobby ad ogni aggiornamento.

Ovviamente (sono ironico) si perdono tutti i segnalibri.

Non solo, ma ciò che è più grave, scopro che i vecchi numeri si possono comunque riscaricare solo fino ad aprile 2012.
E i precedenti?
Li ho pagati, li ho scaricati e non posso più leggerli? E perché?!

E il numero gratuito con la Giulietta 2010, che poi mi interessa due volte perché è stato il primo numero digitale e perché c’è la Giulietta4 (il numero s’intitolava Alfa Rodeo) che come si sa poi ho comprato? Sparito. E perché?!

E il numero 1 dell’anastatica di Quattroruote, scaricato in passato? Sparito pure lui. E perché?!

Non bastasse (sono ironico) sono stati reintrodotti i difetti eliminati nel corso del tempo, a partire dallo scorrimento possibile solo per copertine (è sparita di nuovo la lista!).
E tutte le telefonate (a spese mie) e il tempo impiegato a mandare resoconti per illustrare eventuali bug dell’applicazione, o suggerire di aderire a principi minimi di usabilità ed amichevolezza?

Quelli che leggono Quattroruote sull’iPad non sono imbecilli che giocano con l’informatica (col tablet, poi, bambinoni…), sono intanto persone come le altre che lavorano per guadagnare i soldi necessari a comprare i numeri in formato elettronico, esattamente come quelli che vanno in edicola a comprare Quattroruote, e sono sopratutto clienti come gli altri; ovvero danno dei soldi a fronte di un prodotto.

Sembra alieno pretendere rispetto, sopratutto quando si compra qualcosa di non primario come un giornale che parla di una passione.
Non è pane, non è la ciriola di Stato, un bene non sostituibile ma calmierato.
Non fa fronte ad un bisogno fisiologico: è una scelta deliberata; è, vuole, deve essere intanto un piacere.

È chiaro che non riescono, non provano, non vogliono rispettare i lettori dell’edizione digitale, vessandoli oltre ogni umana comprensione ed ogni commerciale sopportazione.
E si badi che parlo prima e sopratutto di rispetto che non di liceità; che pure qualcosina c’entra visto che di punto in bianco vengono resi inaccessibili beni che pure sono stati pagati.

Su quest’ultimo punto, poi, voi tre (incremento netto del 50%) che leggete dovreste averne a noia5.

Comunque rappresento tutto quanto sopra e vengo contattato da un personaggio che, piccatissimo, mi dice tra le righe che dico il falso, sono confuso, non capisco e comunque vedo quello che ho comprato; se vedo fino a d aprile 2012 è perché avrò comprato quello.

Forse colto da un dubbio, che comunque s’è ben guardato dal palesare nella risposta, mi fa poi contattare da un altro che nelle intenzioni mi avrebbe dovuto ricondurre alla ragionevolezza spiegandomi le mie manchevolezze.
Ma di fronte a domande precise, costui dà risposte precise; dalle quali risulta quanto appresso.

Se Ford avesse chiesto a chi andava a cavallo cosa avrebbe voluto, costui gli avrebbe risposto “un cavallo più veloce”

Ovvero, secondo Steven P. JOBS, non chiedere all’utente (chiamiamolo cliente, va) quello che vuole, spiegaglielo.
Bene, proviamo ad invertire le parti: non chiedere più a chi ti fornisce un prodotto cosa vuoi, pretendilo.

Allora:

1) ho scoperto in seguito parlando appunto con chi si occupa dell’app, che quella di visualizzare i numeri arretrati fino ad aprile 2012 è una scelta di marketing (sic!), indipendente dai numeri che si sono acquistati. Ma a quanto pare nessuno lì dentro sa che è così perché così che è stato deciso a monte. Adesso almeno lo sanno: gli altri numeri, pagati eh – ricordo, non compariranno mai più con questa versione dell’app.

2) i numeri precedenti, se uno vuole leggerli (e perché mai?!) c’è il trucco: cercarli con la funziona Ricerca nella quale c’è una tendina che riporta tutti i numeri pubblicati. Ogni volta che uno vuole leggere, chessò, marzo 2012, fa finta di cercare una cosa nel numero di marzo 2012, lo riscarica, lo legge e quando esce dall’app, PUF! perso di nuovo. Visibili restano solo i 24 delle sei schermate famose. Bello no?

Nel mondo reale sarebbe come a dire che uno che voglia leggere un suo libro scopre che ogni volta che lo vuole leggere deve chiederlo all’editore che glielo manda per corriere. Però se si addormenta mentre lo legge o se lo chiude per andare in bagno, deve richiederlo all’editore che glielo manda per corriere e così via. Chiaro no? È una “scelta di marketing”.

