Hic non sunt leones

Fra qualche mese arriva OS X 10.8 Mountain Lion. Le differenze con il Mac OS X 10.7 Lion sono evidenti:

Mac OS X 10.7          Lion
    OS X 10.8 Mountain Lion

Chi non le trovasse veda a pagina 46.

Ora, chi come me usa Mac OS X 10.6 Snow Leopard1, si chiede quali siano le differenze con Lion che possano convincerlo a passare alla versione successiva.
Perché queste differenze lo convincano devono essere dei vantaggi; ad esempio tra una macchina nuova ed una infrociata su un albero ci sono delle evidenti differenze, ma nessuna di queste è vantaggiosa.

Bene, tempo addietro, forte delle generose dimensioni dell’HDD, l’ho partizionato ed ho fatto una installazione ex novo di Lion.
Questo è fondamentale per giudicare un prodotto, perché gli aggiornamenti portano con sé una lunga serie di problemi derivanti dalla stratificazione di futilities, preference panes, plug-in, e programmi che registrano servizi; questi ultimi, poi, finalmente sforbiciati alla grande sul 10.6 sono finiti assieme ad AppleScript ed altre buone idee realizzate male.

Quindi il sistema è pulito e consistente.
La sorpresa, anche se sono piuttosto avvezzo all’informatica2, è che ancora oggi con decine di gigabyte (per i puristi gibibyte3) occupati dal sistema la macchina in queste condizioni non fa praticamente nulla che non sia posta elettronica, navigare con un browser, gestire una rubrica ed una agenda, ascoltare musica. Cioè, il sistema operativo e le applicazioni di corredo ti mettono in mano in pratica un iPad Pro.

Non è polemica, è una costatazione; a questo punto possiamo vedere cosa cambia nel Finder, ovvero nella nostra interfaccia verso la macchina, rispetto al 10.6.

La risposta è: la velocità.
Tutto, a partire dal bootstrap, alla maschera di login, all’apertura delle finestre del Finder alla reazione ai comandi dati col mouse è mostruosamente lento.
E badate che parliamo di un MacBook Pro Core i7 2,2 GHz, con 8 GB di RAM.
Non è un malfunzionamento, è che tutto è animato, tutto si trasforma con transizioni, tutto si muove e tutto sculetta. Se mettete una transizione (ad esempio sullo zoom delle finestre) non potete farla durare 10 ms, perché non se ne accorgerebbe nessuno; quindi deve durare abbastanza da essere percepita. Moltiplicate per tutto quello cui l’hanno applicato e vedete che dopo un po’ sarete magari affabulati dal felino, ma incazzati come canidi.
Il tutto mi ha ricordato il vecchio Finder di quello che allora si chiamava System che aveva non una transizione, ma una piccola animazione su apertura e chiusura delle finestre, come specchio di De Crescenzo ad ingannare l’attesa della lentezza connaturata alla grafica bitmap di allora. Ecco, qui il tutto è esattamente il contrario, ovvero l’animazione fa perdere tempo e ingenera l’attesa invece che ingannarla.
Se volete morire, poi, osate wIP su Lion4.

A parte questo, le icone sono tutte grige e quindi meno usabili verso coloro che hanno una vista normale (ovvero la gran parte della popolazione mondiale) perché non funziona più la memoria cromatica. In compenso nemmeno quella posizionale, e già che ci siamo buona parte delle scorciatoie da tastiera. Olé.
Mail.app prende le icone grigine alla iTunes, ma non può più gestirne la dimensione autonomamente: volete le icone delle caselle grandi? Vi beccate anche le icone grandi nelle finestre del Finder.
Siccome il tutto viene da iTunes, questo settaggio su iTunes non funziona e lì restano piccole. Essendo iTunes quello che ne potrebbe soffrire meno, perché non è sporadico usarlo a pieno schermo, ed essendo quello che potrebbe giovarsi di più delle icone grandi su monitor grandi. Bah.
Se volete tornare ai vecchi tempi del colore prima dell’avvento del bianco e nero jobsiano, un modo c’è5, pure due6.

Quindi 10.6 e 10.7 non sono particolarmente diversi.
Ci sono delle differenze, ma di vantaggi non ne vedo.

Poi bisogna installarci le applicazioni.
Di queste parleremo un’altra volta.

* * *

  1. eDue – Mud + Snow
  2. eDue – Condivisione Web (Preferenze di Sistema…)
  3. Wikipedia.it – Gigabyte
  4. eDue – Pattine neveleopardate (Puntodue)
  5. OSX daily – No More Grey – Bring Back Color iTunes Icons to OS X Lion
  6. OSX daily – Get Color Sidebar Icons Back in Mac OS X 10.7 Lion Finder Windows
  7. eDue – Numbers, Do The Math

Meglio lasciar perdere

Se devo comunicare UNA funzione del mio prodotto, non posso farlo in questo modo.
Se devo comunicare cento nuove funzioni del mio prodotto, non posso farlo in questo modo.
Anche perché il mio prodotto sono le autovetture, posti nei quali la gente dovrebbe guidare.

