Caz of the Year

Che cosa può aver generato tanto risentimento? Mi hanno riferito, ma non ho potuto verificare, che fosse stato organizzato un test cumulativo (per un confronto alla pari) in Spagna dove l’Alfa non avrebbe mandato le sue vetture. Mi hanno detto anche che molti colleghi di là non hanno avuto le vetture in prova. Anche qui non so se sia vero, ma se fosse così sarebbe gravissimo: il voto non è una marchetta, e se si deve giudicare bisogna farlo valutando bene i mezzi in lizza. Sarebbe come fare la recensione di un libro senza averlo letto, ma basandosi soltanto su un comunicato stampa dell’editore (qualcuno lo fa? Male). Di sicuro il meccanismo ha avuto una falla, perché in tanti anni di esperienza diretta non mi era mai capitato di assistere a un fatto del genere.In sintesi, credo che ci siano dei mea culpa sia in casa Alfa Romeo (omessa collaborazione?) che da parte di quei giurati che hanno voluto incidere tanto pesantemente sul risultato finale. La Giulia avrebbe potuto primeggiare per una manciata di punti, altrettanto avrebbe potuto fare la Peugeot. Ma una votazione lineare avrebbe messo d’accordo tutti, così è invece un finale oltre che troppo strano anche troppo zoppo per un premio che io considero ancora il più serio e il più importante in circolazione.1

Voi due che leggete qui, sapete quante volte l’ho detto.
Sul sito dell’Alfa ancora c’è il contachilometri tra le dotazioni della Stelvio Super.
Comunicare è l’unico verbo che non ammette forma negativa; non comunicare comunica che non vuoi comunicare.
E vendere è comunicare.
Tanto dispiacere per tutti quelli che si sono fatti il culo per portare sul mercato una vera Alfa in tre anni.

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  1. CAVICCHI; Carlo – Giulia e Car of the Year: scherzetto o dispetto? | Il blog

Mecojoni, Gian Pa’

L’alba della prima stradale Dallara. Sport che è così presente nella storia (e nell’attualità) di Dallara, che con le sue vetture ha appena messo a segno, al debutto, una doppietta alla 24 Ore di Daytona: “Abbiamo imparato dagli errori del passato”, commenta l’ingegnere. Quasi pronto con la sua primissima stradale: “Quattro ruote le ha, ma non ha neanche le portiere. Non vogliamo diventare un costruttore, non andremo oltre le cento unità all’anno, ma lo sfizio di fare un oggetto puro, per appassionati veri, dovevamo togliercelo”.

Una Dallara stradale.

Da Eventi 2017 – News, Foto e Video – Quattroruote.it

1 novembre 2017

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Tutti i diesel tranne gli Euro 6: blocco dalle 7.30 alle 10.30 e dalle 16.30 alle 20.30 nella Fascia Verde se le centraline superano i valori limite per 8 giorni (la deroga per gli Euro 6 è in vigore fino al 31 ottobre 2017).

I benzina, specie quelli a iniezione diretta che emettono molto più particolato, per non dire della CO2, possono fare brum brum sempre.

Da Roma Capitale | Sito Istituzionale | Contenimento smog. I nuovi provvedimenti di limitazione della circolazione veicolare.

Io me lo ricordo benissimo. Voi?

A me certe cose fanno piacere da un lato (salvare, conservare, ricordare e spiegare tutte cose belle), ma mi fanno anche tanto incazzare da un altro.
Oggi chi volesse una Lancia ha a disposizione tanti colori sulla Ypsilon.
Bel macchinino, vecchio di dieci anni con una struttura mutuata dalla Panda.
Lancia era l’Olivetti della motorizzazione; oggi non resta che il ricordo, e a breve di tutto questo nemmeno i ricambi.
Bene che in Fiat se lo ricordino.

Giusto per dirne una: una nuova vettura ispirata a un’Integrale, oggi non venderebbe?
Tipo basata su telaio Giorgio accorciato, con il sistema di trazione Q4 meccanico e motore passato sotto le grinfie dello Scorpione?
Se vende la 124 Spider, figuriamoci.

E non parlo di quei rendering orrendi che si vedono ogni tanto in giro e guardano sempre al passato; parlo di una nuova Lancia.
Nuova, Lancia.
Quello sì che sarebbe un omaggio al marchio.

Prima e a seconda

Tutto bene? Macché. Dopo essere stata approvata in commissione Finanze, la proposta di modifica è stata ritirata (su invito del relatore?) in commissione Bilancio. Forse perché proponeva di sostituire il limite della cilindrata (2 litri per le auto a benzina, 2,8 litri per quelle a gasolio) con un limite di potenza obiettivamente eccessivo, 225 kW. Forse.

Sta di fatto che nemmeno nel 2017 gli invalidi potranno acquistare macchine ibride o elettriche con il bonus. A meno che l’emendamento, opportunamente riformulato, non venga ripresentato in aula. Ce la fara il legislatore ad accorgersi e a prendere atto che il mondo è cambiato?

Beh, effettivamente non si capisce perché un disabile debba comprare macchine a IVA agevolata purché.
L’IVA agevolata è perché è disabile o purché mantenga un contegno consono alla sua condizione?