3) Ho chiesto allora se le sei schermate fisse di cui al punto 1), per un totale di 24 copertine, implichino che con l’uscita di Quattroruote di Novembre 2013, ad esempio, sparirà anche aprile 2012 e quindi il numero più vecchio diverrà maggio 2012 e così via, oppure se d’ora in avanti il numero di pagine aumenterà all’aumentare dei nuovi numeri. Reggetevi; risposta: non si sa. Qualcuno lo sa? E se qualcuno lo sa, qualcuno può fare presente a chi fa le “scelte di marketing” che io voglio vedere tutti i numeri che ho comprato, senza trucchi perché non trovo più e non voglio cercare la scatola coi segreti di Tony Binarelli, e che tutto questo era possibile (oltre che ovvio) dalla versione 2.0.0 in poi?

Con l’occasione vi svelo un altro trucco, questo è mio però, per rendere persistente lo scaricamento dell’arretrato fatto attraverso il procedimento di cui al punto 2); però porca mignotta tu dimmi se uno deve fare come si faceva per le vite illimitate dei giochetti sullo Spectrum, ovvero:
– lo scaricate dalla funzione Cerca
– finito lo scaricamento e prima di leggerlo, mettete un segnalibro sulla copertina.
In questo modo non lo vedete nella sei pagine famose, ma lo vedete sempre nei segnalibri, almeno fino al prossimo aggiornamento che ve li pialla.

4) Il numero omaggio “Quattroruote n. 1, 1956”, NON c’è più.
Nemmeno col trucco della finta ricerca.
Forse serve la scatola dei trucchi “Sim Sala Bim” di Silvan per quello?

Ma non stavamo parlando di Ruoteclassiche?!

Certo, ma non credo vi sfugga che le due testate appartengono allo stesso editore e dunque condivideranno l’infrastruttura editoriale delle versione elettronica.
Quale momento migliore per decidere il grande passo se non questo momento di confusione completa, assieme ad un approccio (questo è storico, però, non è una novità) almeno incomprensibile verso i clienti dell’edizione digitale?

Mettiamoci pure che, a differenza di Quattroruote che si occupa prettamente di attualità, Ruoteclassiche si occupa di storia; quindi “scelte di marketing” volte a limitare la fruizione degli arretrati renderebbero davvero una mutilazione all’esperienza del lettore, oltre ad essere (ripeto per i distratti) con tutta probabilità un illecito.

Perché scriverne qui e non ai diretti interessati?
Beh, intanto quello che leggete qui sopra è il sunto (con degli omissis che riguardano praticamente solo i nomi) proprio della corrispondenza con alcuni di loro, anche se non mi sono parsi particolarmente interessati. Poi perché altri potrebbero voler accedere agli arretrati digitali che hanno comprato e non sanno come fare, ed infine perché (ennesimo autogol) avendo chiuso i post ai commenti, non c’è altro modo di far arrivare questa cosa alla redazione di Ruoteclassiche.

* * *

  1. eDue – Il blog di Ruoteclassiche
  2. Ruoteclassiche arriva su tablet e smartphone » Ruoteclassiche
  3. eDue – Quattroruote.app 2.0.0
  4. eDue – Alfa Romeo Giulietta – Alfa Romiao
  5. eDue – A book, is a book, is a book, isn’t an e-Book

Aggiornamento

Il piffero di montagna

RUSSO, Pippo – L' importo della ferita e altre storie. Frasi veramente scritte dagli autori italiani: Faletti, Moccia, Volo, Pupo e altri casi della narrativa contemporanea – Clichy (Beaubourg) 2013.

L’autore fa le pulci alle sonore scalpellate di coglioni cui i lettori della narrativa italiana di cassetta sono sottoposti e critica gli autori che indulgono su di sé ed ignorano lessico, sintassi e grammatica. E fa bene, e lo fa bene.

Ma come tutti quelli che fanno le pulci agli altri, a partire dagli editor che colpevolmente non rintuzzerebbero l’ignoranza enciclopedica dei loro autori, dovrebbe evitare di cadere nelle stesse trappole.

Ecco i pc della McIntosh (p. 55) che invece fabbrica amplificatori audio (http://www.mcintoshlabs.com/) al contrario di Apple Inc., ecco Sticazzi! usato del tutto impropriamente (p. 43) come sinonimo di perbacco (e non di chissenefrega, com’è in realtà – http://www.fozzdances.com/blog/2003_02_01_archivio.html#89720874) e le tante volte in cui i termini non concordano per genere e numero nella stessa frase.
Ma poi si seppellisce da solo con questa (p. 229):

E adesso indossate tuta d’amianto e scafandro ché c’è da maneggiare materiali pesanti e pericolosi.