Insomma, non c’è un punto di vista di questo modo di comunicare che abbia un senso.

* * *

Immagina da Quattroruote.it

Nolunia

Questo è Google

è un buco nel quale scrivere e dare invio.

Oggi, in Italia abbiamo rivoluzionato il web; è infatti nato un motore di ricerca: Volunia.
Non è che se paragoniamo Google ad una macchina da 120 CV, questo Volunia è una macchina da 130 CV; questo è un elicottero1.

Ahem, sulla destra c’è un link

Vai al sito pubblico Volunia »

Ah, OK

Lo presenteranno (con la grafica del sito di Wind del 2003, notare….) il

VI II XII

Ah, ma è oggi…

Un numero limitato di richiedenti verrà selezionato come Power User.

I Power Users avranno:

  • Accesso esclusivo all’anteprima mondiale di VOLUNIA.
  • Un canale di comunicazione diretto con il Team VOLUNIA.
  • Informazioni esclusive sulla roadmap VOLUNIA.
  • Bonus di attivazione per i loro amici.

http://www.youtube.com/watch?v=xPzPHAJjxYs

* * *

Un utente Twitter durante la presentazione ha sintetizzato tutta l’Italia:

lucatsm re the “Italian Google” RT @glucacozzolino 30 mins wait, 30 mins acknowledgements. In 15 mins, Jobs introduced the iPhone #Volunia

E badate che pare che tale Massimo MARCHIORI pare abbia contribuito a ispirare2 il PageRank3, e ci credo pure; non mi meraviglierebbe affatto.

* * *

  1. La Repubblica.it – Volunia, ecco il motore social così l’Italia reinventa Google
  2. Gigaom.com – Is Volunia Italy’s answer to Google — or just hot air?
  3. Wikipedia.org – PageRank (EN)

Ecco l’Italia che ci piace

Designed by Arduino in Piedmont. Assembled in Italy 😉

* * *

Per usare l’IDE Arduino 1.0 su Debian Squeeze 6.x non è possibile installarlo direttamente con apt-get perché la versione in Stable è la 0018+dfsg-6 e la libreria librxtx è la pre2-2; tuttavia usarlo è piuttosto semplice seguendo questi accorgimenti1:

Arduino 1.0 and Arduino UNO on Debian squeeze (6.0.3)

These steps describe how to get started with an arduino uno and debian squeeze. First we will install all dependencies. Next we download and extract the latest arduino 1.0 binary for linux. And finally we adjust some settings. All really easy.

NOTE 1: current arduino package in stable (squeeze) is version 0018+dfsg-6.
NOTE 2: arduino 1.0 has just been accepted in unstable (sid).

1. Dependencies

REMEMBER: the arduino UNO requires librxtx-java 2.2pre2-3 or higher. The current stable package is pre2-2. The easiest way around this is to temporarily add testing to your sources. Testing currently uses pre2-10.

So edit your /etc/apt/sources.list (or use your favourite gui package manager) and add:
deb http://ftp.us.debian.org/debian testing main contrib non-free

Now install librxtx-java:
sudo apt-get install librxtx-java

Remove the line again to use stable packages and do:
sudo apt-get install gcc-avr avrdude gcc avr-libc libantlr-java libecj-java libjna-java liboro-java openjdk-6-jdk

2. Download the binary for linux 32 bit (or 64 bit, if you must)

links are here: http://arduino.cc/en/Main/Software

3. Extract the folder to a convenient location

For example ~/convenient/location/arduino-1.0

4. Now you can connect your arduino UNO and start the IDE

Double click the ‘arduino‘ script or start it from the shell with:

sh arduino

You will notice that you can’t select a Serial Port in the tools menu. This is probably because you need to add your user to a few groups to get it working.

NOTE 1: you also have to connect your Arduino UNO to be able to select a serial port.
NOTE 2: for a quick test you can run arduino as root with: sudo sh arduino. You should be able to select a Serial Port now.

5. Of course you don’t want to be running the arduino ide as root, so add your user to the groups tty and dialout like so:

sudo usermod -a -G tty yourUserName
sudo usermod -a -G dialout yourUserName

Log off and log on again for the changes to take effect!

NOTE: Some guides tell you to add your user to the uucp and/or don’t add your user to the dialout group. If things don’t work try those. Or check the group of your serial port. For example /dev/ttyACM0 (should be dialout). Then add your user to this group.

Funziona.

* * *

  1. Arduino.cc – Arduino 1.0 and Arduino UNO on Debian squeeze (6.0.3)

Immagini da http://arduino.cc/en/Main/ArduinoBoardUno e http://arduino.cc/en/Main/ArduinoEthernetShield

Dietro la Locusta

Se volete sapere come nasce una polistoria:

Enrico Colombini (Erix)

Progettare puzzle in un ebook1

“Pensavo che avresti avuto qualche idea brillante”
[Jean in Locusta Temporis2]

Narrativa e interazione

Verso la fine del 2008, quando Fabrizio Venerandi mi parlò del suo progetto di dare vita a una Casa editrice specializzata in ebook e dell’idea di creare una collana di storie a scelte multiple (le “Polistorie”) iniziai a pensare alle nuove possibilità offerte da questa forma di pubblicazione.