Se è la prima, allora, la norma andava semplificata dicendo semplicemente che i disabili hanno l’IVA agevolata. E se la usano per comprare una Lambo, che pure col 18% di sconto resta sempre per pochi, e magari per godersi un po’ la vita, beh, cazzi loro.
Se è la seconda, sembra oggettivamente avere un senso porre un limite a 225 kW, che col vecchio conio dei CV sarebbero 305,915.
Se è la seconda.
Ma resta tutto come prima, e così tagliamo la testa al Toro.
E obblighiamo i disabili a inquinare di più di quanto vorrebbero, perché fa ancora più da sfigati, che pare essere la preoccupazione principale del legislatore.

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Da Perché i disabili non possono comprare ibride ed elettriche? « AutoDifesa

L’ho preso andando in giro a piedi scalzi

Subito veloce. Per tutto il fine settimana, Alessandro ha avuto i riflettori puntati addosso. Dopo le medaglie paralimpiche, il sogno era quello di tornare in macchina e fare subito bene. Con la sua solita passione capace di muovere le montagne, si è calato nell’abitacolo della M6 GT3 con il chiaro obiettivo di andar subito veloce. Nonostante una condizione fisica non perfetta e un fastidioso mal di gola – che lui stesso ha ironicamente commentato, dicendo “L’ho preso andando in giro a piedi scalzi” – Alex ha registrato un terzo tempo nella prima sessione di prove libere del venerdì, l’ottavo tempo in qualifica per Gara 1 e il terzo tempo nella qualifica per Gara 2

Da Italiano GT – Alex Zanardi vince al Mugello – Quattroruote

Il buco dell’ozolfo

Il nodo del biossido di zolfo. L’iniziativa dell’UE va anche nella direzione di spingere verso una riduzione progressiva ma drastica di emissioni. Il boom delle elettriche, però, potrebbe avere come conseguenza proprio quella di aumentare le emissoni, in particolare quelle di biossido di zolfo. L’Agenzia europea per l’ambiente, infatti, in un recente report ha illustrato come l’aumento di biossido di zolfo conseguente ai processi di produzione dell’energia, in presenza di centrali elettriche a carbone, da qui al 2050 potrebbe essere cinque volte superiore rispetto a quello di uno scenario privo di auto elettriche. Il report ipotizza anche che l’incremento delle auto a batteria potrebbe gravare l’attuale capacità elettrica complessiva e per questo potrebbe essere necessaria la costruzione di 50 nuove centrali in tutta Europa. “Il numero crescente di veicoli a batteria avrà bisogno di sempre maggiore energia e diventerà quindi cruciale la fonte di approvvigionamento”, ha dichiarato il membro dell’Agenzia europea Martin Adams, spiegando che è sì auspicabile che venga fatto uso di fonti rinnovabili, ma è anche importante avere coscienza dei limiti strutturali di alcuni Paesi UE. Per questo, ha detto, “è necessario sviluppare un sistema di energia più sostenibile”.

Eggià, la corrente non la fa lo spirito santo, e produrla inquina.
E l’infrastruttura in un paese fatto di paesini sui cucuzzoli come il nostro sarà un bagno di sangue e provocherà necessariamente un cambiamento nella demografia.
Oltre al fatto che senza metodi di produzione alternativa, ed adeguamenti legislativi che li legalizzino, sarà sempre più difficile produrla.

Da Veicoli elettrici – L’UE vuole punti di ricarica in ogni nuovo edificio dal 2019 – Quattroruote

O la spina o la canna

In Germania stanno cercando di rifarsi una verginità provando a mettere al bando le auto con motore endotermico entro il 2030.
Lasciamo perdere se sia vero e se la questione sia davvero in questi termini.
Lasciamo anche perdere la tecnologia, perché a fronte di richiesta (o, parimenti, di disincentivi) l’industria ha sempre dimostrato di avere capacità di tirare fuori tecnologie a costi formati in modo da essere vendibili.
Siccome voi sapete che a me piacciono molto le macchine, ma che le considero comunque un qualcosa di tecnologicamente fermo agli ultimi anni del diciannovesimo secolo (e in parte mi piacciono per quello, sia chiaro), non ho problemi ad immaginare una macchina spinta da uno o più motori elettrici alimentati da batterie che si carichino in 5 minuti e garantiscano un’autonomia di 500/600 km.
Solo che perché questo accada, è necessario che uno abbia modo di ricaricarle.
Ecco, se non sarà il 2030, sarà il 2035, ma non è molto tempo, sopratutto in un paese in cui non c’è alcuna infrastruttura di ricarica da nessuna parte, e che dipende per la produzione di energia per più del 60% da non rinnovabili (ebbene sì, il Italia il 30 e rotti percento dell’energia che serve attualmente è prodotta da rinnovabili, non siamo messi niente male).
Se non cominciamo subito, oggi pomeriggio, domani, a pensate una politica energetica che consenta di sostenere questo cambiamento e progettare e realizzare un’infrastruttura che lo implementi, la Terra continuerà a girare lo stesso, e noi saremo quelli che cent’anni fa erano la patria dell’automobilismo.
Potremo anche tirare fino al 2040 con ciuf ciuf, ma prima o poi questa vera rivoluzione (altro che minchiate 4.0, qui parliamo di logistica e trasporto, la spina dorsale di un paese, mica chiacchiere) ci collocherà tra i paesi del terzo mondo anche in questa classifica.
Oggi non lo siamo, ma appunto, il pianeta di noi se ne fotte.
Quello elettrico è un treno che non possiamo perdere; ahr, ahr… ma ce la faremo. Cof, cof.