E sfugge come una tuta ed uno scafandro possano essere d’aiuto nel maneggiare materiali pesanti, come se mettere le mutande riparasse dai proiettili, chessò; e come una tuta cancerogena, d’amianto appunto, possa costituire un qualche sollievo nel maneggiare materiali pericolosi.

Erano già alcune pagine che si vedeva l’autore arrancare. Poteva finire molto dignitosamente a pagina 220 e andare fiero di aver dimostrato una tesi, ovvero che non vale la pena leggere libri di gente che si ricorda giustamente per altro che non la scrittura. E invece dovrebbe scrivere un capitolo, o almeno un’appendice, su di sé.

Peccato.

* * *

Cartello in americano

Sapete che Apple è stata condannata per aver di fatto offerto un’infrastruttura agli editori che avessero voluto fare cartello.
Negli USA una cosa del genere prima o poi viene fuori, sopratutto perché la stampa non ha contributi pubblici e quindi deve inventarsi uno scandalo al giorno1 per poter sopravvivere; quando dico inventarsi, spesso va inteso letteralmente, ma nello specifico sia in Apple che presso i referenti l’idiozia è stata tanta e tale che oggettivamente andavano condannati più per coglionaggine molesta che non per tutto il resto2.

Vedete, gli statunitensi hanno bisogno di flusso e tracciabilità per esistere. Panico e crisi isteriche sono le tipiche reazioni dello statunitense tipo che ha finito la carta igenica, ha una mano impegnata e non trova l’app specifica sul da farsi. Quindi hanno sì la fissa della segretezza, quella dello spiare tutto e tutti ma poi non ci capiscono più un cazzo e tracciano tutto quello che dovrebbe restare indicibile, scrivendosi tutto per posta elettronica, e conservandola gelosamente.

Se vuoi incriminarli di qualcosa, scegli un capo d’imputazione qualunque, entri nella loro posta elettronica e lo cerchi per “contiene”3.
Vent’anni sicuri.

Come avranno fatto i segugi dell’FBI a scoprire che Apple faceva cartello sui libri?
Leggendo la corrispondenza intercorsa, in cui la Nostra si vantava di poter offrire strumenti sofisticazzissimi4, e la controparte rispondendole, grazie, con questa faremo cartello che è un piacere, sarà bello concludere affari illegatli tra noi.

Poopii, poopii, poopii: effebiai, siete inarresto, eccetera.

* * *

Oggi ricevo una e-Mail da IBS e da Bookrepubic.
Con lo stesso identico testo, e le stesse identiche cifre in euro, mi proponevano lo stesso affarone (oggi erano segreti erotici dei cuochi, mi pare; dev’essere una cosa tipo come trifolare cazzi) sugli stessi e-book.
E questa cosa va avanti da mesi.

Ora, io non so voi, ma:

1) ne avete letto su un giornale?
2) l’antitrust ha nulla da dire in merito?

* * *

  1. La storia dell’operazione Tailwind | Il Post
  2. Internazionale » Opinioni » Il gioco sporco della Apple
  3. XKeyscore: NSA tool collects 'nearly everything a user does on the internet' | World news | theguardian.com
  4. Si tratta di strumenti sofisticati e cazzutissimi

Stay hungry

Come si fa a competere con un pazzo, con un tizio che sembra allergico ai profitti? Nell’accedere al mercato degli ebook, la Apple aveva due opzioni. Poteva essere più folle di Amazon, perché di certo aveva abbastanza riserve di liquidità da permettersi delle perdite simili sugli ebook, vendendoli a 9,99 dollari o anche a meno. Ma la Apple non aveva nessuna intenzione di adottare questa strategia.

Negli atti del tribunale si legge con chiarezza che l’azienda non ha considerato opportuno competere sui prezzi, soprattutto perché era convinta che l’iPad offrisse un’esperienza migliore del Kindle nella lettura dei libri elettronici. Inoltre, la Apple non aveva alcun interesse a perdere soldi: per la società i profitti sono inviolabili, l’unico motivo per compiere qualunque mossa.

Ma come poteva guadagnare sugli ebook se il prezzo più diffuso, fissato da Amazon, era svantaggioso? C’era un’unica possibilità: organizzarsi con gli editori per costringere Amazon ad aumentare le tariffe. Per ottenere questo risultato, la Apple ha proposto alle case editrici di adottare il “modello del distributore” per gli ebook.

Da: Internazionale » Opinioni » Il gioco sporco della Apple.