Mi affascinava in particolare l’idea di creare una forma di racconto fortemente interattiva che, pur mettendo in primo piano l’aspetto narrativo, contenesse nella vicenda stessa situazioni complesse o enigmi simili a quelli dei giochi di avventura: una sorta di ibrido paritario tra romanzo e gioco.

Confesso che sulle prime pensai sarebbe stato difficile realizzare all’interno di un ebook, sostanzialmente costituito da un insieme di pagine immutabili, dei meccanismi che potessero risultare interessanti e non banali.

Fortunatamente mi sbagliavo.

* * *

  1. COLOMBINI, Enrico – Progettare puzzle in un ebook
  2. eDue – Locusta.app su App Store

Educational Channel

Parliamo dei libri scolastici.

Parliamo della legge che non consente di fotocopiarli se non in misura minore o uguale al 15%, del fatto che anno dopo anno cambiano la copertina ed i professori te li fanno ricomprare.
Parliamo del fatto che se ne usa, quando va bene, un 5% e del costo di trasportarti, stamparli e di energia e materie prime buttate al cesso.
Sembra la versione ottocentesca dei DRM.

E finiamo col parlare di COME sono scritti e di cosa c’è scritto dentro.
Ecco, i libri scolastici vanno bene così come sono?
No: http://www.ibs.it/code/9788838743153/tonzig-giovanni/cento-errori-di-fisica.html. Per esempio.

Parliamo dell’accordo quadro tra M$ e il MIUR?
Parliamo del fatto che, guarda caso, i professori in genere adottano il proprio testo? O I propri testi, buona parte dei quali restano intonsi?
Ricordo un professore di Geometria che adottava 5 suoi libri di testo, e faceva lezione sugli appunti che bisognava andare a comprare dietro Viale Ippocrate in copisteria.
Più che reprobo, reprografo.

Parliamo anche di un fatto: il libro è ancora lo strumento migliore d’apprendimento? Ovvero: è il libro che consente l’apprendimento o è l’esercizio, la montagna di esercizi, che lo consente? E i professori che ci stanno a fare? Bastano i libri, i computer, Internet per imparare? Perché ho come la sensazione che si guardi il dito.
Scuola Radio Elettra è stata l’università del futuro o la CEPU del passato?

Vogliamo parlare dell’evento Apple di ieri?
Bene, parliamo del fatto che Schiller ha detto quello che tutti noi sappiamo bene: la scuola statunitense è uno schifo. Gli statunitensi a livello mondiale hanno un livello d’istruzione che fa pena.
Probabilmente perché nessuno insegna loro il ragionamento, nessuno sforzo, nessuna fatica: della vita devi solo guardare le figure; tutto è televisione, tutto è videogioco.
Continuare a pensare che gente così ignorante, anche se magari tecnicamente preparata, ci venga ad insegnare qualcosa che non sia il modo più efficiente di produrre (in Cina) e avvitare una lampadina1, beh è questo che mi ferisce di più.

Per quanto mi riguarda, dopo la meraviglia e la magia di iWork.com, probabilmente questo resterà l’ennesimo annuncio senza seguito2, 3 fatto da Apple nella migliore delle ipotesi; nella peggiore contribuirà all’annientamento mentale dei suoi connazionali.

A quello dei nostri, invece, sta contribuendo da decenni una classe politica che vede nell’istruzione un costo sempre comprimibile, non certo Apple.

* * *

Sulla EULA4, infine, vorrei ricordare che non è (era?!) possibile usare prodotti M$ (tipo Word, per dire) per parlare male di M$, tipo un giornalista (per dire). Ma il fatto che se vendi qualcosa, Apple voglia una parte del guadagno, considerato il costo infrastrutturale e quello di sviluppo del software, mi pare semplicemente un’ovvietà.

Finisco dicendo che ho fatto esami universitari i cui docenti mettevano a disposizione il loro testo in PDF. Non tutti i libri che scrivono, si badi, ma solo quelli necessari e sufficienti a sostenere l’esame con profitto. Se questo fosse un obbligo per i docenti che lavorano nello Stato, vivremmo in un paese migliore. E, come si nota, Apple in questo non c’entra, come non c’entra M$, Amazon, ecc.

Apple punta un mercato, molto, molto redditizio; nei paesi dove la scuola pubblica è un valore suppongo dovremo pensare a qualcosa di profondamente diverso dal mercato dell’istruzione.
E il perché ce lo dice Schiller: perché NON funziona.

* * *

  1. Livermore’s Centennial Light Bulb
  2. eDue – Musical Cue
  3. eDue – Se c’è la mela, è Jobs
  4. venomous porridge – The Unprecedented Audacity of the iBooks Author EULA
  5. MANTELLINI, Massimo – Capitoli chiusi